Il tema della precarietà lavorativa nel settore dell’istruzione ha assunto, negli ultimi anni, un ruolo centrale nel dibattito pubblico, soprattutto per quanto riguarda i docenti di religione cattolica.
Molti di questi insegnanti hanno lavorato per anni con contratti a tempo determinato, senza mai ottenere una stabilizzazione. Recenti sentenze hanno riconosciuto l’abuso di tali contratti, imponendo risarcimenti economici significativi.
La giurisprudenza riconosce l’abuso dei contratti a termine
La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha stabilito che la reiterazione dei contratti a tempo determinato per i docenti di religione, senza l’indizione di concorsi per l’assunzione a tempo indeterminato, costituisce un abuso.
In particolare, la sentenza del 13 gennaio 2022 ha evidenziato che tali pratiche violano la direttiva 1999/70/CE, che mira a prevenire l’abuso derivante dall’utilizzo di contratti a termine successivi.
Anche la Corte di Cassazione italiana, con la sentenza n. 18698 del 9 giugno 2022, ha confermato questa posizione, sottolineando che l’assenza di concorsi triennali, previsti dalla legge 186/2003, contribuisce a una situazione di precarietà illegittima per i docenti di religione.
Risarcimenti economici per i docenti precari
Le sentenze hanno portato a risarcimenti economici significativi per i docenti coinvolti.
Ad esempio, un ex insegnante di religione di Rimini ha ottenuto un risarcimento di 28.000 euro per aver lavorato con contratti a tempo determinato dal 2006 al 2023, superando i 36 mesi consecutivi previsti dalla normativa.
Il tribunale ha riconosciuto l’illegittima precarizzazione del rapporto di impiego, condannando il Ministero dell’Istruzione al pagamento dell’indennizzo.
Analogamente, il tribunale di Ravenna ha assegnato un risarcimento di quasi 20.000 euro a un docente di religione che aveva lavorato per 17 anni con contratti annuali su posti dell’organico di diritto.
La sentenza ha evidenziato che i periodi di supplenza svolti anche molti anni fa non vanno in prescrizione e che il danno vale indistintamente per tutti gli insegnanti.
I casi sopra citati rappresentano solo alcuni esempi di una tendenza giurisprudenziale che riconosce l’abuso dei contratti a termine per i docenti di religione e impone risarcimenti economici per il danno subito.


