Nella scuola italiana sono presenti un numero cospicuo di studenti con diverse problematiche. La didattica speciale non è, quindi, utile esclusivamente agli alunni con disabilità, ma si inserisce in un quadro molto più ampio.
Tra i banchi di scuola possono palesarsi dei disturbi dell’apprendimento, delle situazioni familiari drammatiche e anche dei problemi emotivi. Inoltre, possono esserci delle difficoltà dovute a motivi economici, culturali e sociali.
Per tutto questo, e non solo, una figura come il docente di sostegno diviene indispensabile. Chi progetta di ottenere il ruolo in questo campo deve svolgere il TFA Sostegno 2024. Il suo superamento, infatti, garantisce l’acquisizione della specializzazione sul sostegno.
La didattica speciale e l’integrazione scolastica nel loro complesso, però, devono essere sorrette dall’intero gruppo insegnanti. La diversità fa parte degli istituti nel loro insieme e per questo deve essere abbracciata e supportata.
Si deve, quindi, mettere al centro il discente con il suo bagaglio personale, in modo che lo stesso non sia un ricettore passivo delle lezioni impartite in aula. Ma, soprattutto, garantendo il diritto allo studio di tutti.
SOMMARIO
ToggleChe cos’è la didattica speciale
La didattica speciale serve a garantire il successo formativo di tutti gli alunni. Per tale ragione è stata creata una figura professionale adatta, la cui prima comparsa risale alla Legge n. 517 del 4 agosto 1977.
Nel corso degli anni c’è stato un ampliamento della normativa al riguardo, il che ha portato anche a un aumento delle competenze del docente di sostegno.
La specializzazione professionale, quindi, è divenuta sempre più dettagliata. E a tal proposito è fondam entale la Direttiva Ministeriale 27 dicembre 2012, denominata Strumenti d’intervento per alunni con bisogni educativi speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica che fa piena luce sui BES.
Nei Bisogni Educativi Speciali, infatti, non rientrano esclusivamente gli alunni con disabilità. Uno studente, inoltre, può manifestare un BES per un breve periodo o con una certa continuità durante la propria carriera scolastica.
Ecco perché bisogna tenere in considerazione gli elementi biologici, psicologici, sociali ed economici nel loro insieme, potenziando la cultura dell’inclusione attraverso la formazione di personale qualificato. Ed è proprio all’interno di quest’ultima che si inserisce il TFA 2024.
In tale prospettiva assumono enorme valore non solo le azioni dei singoli insegnanti, ma anche quelle della scuola in generale. Ma, allo stesso tempo, risulta imprescindibile anche la collaborazione dei Centri Territoriali di Supporto.
Un’altra categoria che può trarre benefici dalla didattica speciale è quella relativa ai DSA, ovvero i Disturbi Specifici dell’Apprendimento disciplinati dalla Legge n. 170 dell’8 ottobre 2010.
I disturbi che rientrano nell’ambito dei DSA sono:
- la dislessia;
- la disgrafia;
- la disortografia;
- la discalculia.
Qual è l’obiettivo della didattica speciale
Dunque, l’obiettivo della didattica speciale è quello di includere nelle lezioni tutti gli elementi che compongono la classe. E in questo la scuola italiana si è sempre contraddistinta. L’integrazione scolastica è un vessillo che viene sbandierato da anni.
Il docente di sostegno non opera solo nei confronti del bambino o della bambina con disabilità. Tra le sue funzioni vi è anche quella di aiutare il resto del corpo insegnanti a relazionarsi in maniera adeguata con il soggetto debole.
Deve, quindi, essere organizzato un ambiente ideale e accogliente per sviluppare le capacità del singolo. Inoltre, devono essere valorizzate le differenze individuali.
Il processo inclusivo deve inglobare non solo i progetti specifici, bensì deve essere portato avanti in ogni lezione e in qualsivoglia attività quotidiana.
Per tale ragione, deve essere chiarita la progettazione didattica nei confronti del discente preso in esame. Ciò passa dall’organizzazione degli orari, dalla gestione della documentazione e anche dalla pianificazione degli incontri tra le parti.
Infatti, anche la famiglia di origine e gli enti locali devono prendere parte attiva alla didattica speciale. Solo in questo modo si possono ottenere i risultati sperati.
I Bisogni Educativi Speciali
Con la didattica speciale si devono analizzare anche i Bisogni Educativi Speciali. Come si è già visto in precedenza, i BES non contemplano solo gli alunni con disabilità.
In essi sono compresi tre categorie:
- disabilità;
- disturbi evolutivi specifici;
- svantaggio socioeconomico, linguistico, culturale.
Per disturbi evolutivi specifici si intendono non solo i DSA, ovvero i Disturbi Specifici dell’Apprendimento. In essi si possono annoverare anche i deficit del linguaggio e delle abilità non verbali.
Inoltre, si possono catalogare in questa compagine anche le difficoltà motorie e i problemi di attenzione e iperattività. Questi ultimi sono conosciuti come ADHD, sigla inglese per i Disturbi da Deficit di Attenzione e Iperattività.
Per quanto concerne i BES, comunque, bisogna considerare un preciso strumento: il PEI. L’acronimo in questione indica il Piano Educativo Individualizzato.
Per aumentare la didattica inclusiva è stato aggiornato il PEI attraverso Decreto Interministeriale n. 182 del 29 dicembre 2020. Le basi dello stesso sono da rintracciare nell’articolo 7, comma 2-ter del Decreto Legislativo n. 66 del 13 aprile 2017.
La composizione del PEI è possibile grazie al GLO, il Gruppo di Lavoro Operativo per l’Inclusione. Al suo interno c’è il Consiglio di Classe, oppure il Team docenti, in cui è presente anche il docente di sostegno.
Aderiscono anche il dirigente scolastico, la famiglia dello studente. Ci sono altresì i componenti del GIT, ovvero i Gruppi per l’Inclusione Territoriale e molti altri.
Infine, le tematiche da toccare all’interno del PEI sono le seguenti:
- la dimensione della Socializzazione e dell’Interazione;
- la dimensione della Comunicazione e del Linguaggio;
- la dimensione dell’Autonomia e dell’Orientamento;
- la dimensione Cognitiva, Neuropsicologica e dell’Apprendimento.
Le metodologie inclusive
Nella didattica inclusiva sono comprese anche le cosiddette metodologie inclusive. Una normativa che può essere utile al riguardo è la Nota prot. n. 4274 del 4 agosto 2009. Essa include le Linee guida per l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità.
Al medesimo tempo si può consultare il Decreto Ministeriale n. 5669 del 12 luglio 2011. Ivi, invece, ci sono le Linee guida per il diritto allo studio degli alunni e degli studenti con Disturbi Specifici dell’Apprendimento.
Tutto ciò serve a far comprendere l’importanza dei giusti mezzi da adoperare nel campo del sostegno. Come si è già visto, l’integrazione scolastica va ben oltre le sole problematiche scaturite dalla disabilità.
Tra gli elementi da poter adoperare nel quotidiano da parte delle professoresse e dei professori italiani ricordiamo:
- l’apprendimento cooperativo;
- il lavoro di gruppo e/o a coppie;
- il tutoring;
- l’apprendimento per scoperta;
- la suddivisione del tempo in tempi;
- l’utilizzo di mediatori didattici;
- l’uso di attrezzature e ausili informatici, di software e sussidi specifici.
Senza dimenticare che anche le nuove tecnologie possono fornire un aiuto determinante ai fini dell’attuazione di una efficace didattica inclusiva.
In una scuola tanto complessa e varia è essenziale la presenza del docente di sostegno. La sua preparazione pedagogica, infatti, può risollevare le sorti educative dei più fragili.