La scuola italiana si contraddistingue da sempre per la sua educazione inclusiva. Con questa dicitura si intende un approccio didattico che mira a garantire l’accesso all’istruzione a tutti gli studenti.
Il diritto allo studio, quindi, deve essere tutelato indipendentemente dalle differenze individuali. Infatti, l’educazione inclusiva ingloba al proprio interno studenti con disabilità fisiche, intellettuali o sensoriali e alunni con Bisogni Educativi Speciali.
Non solo, poiché interessa anche i discenti di diverse origini culturali, etniche o linguistiche e anche gli alunni appartenenti a qualsiasi altro gruppo marginale. Quindi, è evidente come in questa compagine vengano racchiuse e salvaguardate molteplici categorie di persone.
Per consentire l’attuazione di tale didattica si necessita dell’insegnante di sostegno. Quest’ultimo può formarsi tramite la specializzazione universitaria del TFA Sostegno.
SOMMARIO
ToggleChe cosa si intende per educazione inclusiva
L’educazione inclusiva prevede l’accesso agli studi da parte di ogni tipologia di alunno. Gli stessi, quindi, devono essere aiutati a raggiungere i loro traguardi scolastici. Ciò deve avvenire attraverso figure professionali competenti con forti basi psico-pedagogiche.
L’obiettivo dell’educazione inclusiva è quello di creare un ambiente che sia accogliente, rispettoso e stimolante nella sua totalità. Da qui l’esigenza di eliminare in maniera definitiva gli ostacoli presenti sulla strada dell’apprendimento.
L’ambito scolastico, quindi, deve essere flessibile e diversificato, in modo che gli studenti possano sviluppare le loro potenzialità. Infatti, tutti gli alunni hanno il diritto di ricevere un’istruzione di alta qualità.
Quando gli studenti sono inclusi e accettati nella classe, si sentono valorizzati e rispettati come individui. Ciò aumenta la loro fiducia in se stessi e la loro autostima. Questo, ovviamente, è solo una piccola parte di quanto avviene.
Infatti, nell’educazione inclusiva il docente di sostegno deve collaborare in maniera attiva con gli insegnanti curriculari. In questo modo si possono mettere in atto le strategie didattiche utili per raggiungere i traguardi prefissati.
Bisogni Educativi Speciali
L’educazione inclusiva si occupa dei Bisogni Educativi Speciali. Questi ultimi sono conosciuti con la sigla BES e raccolgono al proprio interno molteplici individui. Qui si possono trovare elementi come:
- la disabilità;
- i disturbi evolutivi specifici;
- lo svantaggio socio-economico, linguistico, culturale.
Per disturbi evolutivi specifici si vanno a intendere i Disturbi Specifici dell’Apprendimento, ma anche gli ADHD. Inoltre, vengono inseriti in tale categoria anche i problemi del linguaggio, della coordinazione motoria e delle abilità non verbali.
Una legge essenziale in tale ottica è la Direttiva Ministeriale 27 Dicembre 2012. Qui si parla degli strumenti di intervento per alunni con Bisogni Educativi Speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica.
L’essenzialità di questa norma si adagia perfettamente sul concetto dell’educazione inclusiva. Infatti, gli alunni con disabilità devono essere integrati nella classe di appartenenza in maniera attiva.
Il corpo insegnante, quindi, deve mettere in atto tutte quelle pratiche volte a valorizzare il potenziale di tutti. Tra gli elementi su cui fare affidamento c’è il modello diagnostico ICF.
Questo acronimo indica l’International Classification of Functioning, dell’OMS. Il suo scopo è proprio quello di riporre al centro della discussione lo studente inteso come persona nella sua complessità. Tutti elementi snocciolati al meglio nel DM 27 dicembre 2012.
In ogni caso, le scuole devono attivare i servizi utili per consentire il tranquillo prosieguo delle lezioni e degli studi. Un esempio fra tutti è il Piano Educativo Individualizzato. Lo stesso serve a programmare per tempo gli obiettivi didattici da raggiungere nel corso dell’anno scolastico.
L’educazione inclusiva e il TFA Sostegno
Per mettere in atto l’educazione inclusiva c’è bisogno del docente di sostegno. Quest’ultimo, come detto in precedenza, nasce dal Tirocinio Formativo Attivo. Non deve stupire, dunque, che molti vogliano partecipare al TFA Sostegno 2023.
Il TFA Sostegno è un percorso di formazione universitaria a numero chiuso. Ciò implica che non tutti possano prendervi parte. Infatti, per potervi aderire, gli aspiranti candidati devono superare una selezione iniziale fatta di titoli ed esami.
Dopo aver controllato i requisiti di accesso e superato le prove preselettive, infatti, si può intraprendere tale percorso di studi. I vincitori dello stesso, inoltre, otterranno l’abilitazione sul sostegno.
La sua nascita è scaturita dal Decreto Ministeriale n. 249 del 10 settembre 2010. Lo stesso, in seguito, è stato integrato con il Decreto Ministeriale n. 81 del 25 marzo 2013.
I criteri e le modalità per lo svolgimento dei corsi di formazione, invece, sono stati elargiti dal Decreto Ministeriale 30 settembre 2011. Infatti, il TFA si basa su un anno scolastico di 8 mesi in cui raccogliere 60 CFU.
I crediti formativi in questione, inoltre, sono divisi in questa maniera:
- 36 CFU negli insegnamenti;
- 9 CFU di laboratori;
- 6 CFU di tirocinio diretto;
- 3 CFU di tirocinio indiretto;
- 3 CFU per le nuove Tecnologie per l’apprendimento (T.I.C.);
- 3 CFU per la prova finale.
Alla fine di questo percorso, inoltre, si può ottenere l’abilitazione sul sostegno. Un elemento vitale per quanti operano nel mondo dell’educazione inclusiva.