Carta del Docente: sentenze confermano il diritto ai 500 Euro per i precari

Docente precario che ha ottenuto la Carta del Docente

La Carta del Docente, introdotta con la Legge 107/2015, è stata a lungo al centro di dibattiti e ricorsi, poiché inizialmente riservata solo ai docenti di ruolo. 

Tuttavia, recenti sentenze della Corte di Cassazione, del Consiglio di Stato e della Corte di Giustizia Europea hanno stabilito che il beneficio spetta anche ai precari con contratti annuali o fino al termine delle attività didattiche. 

I vari pronunciamenti hanno portato a decisioni storiche, come quella del giudice del lavoro di Trapani, che ha riconosciuto a un insegnante precario il diritto a ricevere 1.000 euro per due annualità. Ecco i dettagli e il significato di queste sentenze.

Carta del Docente: un diritto anche per i precari

Secondo il giudice del lavoro di Trapani, la Carta del Docente deve essere garantita anche ai supplenti con incarichi annuali o fino al termine delle attività didattiche. 

La decisione si basa sul principio di parità di trattamento sancito dalla direttiva europea 1999/70/CE, che vieta ogni discriminazione tra lavoratori a tempo determinato e indeterminato. 

Non riconoscere i 500 euro ai precari costituisce, secondo i giudici, una violazione del diritto comunitario, in quanto impedisce loro di accedere alle stesse opportunità di aggiornamento professionale garantite ai colleghi di ruolo.

La sentenza di Trapani è solo una delle molteplici decisioni che stanno consolidando questo principio. 

Recentemente, anche la Corte di Cassazione (sentenza n. 29961/2023) e il Consiglio di Stato (sentenza n. 1842/2022) hanno chiarito che limitare la Carta del Docente ai soli insegnanti di ruolo rappresenta una discriminazione ingiustificata. 

Le ragioni delle sentenze: diritto eurounitario e principi costituzionali

Le sentenze citano più volte la clausola 4 dell’Accordo Quadro allegato alla direttiva 1999/70/CE, secondo cui non è possibile discriminare i lavoratori a tempo determinato rispetto a quelli a tempo indeterminato. 

Anche la Corte di Giustizia Europea ha evidenziato che negare ai precari l’accesso alla Carta del Docente non solo viola il diritto comunitario, ma lede anche il principio di buon andamento della Pubblica Amministrazione e il diritto degli studenti a un insegnamento di qualità.

I suddetti principi sono stati ribaditi anche dal Consiglio di Stato, che ha richiamato gli articoli 3, 35 e 97 della Costituzione per sottolineare l’importanza di garantire a tutti i docenti, indipendentemente dal tipo di contratto, le stesse opportunità di formazione.

Anief: continua la battaglia per i diritti dei supplenti

Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, i recenti giudizi emessi dalle corti rappresentano una svolta importante. L’associazione sindacale ha avviato numerosi ricorsi gratuiti per i precari, con l’obiettivo di recuperare fino a 3.500 euro di arretrati per le annualità in cui la Carta del Docente non è stata concessa.

Pacifico ha sottolineato che “il legislatore, dimenticando i precari, ha creato una disparità di trattamento che non può essere tollerata“. Alla luce delle pronunce della Corte di Cassazione, della Corte di Giustizia Europea e del Consiglio di Stato, diventa sempre più difficile immaginare che i ricorsi presentati possano essere respinti.

Le sentenze degli ultimi anni stanno ridisegnando il panorama dei diritti per il personale docente precario, riconoscendo la necessità di garantire pari opportunità di formazione e aggiornamento. La battaglia legale avviata dai sindacati come Anief sta portando risultati concreti, offrendo una speranza concreta a oltre 200.000 precari che ogni anno contribuiscono al funzionamento delle scuole italiane.

Condividi questo articolo