Il docente di sostegno in Italia: chi è e cosa fa

Il docente di sostegno in Italia

Alcuni ruoli professionali acquisiscono un posto importante nella società in cui operano. È ciò che avviene per il docente di sostegno in Italia. Una figura indispensabile per il nostro Paese.

Proprio per tale ragione, il percorso formativo che la caratterizza si è andato a specializzare in maniera costante. La prima cosa da fare, dunque, è analizzarne con cura tutti gli elementi.

Il docente di sostegno: chi è?

Chi è, dunque, il docente di sostegno? Egli è il fautore dell’inclusione nelle scuole italiane. Infatti, questo insegnante è tenuto a seguire un corso di specializzazione universitario in grado di formare in diversi ambiti.

La didattica inclusiva mette al centro dell’istruzione lo studente con il proprio bagaglio culturale. Quest’ultimo è fatto di sogni e progetti, ma anche di eventuali difficoltà di apprendimento.

Il docente di sostegno, quindi, è colui che con la propria preparazione aiuta gli alunni con problemi di varia natura a raggiungere gli obiettivi scolastici prefissati.

Il tutto trova le propria fondamenta nell’articolo 34 della Costituzione italiana che recita: «La scuola è aperta a tutti».

Il TFA Sostegno: cos’è? A cosa serve?

Per poter diventare docente di sostegno bisogna seguire una strada ben precisa ovvero il TFA Sostegno. Esso è un percorso di specializzazione a stampo universitario.

Prima della sua creazione, però, la figura professionale di cui si sta parlando era già apparsa nella nostra legislazione. In particolare, una delle prime citazioni si riscontra nella Legge n. 517 del 4 agosto 1977.

Ivi, nell’articolo 7, si parla di «iniziative di sostegno, anche allo scopo di realizzare interventi individualizzati in relazione alle esigenze dei singoli alunni».

Il Decreto Ministeriale n. 249 del 10 settembre 2010, invece, si esprime sulle nuove modalità di preparazione dei docenti di sostegno.

In particolare, l’articolo 13 parla in maniera esplicita di percorsi di formazione per il conseguimento della specializzazione per le attività di sostegno didattico agli alunni con disabilità.

Il TFA Sostegno, in ogni caso, è strutturato per fare in modo che gli aspiranti insegnanti acquisiscano le competenze necessarie. Un periodo lungo 8 mesi in cui il candidato deve affrontare:

  • tirocini;
  • lezioni;
  • laboratori;
  • test finale.

L’accesso al TFA Sostegno, però, non è illimitato. Ci sono, infatti, una serie di prove da superare prima di poter iniziare a frequentare le lezioni:

  • preselettiva;
  • orale;
  • scritta.

La preparazione e formazione per diventare insegnante di sostegno

La preparazione del docente di sostegno è molto dettagliata. Essa affonda le proprie radici in ambito pedagogico. Inoltre, il TFA Sostegno VII ciclo è stato bandito tramite il Decreto Ministeriale n. 333 del 30 marzo 2022.

In ogni caso, ci sono dei precisi ambiti disciplinari che bisogna espletare durante il periodo dei corsi universitari:

  • Didattica e Pedagogia Speciali;
  • Psicologia dello sviluppo e psicologia dell’educazione;
  • Istituzioni di Diritto Pubblico;
  • Neuropsichiatria infantile.

Il tutto da distribuire in 36 CFU. I laboratori, invece, si conformano in 9 crediti formativi e si distinguono a seconda dell’ordine e grado in cui si opera. I tirocini, infine, si strutturano in 300 ore che equivalgono a ben 12 CFU.

Gli ultimi 3 crediti formativi sono riservati alla prova finale. Il TFA Sostegno, infatti, si struttura in 60 CFU distribuiti come evidenziato poc’anzi.

Le mansioni del docente di sostegno: cosa fa?

Come evidenziato all’interno di questo articolo, il compito del docente di sostegno è essenziale. Egli aiuta gli allievi con difficoltà psicologiche e/o fisiche a integrarsi col resto della classe.

Infatti, questo professionista non è semplicemente assegnato a uno preciso studente. Lui affianca la classe e anche il resto degli insegnanti per consentire a tutti di lavorare nel migliore dei modi.

Proprio per tale ragione, c’è bisogno di un percorso formativo così articolato. Coloro che aspirano a ricoprire questo ruolo, dunque, devono impegnarsi su più fronti.

Condividi questo articolo