I giovani chiedono l’Educazione sessuale a scuola: ben il 90% degli studenti italiani è favorevole all’introduzione di un percorso formativo strutturato. A sostenere tale intervento non sono soltanto i ragazzi; quasi l’80% dei genitori concorda sulla necessità di questa iniziativa. Sono i dati principali che emergono dall’ottava edizione dell’Osservatorio “Giovani e Sessualità”, indagine condotta da Durex in collaborazione con Skuola.net. La ricerca ha analizzato un campione di 15.000 giovani italiani, di età compresa tra gli 11 e i 24 anni, nel periodo compreso tra maggio e giugno 2025.
Dati 2025: le ragioni della richiesta
L’indagine Durex e Skuola.net fotografa un disagio diffuso nell’affrontare il tema della sessualità in ambito familiare, a cui fa da contraltare una crescente preoccupazione da parte dei genitori.
In un simile contesto, l’istituzione scolastica viene identificata come il luogo più idoneo per ricevere informazioni corrette, scientifiche e strutturate.
I dati mostrano uno scenario nazionale in cui il 23,6% dei giovani dichiara di aver avuto il primo rapporto sessuale in età precoce, tra gli 11 e i 14 anni.
Un dato di tale portata rende la mancanza di un’adeguata formazione un’evidente lacuna del sistema.
Il motivo per cui i giovani chiedono l’Educazione sessuale a scuola è legato alla necessità di ottenere strumenti idonei a vivere la sessualità in modo consapevole e sicuro, in un’epoca in cui la ricerca di informazioni avviene spesso su canali digitali non verificati.
I temi richiesti: consenso, protezione e infezioni
Dal sondaggio emerge con chiarezza cosa gli studenti desiderano approfondire. Non si tratta solo di nozioni biologiche, ma di competenze relazionali e sanitarie.
Il 54% degli intervistati chiede informazioni specifiche sulla protezione e sui metodi contraccettivi, un dato essenziale per la prevenzione di gravidanze indesiderate.
Inoltre, un significativo 48% pone l’accento sul tema del consenso nelle relazioni affettive, un argomento vitale per contrastare la violenza di genere e promuovere rapporti basati sul rispetto reciproco.
Gli studenti chiedono anche di parlare apertamente di infezioni sessualmente trasmissibili (IST), per comprendere i rischi reali e le modalità di prevenzione.
La domanda dei giovani è orientata verso un approccio olistico alla sessualità, che includa aspetti emotivi, relazionali e sanitari.

Il ruolo degli esperti: le figure idonee secondo gli studenti
Una delle questioni più dibattute sull’educazione affettiva e sessuale riguarda chi debba tenere i corsi. Gli studenti hanno le idee chiare: il 72,2% di essi ritiene che medici, psicologi ed esperti del settore siano le figure professionali più idonee a guidare un percorso educativo serio e informato.
La preferenza non è casuale, poiché riflette la volontà di ricevere informazioni scientificamente corrette, autorevoli e prive di giudizi morali.
L’intervento di specialisti esterni garantirebbe un approccio tecnico e informato, capace di rispondere ai dubbi specifici dei ragazzi con un linguaggio adeguato. I docenti curricolari, pur importanti nel dialogo quotidiano, potrebbero non avere la formazione specifica richiesta per trattare tematiche così delicate, che spaziano dalla medicina alla psicologia relazionale.
Il parere dei genitori: timori e la necessità di iniziare dalle medie
Il supporto dei genitori all’appello dei ragazzi è motivato da preoccupazioni concrete per il loro benessere. Per il 45,3% di loro, i programmi dovrebbero iniziare già nelle scuole medie, in una fase evolutiva determinante per lo sviluppo psico-fisico.
I timori genitoriali sono diversificati: il 28,7% teme che i figli possano trovarsi in relazioni tossiche, mentre il 19,3% è preoccupato dal rischio di violenze sessuali.
Seguono le paure legate alle infezioni sessualmente trasmissibili (17,1%) e al mancato utilizzo di metodi contraccettivi (16,3%).
Le famiglie, pertanto, delegano alla scuola un compito formativo che riconoscono come essenziale, ma che faticano a gestire in autonomia, e vedono nell’istituzione scolastica un alleato per la prevenzione di rischi significativi.
Un dialogo assente: il tabù della sessualità in famiglia
La forte richiesta per l’Educazione sessuale a scuola è resa ancora più urgente – spiega la Repubblica – dal silenzio che regna tra le mura domestiche.
L’Osservatorio rileva un aumento significativo della percentuale di giovani che non parlano affatto di sessualità in famiglia, passata dal 37% del 2024 al 49% del 2025. Si tratta di un incremento del 12% in un solo anno, un segnale allarmante di incomunicabilità.
Le ragioni di tale silenzio sono molteplici: il 46,8% dei ragazzi ammette di non sentirsi a proprio agio nell’affrontare questi argomenti con i genitori. Per il 14,5%, invece, la sessualità rappresenta ancora un vero e proprio tabù familiare.
In assenza di un dialogo aperto in casa, la scuola rimane l’unica agenzia educativa in grado di offrire una guida strutturata e universale, per evitare che i giovani si formino esclusivamente su internet, spesso in modo distorto.


