Niqab a scuola: il caso di Monfalcone riaccende il dibattito sull’integrazione e le libertà individuali

Studentessa che indossa il niqab a scuola

A Monfalcone, in provincia di Gorizia, l’Istituto Superiore Sandro Pertini è al centro di una discussione riguardante l’uso del niqab, il velo integrale che copre il volto lasciando scoperti solo gli occhi. 

Alcune studentesse di origine bengalese frequentano le lezioni indossando il niqab, sollevando questioni su sicurezza, integrazione e diritti individuali.

La procedura di identificazione adottata dalla scuola

Per garantire l’identificazione delle studentesse e al contempo rispettare le loro convinzioni religiose, la scuola ha implementato una procedura specifica.

Ogni mattina, prima dell’inizio delle lezioni, una referente scolastica accoglie le ragazze in una stanza riservata dove, in un ambiente privato, esse sollevano temporaneamente il velo per confermare la propria identità

Questa pratica mira a bilanciare il rispetto delle tradizioni religiose con le esigenze di sicurezza e riconoscimento all’interno dell’istituto.

La dirigente scolastica, Carmela Piraino, ha sottolineato che l’obiettivo principale è evitare l’abbandono scolastico, creando un ambiente di fiducia sia per le studentesse che per le loro famiglie. 

Piraino ha dichiarato: “Il ragionamento ci ha portato a ritenere che imporre può indurre le ragazze a lasciare la scuola, mentre l’istituzione raggiunge il suo scopo quando l’allievo consegue i cinque anni di studio“.

Reazioni politiche e istituzionali

La situazione ha suscitato diverse reazioni nel panorama politico e istituzionale. La Lega ha annunciato l’intenzione di presentare una proposta di legge regionale per vietare l’uso del niqab nei luoghi pubblici, comprese le scuole, sostenendo che tale pratica possa rappresentare un ostacolo all’integrazione e alla sicurezza.

Anche la Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, Marina Terragni, è intervenuta sulla questione, esprimendo preoccupazione riguardo all’uso del niqab da parte delle studentesse. 

Terragni ha affermato che tale pratica potrebbe ostacolare il pieno sviluppo della personalità delle giovani e la loro effettiva integrazione nel contesto scolastico e sociale. Ha inoltre auspicato che il Ministero dell’Istruzione e del Merito ponga la massima attenzione su questo e su casi analoghi.

Il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha condiviso le preoccupazioni della Garante, sottolineando che la scuola deve essere un luogo di vera integrazione e di valorizzazione della dignità della persona. 

Valditara ha aggiunto che, senza una legge specifica che riveda la normativa vigente, non si può chiedere a dirigenti scolastici e docenti più di quanto già fatto dalla preside della scuola di Monfalcone.

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