Denatalità e crisi scolastica: l’impatto del calo demografico sul sistema educativo italiano

Rosalia Cimino

24 Marzo 2025

Denatalità

Denatalità e crisi scolastica: l’impatto del calo demografico sul sistema educativo italiano

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L’Italia sta vivendo una crisi demografica – dovuta alla denatalità – di una tale portata da avere forti ripercussioni anche sull’intero sistema educativo e scolastico. 

Le stime aggiornate evidenziano un forte calo degli studenti, con conseguenze dirette sugli organici docenti e, a lungo termine, sul mercato del lavoro. 

Vediamo, nel dettaglio, i dati demografici, le previsioni per il 2025/26 e le implicazioni che questa tendenza negativa comporta.

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La discesa della popolazione scolastica: dati e proiezioni

Secondo le prime stime basate sugli aggiornamenti demografici dell’Istat, l’anno scolastico 2025/26 si aprirà con oltre 134.000 studenti in meno, passando da 6,9 milioni a meno di 6,8 milioni di alunni.

La riduzione, se non contrastata, potrebbe portare la popolazione scolastica sotto la soglia simbolica dei 6 milioni nel giro di 8-9 anni.

Il governo e il Ministero dell’Economia stanno già elaborando il nuovo organico docenti sulla base di questi dati, prevedendo una riduzione di 5.667 unità, come indicato dalla bozza di decreto interministeriale Mim-Mef, nonostante le contestazioni dei sindacati. Inoltre, il sistema scolastico subirà altre modifiche:

  • Potenziamento dei corsi di italiano: Saranno assegnate 937 nuove cattedre (751 al primo ciclo e 186 al secondo) per le classi con oltre il 20% di alunni stranieri.
  • Riduzione del numero degli alunni per classe: Con una previsione di 7.402 posti aggiuntivi per migliorare il rapporto alunni/docenti.
  • Incremento del sostegno: Sono previsti 1.866 nuovi posti per docenti destinati alla scuola secondaria di secondo grado, in linea con le disposizioni della legge di Bilancio.

Le implicazioni per il sistema educativo e il mercato del lavoro

Il forte calo demografico si riflette anche sulle dinamiche di mercato e sulle strategie formative. I dati demografici sono, infatti, allarmanti: le nascite in Italia sono scese da 431.007 nel 2019 a 380.630 nel 2024. 

Il calo si traduce in una diminuzione netta delle coorti scolastiche: si registrano perdite di oltre 68.000 unità nella fascia dei 3 anni e circa 60.000 alunni nella fascia dei 6 anni.

Il rapporto OCSE

Per quanto riguarda il rapporto alunni/docenti, secondo lo studio condotto dall’OCSE “Education at a Glance 2024”, mentre in altri Paesi il rapporto medio è di 14 studenti per docente nella scuola primaria, in Italia si contano mediamente 11 studenti per docente a scuola primaria e medie, e addirittura 10 alle superiori.

Il drastico calo degli studenti presagisce non solo una riorganizzazione del sistema educativo, ma anche ripercussioni sul mercato del lavoro. La riduzione della forza lavoro futura può accentuare il cosiddetto “mismatch”, ovvero il divario tra le competenze richieste e quelle disponibili. 

Attualmente, si registra una difficoltà nel reperire candidati adeguati, con percentuali di assunzione “di difficile reperimento” che possono arrivare fino al 60-70% in ambito scientifico-tecnologico.

Di fronte a questa crisi, le istituzioni e il mondo imprenditoriale stanno promuovendo iniziative per recuperare i giovani tra i cosiddetti Neet e attrarre talenti dall’estero, con interventi mirati a rafforzare le competenze tecniche e innovative attraverso collaborazioni tra Confindustria, università e centri di formazione.

Le conseguenze della denatalità

La denatalità sta segnando profondamente il sistema scolastico italiano, portando a una diminuzione significativa della popolazione studentesca e a una conseguente ristrutturazione degli organici docenti. 

I cambiamenti, se non adeguatamente affrontati, avranno ripercussioni sul sistema educativo e sul mercato del lavoro, creando un gap tra domanda e offerta di competenze. 

Solo attraverso interventi mirati e una strategia integrata che comprenda sia politiche educative innovative sia misure per attrarre talenti, sarà possibile invertire questa tendenza e garantire un futuro sostenibile per il nostro sistema scolastico.