Cattedra Mista: per D’Aprile (Uil) «non è la soluzione»

D'Aprile (Uil) Cattedra mista non è la soluzione 

D’Aprile (Uil): “La cattedra mista non è la soluzione: la collaborazione tra docente di sostegno e curricolare esiste già. Non vorremmo che fosse l’ennesimo stratagemma per risparmiare sugli organici. E’ necessario specializzare più docenti e coprire tutti i posti vacanti – circa 100mila! – per assicurare più continuità agli alunni con disabilità”

“Il modello italiano di inclusione è un esempio per gli altri paesi, perché modificarlo? Dell’idea delle cattedre miste non se ne sente il bisogno”. Queste le parole del Segretario Generale della Uil Scuola Rua Giuseppe D’Aprile in merito alla proposta di legge redatta da un gruppo di esperti in inclusione scolastica che prevede che tutti i docenti si occupino sia della propria disciplina che del sostegno.

“La collaborazione dei docenti di sostegno con quelli della materia esiste già – afferma ancora il Segretario – non c’è bisogno di inventarsi cattedre miste. Con una parte dell’orario di servizio su posto disciplinare e una parte su posto di sostegno. A risentirne sarebbe sicuramente la qualità dell’insegnamento. La compresenza fra i due insegnanti è il vero successo formativo per l’alunno con disabilità e non ci può essere interscambiabilità”.

Cattedra mista, la proposta della Uil: “Aboliamo il numero chiuso”

Il nostro sistema di inclusione è un esempio per gli altri paesi europei che si recano in Italia per studiare il nostro modello di inclusione – sottolinea D’Aprile in una nota stampa –. In Europa, paesi come Germania, Danimarca, Francia e Inghilterra, esistono ancora le classi differenziali. In Italia questo non succede da circa 50 anni”. 

L’esponente della Uil Scuola Rua, quindi, propone: “È indispensabile abolire il numero chiuso per l’accesso ai corsi universitari, come sosteniamo da tempo. E stabilire un collegamento tra il numero di posti disponibili e il reale fabbisogno a livello nazionale. Le 21.000 ammissioni ai corsi universitari di specializzazione, tra l’altro situati in luoghi geograficamente non funzionali alle reali esigenze dei territori, costituiscono un fabbisogno che non corrisponde adeguatamente alle necessità dell’intero Paese”.

“Al contempo – conclude D’Aprile – è essenziale intervenire sulla composizione effettiva del personale: un posto di sostegno, rimasto tale fino al 30 giugno per due o più anni, dovrebbe necessariamente essere convertito al 31 agosto.

Questo non solo consentirebbe di effettuare nuove assunzioni, ma garantirebbe la continuità didattica per gli alunni con disabilità”.

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