La Cina ha dato il via a una delle più grandi rivoluzioni educative del nostro tempo: l’introduzione dell’intelligenza artificiale (IA) nel curriculum scolastico, a partire già dalla scuola primaria.
L’iniziativa, formalizzata nel 2025, si inserisce nel piano strategico “istruzione forte per una nazione innovativa”, con orizzonte al 2035, e mira a formare una generazione tecnologicamente competente.
A Pechino, più di 3.000 scuole primarie e secondarie renderanno l’insegnamento dell’IA obbligatorio, con almeno 8 ore l’anno per ogni studente.
I contenuti didattici comprendono i fondamenti del machine learning, etica degli algoritmi, robotica, programmazione e attività su piattaforme digitali adattive, in grado di personalizzare l’apprendimento sulla base del profilo di ciascun alunno.
Una strategia educativa ma anche geopolitica
L’ambizione non è solo pedagogica: l’introduzione dell’IA nelle scuole rientra in una più ampia strategia geopolitica.
Il governo cinese, in collaborazione con i giganti del tech, punta a sviluppare competenze digitali avanzate fin dalla giovane età per mantenere il primato nel settore tecnologico globale. Il piano educativo si articola in tre fasi:
- Scuola primaria: approccio ludico-esperienziale.
- Scuola media: sviluppo cognitivo e applicativo.
- Scuola superiore: orientamento tecnico e innovazione.
Accanto a ciò, sono previsti limiti d’uso per l’IA generativa e un forte investimento nella formazione dei docenti, con figure specializzate nell’insegnamento dell’intelligenza artificiale.
Grandi ambizioni, ma restano forti disuguaglianze
Nonostante l’ampiezza del piano, la sua attuazione è tutt’altro che uniforme. Esistono grandi differenze regionali:
- Pechino rappresenta il modello d’avanguardia, con scuole ben attrezzate, alta formazione dei docenti e supporto diretto delle imprese tech.
- Nello Zhejiang, si sperimentano forme decentralizzate di collaborazione scuola-azienda (es. Alibaba, Hikvision), con progetti innovativi ma meno standardizzati.
- Nelle regioni interne e rurali come Henan o Guizhou, le scuole devono affrontare gravi ostacoli infrastrutturali e digitali, con pochi fondi e insegnanti non formati. Le sperimentazioni in atto sono isolate e non sufficientemente integrate nel sistema.
Il governo centrale ha avviato piani di riequilibrio, come il “Rural Smart Campus Plan”, ma il divario tra centri urbani e periferie rischia di accentuare le disuguaglianze educative, proprio mentre si investe in una tecnologia che dovrebbe democratizzare l’accesso al sapere.