Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha ufficialmente avviato la ricognizione dei docenti che potrebbero accedere ai nuovi percorsi di specializzazione per il sostegno organizzati dall’INDIRE.
I percorsi, che prevedono modalità semplificate rispetto al tradizionale TFA (Tirocinio Formativo Attivo), stanno sollevando non poche polemiche tra coloro che hanno già conseguito la specializzazione attraverso il percorso ordinario, caratterizzato da un iter più rigoroso e selettivo.
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SOMMARIO
ToggleAccesso facilitato
Secondo le nuove disposizioni, potranno accedere ai percorsi di specializzazione INDIRE i docenti con almeno tre anni di servizio negli ultimi cinque sul sostegno, sia nelle scuole statali che paritarie.
La durata minima dei corsi sarà di soli quattro mesi, con il riconoscimento di 40 CFU per i percorsi universitari e 40 crediti ECTS per quelli gestiti dall’INDIRE. Inoltre, non è previsto il tirocinio diretto, dal momento che i partecipanti sono già in servizio.
Queste condizioni stanno generando forte malcontento tra i docenti che hanno seguito il tradizionale TFA, i quali hanno dovuto affrontare prove d’ingresso selettive, lunghi periodi di formazione teorico-pratica e tirocini obbligatori.
Secondo molti, la nuova formula proposta dal MIM rischia di svalutare il titolo di specializzazione e di creare una disparità tra i docenti che hanno dovuto superare un percorso più impegnativo e quelli che potranno ottenere il medesimo riconoscimento con un iter notevolmente semplificato.
Distribuzione regionale e possibili implicazioni
Il Ministero ha effettuato una prima stima, considerando i docenti con i requisiti per accedere ai percorsi INDIRE posseduti al 31 agosto 2024. A questi si aggiungono circa 20.000 insegnanti attualmente impiegati su posti di sostegno senza titolo, che potrebbero beneficiare di questa nuova opportunità formativa.
La distribuzione dei posti disponibili sarà stabilita in base alle necessità delle singole regioni e ai gradi di istruzione, con una pianificazione che dovrebbe garantire un’equa copertura territoriale.
Tuttavia, i dubbi restano: riuscirà questa riforma a garantire la qualità dell’insegnamento agli studenti con disabilità o si trasformerà in una scorciatoia per coprire rapidamente le cattedre scoperte senza adeguata formazione?
Verso una formazione a due velocità?
Le critiche al nuovo sistema non si limitano alla questione dell’accesso semplificato. I sindacati e molti addetti ai lavori temono che l’introduzione di percorsi paralleli possa generare una pericolosa divisione tra insegnanti di “serie A” e “serie B”, con conseguenze dirette sulla qualità dell’inclusione scolastica.
Se da un lato il MIM sostiene che la misura risponda all’urgenza di coprire il fabbisogno di docenti specializzati, dall’altro molti ritengono che non si possa barattare la qualità della formazione con la necessità di riempire rapidamente le cattedre.
In attesa della pubblicazione definitiva delle disposizioni, il mondo della scuola resta in fermento, con una parte dei docenti pronti a rivendicare il valore di una specializzazione ottenuta con sacrificio e impegno.
Il rischio? Un’ulteriore frammentazione del sistema educativo e una preparazione disomogenea per chi è chiamato a lavorare in un ambito tanto delicato quanto fondamentale come il sostegno scolastico.
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