Bambino con disturbo dello spettro autistico a Marano (Na): non accolta la richiesta dei genitori

Rosalia Cimino

6 Marzo 2025

Scritta inclusione

Bambino con disturbo dello spettro autistico a Marano (Na): non accolta la richiesta dei genitori

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La vicenda del bambino con disturbo dello spettro autistico e iperattività che frequenta la quinta primaria a Marano, in provincia di Napoli, continua a suscitare indignazione e polemiche. 

Nonostante l’intervento del Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, la soluzione proposta sembra lontana dalle aspettative della madre del bambino, che denuncia un trattamento discriminatorio e pressioni inaccettabili da parte della scuola. Scopriamo gli aggiornamenti del caso.

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Orario ridotto e isolamento: le denunce dei genitori

Il bambino di Marano con disturbo dello spettro autistico, inizialmente costretto a frequentare soltanto nove ore settimanali, ha visto l’orario aumentare a quindici ore, ma dovrà comunque lasciare l’istituto ogni giorno alle 11:30. 

Una decisione che appare come una concessione simbolica e non una vera risposta alle necessità educative dell’alunno.

Secondo quanto dichiarato dalla madre del bambino, l’istituto scolastico avrebbe richiesto la somministrazione di farmaci aggiuntivi per permettere al figlio di frequentare tutte le ore previste, nonostante il parere contrario dei medici che seguono il caso. 

Una richiesta che appare non solo irragionevole ma anche una palese violazione dei diritti dello studente. «Continuano a parlare di inserimento graduale – ha dichiarato la madre all’Ansa – ma ormai siamo a marzo, e tra festività pasquali e altri giorni festivi restano effettivamente una quarantina di giorni di scuola». 

Ma le accuse non finiscono qui: la donna denuncia anche l’isolamento del figlio, costretto a trascorrere gran parte del tempo in palestra da solo con l’insegnante di sostegno, lontano dai compagni di classe

«Se mio figlio non è ancora abituato alla scuola è semplicemente perché sono loro che mi hanno costretta a portarlo solo per nove ore a settimana», ha aggiunto la donna, evidenziando come il trattamento riservato al bambino abbia di fatto compromesso il suo percorso educativo.

Pressioni e minacce: farmaci e segnalazioni ai servizi sociali

A rendere ancora più grave la situazione ci sarebbero state minacce di segnalazione ai servizi sociali nel caso in cui i genitori non avessero accettato le condizioni imposte dalla scuola. 

«Ci hanno detto che se non fossimo stati collaborativi ci avrebbero portato via nostro figlio», hanno denunciato i genitori. Una pressione inaccettabile, che trasforma una già complessa vicenda educativa in un incubo per la famiglia.

La madre dell’alunno ha contestato duramente l’insistenza sull’uso di farmaci da parte di una persona qualificatasi come medico, ma che – secondo la madre – non avrebbe nemmeno conosciuto il bambino né la sua situazione clinica. 

«Tutti adesso dovranno assumersi le responsabilità dei danni che hanno creato a mio figlio e di un anno scolastico praticamente perso», ha concluso la donna, lasciando intendere che la battaglia legale e pubblica non è ancora finita.

Inclusione scolastica: quando le promesse restano sulla carta

Il caso di Marano riporta al centro dell’attenzione il tema dell’inclusione scolastica per gli studenti con disabilità. La legge italiana prevede percorsi personalizzati e inclusivi, ma nei fatti sembra prevalere un approccio emergenziale e discriminatorio. 

Il diritto all’istruzione non può essere condizionato dalla disponibilità di farmaci né tantomeno subordinato a decisioni prese senza ascoltare le famiglie e i medici.

La speranza è che il Ministero dell’Istruzione intervenga con decisioni concrete e non con soluzioni tampone, garantendo al bambino di Marano e a tutti gli studenti con disabilità un’educazione realmente inclusiva e rispettosa dei loro diritti.