Il Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha annunciato che il 12 maggio presenterà formalmente alla Commissione Europea una richiesta di raccomandazione per vietare l’uso del cellulare nelle scuole dei Paesi UE fino al compimento dei 14 anni.
L’iniziativa, già sostenuta dalla presidenza polacca e appoggiata dalla Svezia, mira a ridurre le distrazioni in aula e salvaguardare il benessere e lo sviluppo cognitivo degli studenti.
Iter istituzionale della proposta UE
Dopo la formalizzazione, la Commissione Europea dovrà valutare se assumere o meno la proposta come propria.
In caso positivo, il provvedimento passerà all’esame dei Governi nazionali che, dopo averne discusso, potranno ratificare il divieto nei rispettivi Consigli dei Ministri dell’Istruzione UE.
Il percorso assicura un approccio multilivello, in cui la raccomandazione europea funge da linea guida, lasciando però ogni Stato libero di adattarne l’attuazione alle proprie normative scolastiche.
Supporto internazionale: Polonia, Svezia e non solo
Oltre alla presidenza polacca del Consiglio UE, che ha già espresso parere favorevole, la Svezia ha confermato la propria adesione all’iniziativa italiana.
Allo stesso tempo, altri Paesi europei si sono mossi in questa direzione: la Finlandia, ad esempio, ha approvato a fine aprile una legge che consente alle scuole di vietare i telefoni durante le lezioni, con facoltà per i dirigenti di confiscare i device in caso di disturbo.
In Danimarca, dopo un rapporto governativo sul benessere dei minori, è stato varato un divieto di smartphone per i bambini tra 7 e 16 anni, esteso anche ai centri ricreativi doposcuola, mentre in Francia è in corso una sperimentazione di divieto per gli under 15 in quasi 200 scuole secondarie.
Motivazioni pedagogiche e psicologiche
Dietro la proposta italiana c’è l’allarme per gli effetti negativi dell’uso prolungato di smartphone sui giovani: aumento della distrazione in classe, riduzione dell’attenzione, peggioramento della qualità del sonno e del benessere emotivo.
Diversi studi internazionali segnalano che la “dipendenza da notifiche” sottrae tempo prezioso all’interazione sociale in presenza e penalizza l’apprendimento attivo.
Con un divieto fino ai 14 anni, il Governo italiano intende favorire il ritorno a una didattica più partecipativa e promuovere pause digitali funzionali allo sviluppo cognitivo.
Il dibattito sull’estensione alle scuole secondarie di secondo grado
Pur concentrandosi inizialmente su infanzia, primaria e secondaria di primo grado, Valditara ha lasciato aperto il confronto sull’eventuale ampliamento del divieto alle scuole secondarie di secondo grado.
La decisione dipenderà dall’esito delle prime applicazioni e dalle evidenze sul miglioramento dei risultati scolastici e del benessere psico-emotivo degli studenti più grandi.
In palio c’è la definizione di un modello europeo di educazione digitale, che bilanci accesso alle tecnologie e tutela della salute mentale.
Verso una politica UE per un “digital detox” scolastico
La proposta italiana si inserisce in un contesto più ampio di politiche europee volte a regolare l’accesso dei minori ai dispositivi digitali.
Dopo le restrizioni danesi e francesi, l’UE potrebbe dotarsi di linee guida comuni per una “pausa digitale” in età scolare.
La raccomandazione di Valditara, se accolta, costituirebbe un primo passo verso una direttiva educativa sul “digital detox” nelle scuole, in grado di armonizzare le best practice dei diversi Stati membri e promuovere un ambiente di apprendimento libero dalle distrazioni tecnologiche.


