La grave e, si spera, non irreversibile crisi di autorevolezza che sta affrontando la scuola italiana negli ultimi anni mina il ruolo dei docenti e il loro diritto a lavorare in un ambiente sicuro. L’intervista anonima rilasciata da un’insegnante alla giornalista Manuela Iatì nel corso del programma Far West di Rai 3 condotto da Salvo Sottile ha semplicemente ribadito la drammaticità di un fenomeno sempre più diffuso: il crescente disprezzo e la violenza da parte degli studenti nei confronti degli insegnanti.
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SOMMARIO
ToggleEpisodi di aggressione e intimidazione
L’intervista ha portato alla luce un caso concreto di violenza subita dalla docente, un episodio emblematico della degenerazione dei rapporti tra studenti e insegnanti.
Un alunno, non tollerando un rimprovero, ha spinto la cattedra fino a bloccare l’insegnante contro il muro, costringendola a chiedergli addirittura scusa prima di liberarla.
Un episodio che ha profondamente segnato l’insegnante, che da quel momento convive con un opprimente e ingombrante stato di ansia e paura.
Purtroppo, episodi simili non sono isolati. Numerose segnalazioni evidenziano come gli insegnanti siano sempre più esposti ad aggressioni verbali e fisiche, con un progressivo deterioramento del clima scolastico.
La difficoltà nel far rispettare le regole, unita alla crescente sfiducia nel valore dell’istruzione, sta trasformando le aule in luoghi di scontro invece che in ambienti educativi.
La denuncia della docente
Secondo la docente ospite della trasmissione di Rai 3, gli alunni trattano gli insegnanti con sufficienza e li percepiscono come figure di scarso valore sociale.
«Ci danno del tu, ci danno ordini», ha denunciato l’insegnante, sottolineando la difficoltà di mantenere la disciplina in un contesto in cui i ragazzi si vantano di beni di lusso come scarpe da 500 euro, cellulari di ultima generazione e auto elettriche, mentre i loro professori vengono considerati dei “morti di fame”.
L’aggressione subita da un alunno che ne ha preteso le scuse per farla uscire dopo averla bloccata tra la cattedra e il muro, l’ha profondamente turbata.
Ciononostante ha deciso di continuare ad insegnare.
“Da un punto di vista psicologico – ha confessato – si fa difficoltà a svolgere la lezione tranquillamente. Come se dovesse sempre succedere qualcosa. Eppure sono tornata ad insegnare, e dovevo tornare, perchè altrimenti si perde due volte”.
La reazione delle istituzioni e le misure in discussione
Di fronte all’aumento degli atti di violenza nelle scuole, le istituzioni stanno cercando soluzioni concrete per tutelare il personale scolastico.
La Legge n. 150 del 2023, entrata in vigore lo scorso anno, ha introdotto misure più severe per chi aggredisce i docenti, equiparandoli a pubblici ufficiali e prevedendo aggravanti specifiche per i reati di violenza o minaccia nei loro confronti.
Inoltre, nei giorni scorsi, il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha annunciato l’intenzione di lavorare – insieme al Ministro della Giustizia, Carlo Nordio – all’introduzione di una nuova normativa che preveda l’arresto in flagranza per gli alunni o i genitori che aggrediscono un docente.
Dopo la denuncia della docente ospite di Far West, il dibattito si è acceso anche sulla possibilità di introdurre telecamere nelle aule scolastiche, con l’obiettivo di prevenire episodi di violenza e fornire prove documentate in caso di aggressioni.
L’idea, tuttavia, ha sollevato perplessità dal punto di vista della privacy e della didattica.
Alcuni esperti ritengono che la presenza di telecamere potrebbe alterare il rapporto educativo tra insegnanti e studenti e ridurre la scuola a un ambiente eccessivamente controllato. Altri, invece, sostengono che questa misura potrebbe rappresentare un deterrente efficace contro le aggressioni e garantire maggiore sicurezza al personale scolastico.
Riflessioni sul valore dell’insegnamento e sulle prospettive future
Il problema della violenza contro i docenti non può essere affrontato solo con misure repressive.
È necessario ripensare il ruolo dell’insegnante nella società, restituendogli la dignità e il riconoscimento che merita. La scuola dovrebbe essere il primo luogo in cui si educa al rispetto delle regole e dell’autorità, promuovendo una cultura del dialogo e della collaborazione.
L’assenza di un patto educativo chiaro tra scuola e famiglia sta alimentando una frattura che rende sempre più difficile la gestione delle classi.
Per garantire un cambiamento reale, occorre investire su formazione, supporto psicologico e dialogo tra scuola e famiglia, al fine di ricostruire un clima scolastico basato sul rispetto reciproco.
La scuola è il pilastro della società e il suo valore deve essere riaffermato con azioni concrete, capaci di restituire fiducia e sicurezza agli insegnanti, permettendo loro di svolgere il proprio lavoro con serenità ed efficacia.