Quante volte, tra i banchi di scuola, si è diffusa la convinzione che un compito in classe debba essere annullato se metà degli alunni è assente o prende un voto insufficiente? O che un insegnante non possa introdurre un nuovo argomento se troppi studenti non sono presenti? L’obiettivo di questo articolo è, nello specifico, quello di mettere sotto la lente questi falsi “miti” scolastici, tramandati di generazione in generazione, e di fare chiarezza, smontando alcune delle credenze più radicate tra studenti, genitori e persino docenti.
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SOMMARIO
ToggleI falsi miti tra i banchi di scuola
“Se metà della classe è assente o prende un’insufficienza, il compito non vale”. O ancora: “Con pochi presenti, il prof non può spiegare nulla di nuovo”.
Sono solo alcune delle credenze che circolano tra i banchi di scuola, tramandate come verità assolute da studenti e, talvolta, persino da genitori.
E, allora, facciamo luce su questi falsi miti, sfatandoli uno a uno e aggiungendo chiarezza anche su altre situazioni comuni, come le interrogazioni con un solo studente presente, i compiti svolti nonostante le assenze e le temute verifiche a sorpresa.
Il compito in classe: annullarlo o no?
Partiamo da un classico: l’annullamento di una verifica. Molti studenti sono convinti che, se metà della classe manca o riceve voti insufficienti, il compito sia automaticamente da buttare. Niente di più falso.
Non esiste alcuna norma, né nei regolamenti scolastici né nella legislazione italiana, che obblighi un docente ad annullare una prova in base al numero di assenti o di voti negativi.
La decisione spetta esclusivamente al giudizio professionale dell’insegnante, che può valutare se la verifica sia rappresentativa o se debba essere ripetuta per garantire equità.
Insomma, niente automatismi: tutto dipende dal contesto e dalla discrezionalità del professore.
Nuovo argomento con pochi presenti: si può fare?
Altro tema caldo è l’introduzione di nuovi argomenti in aula.
“Se manca mezza classe, il prof non può spiegare niente di nuovo”: anche questa è una convinzione priva di fondamento normativo.
Ebbene, il programma scolastico deve andare avanti, e un docente non è obbligato a fermarsi per le assenze, a meno che non lo ritenga opportuno per motivi didattici.
Certo, un insegnante potrebbe decidere di rimandare una lezione cruciale se ritiene che troppi studenti rischierebbero di rimanere indietro, ma si tratta di una scelta pedagogica, non di un vincolo imposto.
La priorità rimane il rispetto dei tempi stabiliti per il completamento del programma.
Verifiche a sorpresa: un diritto del docente
E poi c’è il capitolo delle verifiche a sorpresa, spesso vissute come un’ingiustizia dagli studenti.
“Non si può fare un compito senza avvisare prima”: anche qui, siamo di fronte a una leggenda.
I docenti hanno piena libertà di scegliere modi e tempi delle valutazioni, incluse le prove non annunciate, purché rientrino nel percorso didattico concordato. Non serve un preavviso obbligatorio, né tantomeno il consenso della classe.
L’unico limite è il buon senso: un insegnante potrebbe evitare una verifica improvvisa se, ad esempio, il gruppo è impreparato per cause eccezionali, ma si tratta di una scelta, non di un obbligo.
Interrogazioni e verifiche con pochi presenti: i limiti della trasparenza
Un docente ha la libertà di tenere lezioni o interrogare anche in presenza di pochi alunni, persino nel caso limite di un solo studente in aula.
Tuttavia, questa flessibilità trova un confine preciso quando si parla di interrogazioni o verifiche. Lo Statuto delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria (DPR 24 giugno 1998, n. 249), all’articolo 2, stabilisce che “lo studente ha diritto a una valutazione trasparente e tempestiva”.
E, nello specifico, questo principio di trasparenza impone un requisito fondamentale: la presenza di testimoni durante lo svolgimento di una prova o un’interrogazione.
Tali testimoni possono essere altri insegnanti, collaboratori scolastici, assistenti tecnici o amministrativi, ma la soluzione ideale, quando possibile, resta la presenza di compagni di classe.
Si tratta, ad ogni modo, di una precauzione che garantisce che il processo valutativo sia equo e verificabile, tutelando sia lo studente sia il docente da eventuali contestazioni.
Tra leggende e realtà
Questi falsi miti, spesso alimentati da interpretazioni fantasiose o da racconti tramandati tra compagni di banco, riflettono il desiderio di studenti e famiglie di trovare regole universali in un sistema scolastico che, invece, lascia ampio spazio alla flessibilità e alla responsabilità dei singoli insegnanti.
In realtà, è bene sottolineare come tali credenze possano generare malintesi, portando a volte a tensioni tra alunni, genitori e corpo docente.
L’invito è chiaro: conoscere meglio le dinamiche della scuola, affidandosi a fonti autorevoli, per evitare di cadere in trappole di disinformazione.
Un richiamo alla consapevolezza
Alla luce di quanto abbiamo evidenziato nei paragrafi precedenti, è necessario superare le leggende metropolitane e costruire un dialogo più trasparente tra tutte le parti coinvolte.
In un’epoca in cui la scuola è chiamata a rispondere a sfide sempre più complesse, sfatare questi miti può essere un piccolo ma significativo passo verso una maggiore consapevolezza e un clima educativo più sereno.
Per studenti e genitori, la lezione è semplice: meglio studiare le regole vere che sperare in quelle inventate.