Tragedia al Liceo Ettore Majorana a Latina: Alexandra, 17 anni, ha scelto di togliersi la vita nella notte tra venerdì e sabato, lasciando attoniti l’intera comunità, scolastica e non.
A seguito di questo dramma, la dirigente scolastica – con il sostegno del collegio docenti – ha pubblicato una lettera intensa, che non è una comunicazione formale, ma un gesto di vicinanza. Un testo che scuote, interroga e richiama tutti a un compito comune: non lasciare soli i ragazzi.
Una comunità in lutto per la tragedia al liceo Ettore Majorana
“Il Liceo Majorana ha perso un fiore.” Con queste parole si apre la lettera che, senza filtri istituzionali, restituisce tutta la fragilità di chi si trova davanti a un dolore inconsolabile. Non ci sono spiegazioni rassicuranti, ma domande aperte: cosa non abbiamo visto, cosa avremmo potuto fare, quali segnali sono sfuggiti?
Alexandra non era solo un nome o un registro di classe. Aveva sogni e desideri, tra cui diventare criminologa. La sua morte improvvisa ha spezzato non solo un progetto di vita, ma anche le certezze di chi lavora ogni giorno a contatto con gli adolescenti, spesso sospesi tra aspirazioni e fragilità invisibili.
Ascolto e relazione: il cuore del messaggio
La lettera diventa un invito concreto, rivolto prima di tutto agli studenti: “parlate, non tenete dentro ciò che vi pesa. Non siete numeri né voti, ma persone che meritano di essere ascoltate. Un brutto voto, una bocciatura, un errore di percorso non devono mai diventare un fardello insopportabile”.
Allo stesso tempo, l’appello si rivolge anche agli insegnanti: rallentare la corsa dei programmi, fermarsi ad ascoltare, accogliere le parole e i silenzi dei ragazzi. Perché la scuola non è soltanto valutazione, ma relazione.
E infine, il richiamo alle famiglie: nessuno può bastare da solo. Solo un’alleanza autentica, fatta di confronto reale e condivisione, può diventare argine alla solitudine che tanti adolescenti vivono.
Una chiusura che resta sospesa
“Ciao Alexandra.” La lettera termina così, senza aggiungere altro. Due parole semplici che contengono un addio e un impegno silenzioso: quello di non dimenticare, e di trasformare il dolore in una responsabilità condivisa.
La tragedia al liceo Ettore Majorana resta una ferita aperta per tutta la comunità. La lettera della dirigente non è solo un addio, ma un invito a non restare in silenzio.
Parlare, ascoltare e riconoscere le fragilità degli adolescenti diventa oggi un dovere condiviso, dentro e fuori la scuola. Perché nessun ragazzo o ragazza dovrebbe mai sentirsi solo davanti al proprio dolore.


