Scienze dell’Educazione e della Formazione

Scienze dell'Educazione

Alcuni percorsi di studio hanno delle specifiche finalità. Ne è un esempio lampante la laurea in Scienze dell’Educazione e della Formazione. Questa è la strada intrapresa da chi vuole operare nel settore sociale-pedagogico.

Una preparazione universitaria importante, dunque, poiché questa laurea triennale aiuta a diventare un educatore professionale. Inoltre, apre le porte ai servizi educativi per l’infanzia. Ciò implica sia le categorie da 0 a 3 anni sia quella da 0 a 6 anni.

Le fasce di età di cui si occupa sono, quindi, le più sensibili di tutte. Non deve sorprendere che le materie di studio attraversino l’ambito pedagogico, psicologico e non solo.

Il tutto è finalizzato all’acquisizione di specifiche competenze metodologiche. Esse servono per portare avanti la progettazione educativa. Si ricorda che le figure in questione devono sempre stare attente anche al contesto sociale in cui operano.

Inoltre, come si avrà modo di vedere in seguito, tale preparazione consente di lavorare con varie tipologie di persone. Non solo i bambini, dunque, ma anche soggetti più grandi che vivono in condizioni particolari e/o a rischio.

Chi si affaccia a questo percorso è chiamato a fare un’analisi approfondita di ciò che li circonda. Solo in questo modo gli studenti di oggi potranno divenire degli ottimi professionisti del domani.

Cosa si studia alla facoltà di Scienze dell’Educazione e della Formazione

Date le premesse ci si deve soffermare su alcuni particolari, per prima cosa bisogna dare un’occhiata al programma di studio della facoltà di Scienze dell’Educazione e della Formazione.

Questa laurea garantisce la creazione delle competenze utili negli ambiti dei servizi educativi e formativi. Il professionista scaturito da tale processo deve prestare la propria opera alla cura dell’altrui persona.

Le aree disciplinari che devono essere affrontate sono molteplici. Tra di esse è possibile riscontrare:

  • Psicologia;
  • Pedagogia;
  • Sociologia;
  • Filosofia;
  • Didattica;
  • Letteratura per l’infanzia;
  • Metodologia e tecnologia della didattica, del gioco e dell’animazione.

Quelle elencate sono tutte materie indispensabili per portare al termine questo percorso formativo. Sono essenziali per preparare gli studenti alla posizione lavorativa a cui aspirano.

Inoltre, si concentra sull’educazione della persona in quanto tale. Ciò avviene basandosi su quanto stabilito dal Decreto Legislativo n. 65 del 13 aprile 2017.

Un titolo di primo livello denominato anche con “classe di laurea triennale L-19”. Un percorso di studio riconosciuto come valido dal Ministero dell’Istruzione. 

La sua importanza è da riscontrarsi anche nel fatto che può essere uno degli elementi validi per partecipare ai concorsi pubblici.

Cosa si può fare con la laurea in Scienze dell’Educazione e della Formazione

A partire dall’anno scolastico 2019/2020 è necessario possedere dei titoli specifici per lavorare nel mondo dell’infanzia. A dirlo ci ha pensato il già citato D. Lgs. n. 65/2017.

In particolare, la laurea in Scienze dell’Educazione e della Formazione rientra nell’area umanistica-sociale. Questo aprirà le porte a diverse opportunità lavorative data la delicatezza dei compiti da assolvere per i candidati.

Ovviamente, essendo una laurea di primo livello è utile per accedere a diversi percorsi di studi di secondo livello. Tra di essi si possono annoverare:

  • LM-57, Scienze dell’educazione degli adulti e della formazione continua;
  • LM-85, Scienze Pedagogiche.

In particolare, Scienze Pedagogiche risulta essere il prosieguo migliore per questo tipo di preparazione universitaria. In tal modo, si potrà completare il proprio percorso atto a diventare un ottimo pedagogista.

Questo specialista basa la propria competenza sul portare a termine i processi tipici dell’educazione. Di conseguenza, egli sviluppa il potenziale presente in ognuno di noi, non solo nell’infante.

Proprio per tali ragioni, è possibile riscontrare la sua presenza in diversi contesti. Lo si può trovare in ambito sociale, assistenziale e/o sanitario. I suoi settori d’intervento vengono maggiormente esplicati dalla normativa italiana.

A parlarne ci pensano la Legge n. 205 del 27 dicembre 2017 e la Legge n. 145 del 30 dicembre 2018. Non deve sorprendere, dunque, che questo professionista debba avere solide basi sia nella cultura umanistica che in quella sociale.

Altri sbocchi lavorativi

L’educazione è uno dei capisaldi della società. Dunque, risulta evidente come questo percorso formativo possa aprire numerosi sbocchi lavorativi per tutti i suoi studenti.

Gli educatori professionisti qualificati sono richiesti in molteplici contesti. La loro presenza è essenziale sia nel settore privato che in quello pubblico.

Ovviamente, una laurea triennale dona meno competenze rispetto a una magistrale. Il problema, però, non si pone poiché già il titolo di primo livello porta a essere assunti in svariate aziende.

Qualora si sentisse il bisogno di allargare ulteriormente i propri orizzonti si può sempre salire di livello continuando gli studi.

Ecco, dunque, alcuni dei settori che si possono occupare con la laurea in Scienze dell’Educazione e della Formazione:

  • organizzazioni di volontariato;
  • aziende di servizi per la persona e l’infanzia;
  • servizi sociali, culturali e territoriali;
  • imprese sociali;
  • enti locali;
  • strutture educative scolastiche;
  • strutture educative pre-scolastiche ed extrascolastiche;
  • Pubblica Amministrazione.

Le prospettive di inserirsi in maniera adeguata nel mondo del lavoro, dunque, sono diverse e molto variegate tra loro. Tutto ciò affonda le proprie radici nelle materie di studio affrontate durante i diversi esami da svolgere.

Le discipline sono tutte volte a far apprendere agli studenti in questione le basi indispensabili per potersi rapportare con l’altro. Altro visto come una risorsa umana da preservare, conservare e, soprattutto valorizzare al meglio.

Scienze dell’Educazione e della Formazione L-19. Le classi di concorso

Per ambire al ruolo di docente è necessario avere i titoli adeguati. Tra di essi compaiono la laurea magistrale e i 24 CFU. Questi sono gli stessi criteri adoperati per potersi inserire nelle graduatorie GPS.

Quindi, la laurea in Scienze dell’Educazione e della Formazione non è titolo sufficiente per insegnare. Ciò, però, vale per tutte le lauree di primo livello.

Chiunque aspiri a diventare professore deve avere una laurea magistrale a ciclo unico. In alternativa, si deve possedere una laurea triennale unita a una magistrale. 

Di conseguenza, la laurea in Scienze dell’Educazione e della Formazione è un’ottima base per inseguire il sogno della docenza.

Con la laurea di secondo livello L-M 85 di cui si parlava in precedenza si può avere l’accesso a diverse classi di concorso. Con tale terminologia si indica un codice alfanumerico predisposto a catalogare le discipline di insegnamento.

Per poter svolgere il mestiere del docente, infatti, bisogna avere la giusta quantità e qualità di crediti formativi universitari. Le classi di concorso legati a questo titolo di studio sono:

  • A-18, Filosofia e Scienze Umane;
  • A-19, Filosofia e Storia.

Per la seconda classe di concorso citata, però, è bene ribadire il concetto precedentemente enunciato. Il piano di studi del candidato deve essere in linea con i CFU richiesti dal MIUR.

Può capitare, infatti, di non avere tutti gli esami utili per coprire i Settori Scientifico Disciplinari (SSD). Questi ultimi sono adoperati per classificare l’istruzione superiore.

La loro classificazione è stata riveduta dal MIUR nel corso degli anni. Il tutto ai sensi del Decreto Ministeriale 4 ottobre 2000, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 249 del 24 ottobre 2000 – supplemento ordinario n. 175.

Per accedere a una cdc si possono aggiungere i crediti formativi mancanti. Ciò può avvenire sia tramite corsi singoli sia attraverso master completamento classe di concorso.

Laurea in Scienze dell’Educazione e della Formazione online

Gli impegni della vita sono molteplici. Capita spesso di non poter frequentare un corso di laurea a causa di diversi fattori. In questa ottica, la possibilità di svolgere il lavoro che più ci appassiona sembrerebbe scemare per sempre.

Fortunatamente, però, non è tutto perduto. Coloro che vogliono lavorare nell’infanzia possono trovare strade ugualmente valide da percorrere. 

Così, uno studente o un dipendente può scegliere di conseguire la laurea in Scienze dell’educazione e della Formazione online.

La pandemia ha dimostrato a tutti come la modalità DAD sia stata utilissima per consentire il prosieguo degli studi. I corsi telematici, dunque, risultano essere una valida alternativa alle università statali.

Inoltre, il candidato in questione può ottenere in tal modo una serie di vantaggi da non sottovalutare:

  • nessun test d’ingresso;
  • tutor sempre disponibili per il chiarimento delle lezioni che non si sono comprese;
  • una piattaforma adeguata allo studio dei differenti esami da poter adoperare a proprio piacimento. Ciò alimenta la possibilità di organizzare lo studio in base alle proprie esigenze di vita;
  • riconoscimento dei numerosi CFU utili per presentarsi ai concorsi pubblici nazionali;
  • video-lezioni da poter vedere anche in differita;
  • sostenere gli esami con maggior frequenza rispetto a un ateneo fisico.

Ovviamente, affinché tutto ciò sia valido, ci si deve rivolgere solo ed esclusivamente a enti riconosciuti dal MIUR. L’accreditamento degli istituti formativi è regolamentato dalla Direttiva n. 170 del 21 marzo 2016.

Differenze tra Scienze dell’Educazione e della Formazione e Scienze della Formazione Primaria

Per chi fa fatica a stare dietro alle molteplici catalogazioni dei percorsi formativi potrebbe avere alcuni dubbi. 

Tra essi compare quello di non riuscire a cogliere le differenze tra Scienze dell’Educazione e della Formazione e Scienze della Formazione Primaria.

A un occhio inesperto potrebbe sembrare il medesimo corso di laurea. Nulla di più errato. Come è già stato sottolineato, il primo titolo rappresenta una laurea di primo livello. Di conseguenza, ha una durata triennale.

Per poter accedere all’insegnamento o a un lavoro ben strutturato necessita di essere implementato da una laurea magistrale. Ciò, però, non sminuisce minimamente la portata della preparazione fornita.

Nel secondo caso, invece, si tratta di una laurea magistrale a ciclo unico. Un titolo che abilita all’insegnamento nelle scuole primarie. Anche qui, però, bisogna chiarire alcuni passaggi.

Avere l’abilitazione è necessario alla docenza, ma non è l’unico criterio importante. Per poter ottenere il ruolo a tempo indeterminato, infatti, si deve sempre superare il concorso pubblico nazionale per l’insegnamento.

Di conseguenza, le differenze sostanziali si basano sullo scopo finale che si vuole raggiungere. 

Con Scienze dell’Educazione e della Formazione si può lavorare in ambito sociale ed educativo. Aggiungendo la giusta laurea magistrale, poi, si può insegnare nelle scuole secondarie di secondo grado.

Invece, con Scienze della Formazione Primaria si concretizza l’opportunità di fare il docente presso le scuole primarie d’Italia.

Inclusione e integrazione

Il corso di laurea analizzato fino a questo momento fa dell’inclusione e dell’integrazione i propri vessilli. La didattica dell’inclusione mette al centro le problematiche fisiche, psicologiche, sociali ed economiche dell’allievo.

Chi si iscrive al percorso di studio come Scienze dell’Educazione e della Formazione sa di dover affrontare situazioni delicate. A tal proposito, si deve sottolineare quanto la normativa abbia fatto passi da gigante nel settore.

La Legge n. 170 dell’8 ottobre 2010 riconosce i Disturbi Specifici dell’Apprendimento, denominati BES. In questa dicitura sono inglobate la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia.

Ovviamente, il ruolo del pedagogista è molto più ampio di quanto potrebbe apparire a primo acchito. 

Il potenziale umano da sviluppare è notevole sia sul piano cognitivo che su quello emotivo. Per concretizzarlo, però, c’è bisogno di esperti del settore che abbiano passato del tempo a formarsi correttamente.

Il pedagogista progetta la formazione dell’allievo, ma gestisce anche gli interventi da mettere sul campo. Fa della didattica dell’inclusione il proprio centro mettendo in atto interventi utili per il recupero cognitivo.

Questo vale sia per gli adulti che per i bambini. Colui che si iscrive a Scienze dell’Educazione e della Formazione, dunque, ha le basi per affrontare diversi contesti. Ciò gli consente anche di poter lavorare in maniera efficace sia nel pubblico che nel privato.

Un documento, comunque, importante in tale ottica è stato emanato dal MIUR. Si chiama Le linee guida per il diritto allo studio degli alunni e degli studenti con disturbi specifici di apprendimento. La sua nascita è scaturita dal Decreto Ministeriale n. 5669 del 12 luglio 2011.

Questo, però, è solo uno degli elementi su cui un aspirante lavoratore del settore può informarsi. Ciò lo aiuterà a comprendere ancora meglio il ruolo che andrà a ricoprire.

Conclusioni

Dopo quanto detto fino ad ora sono evidenti le motivazioni che possono spingere una persona a intraprendere un tale percorso. L’impegno richiesto è importante come è importante il ruolo che si andrà a ricoprire.

Negli ultimi anni, infatti, sempre più persone e aziende hanno afferrato l’essenzialità di una figura professionale come l’educatore. 

Ecco perché sempre più studenti decidono di intraprendere la strada di Scienze dell’Educazione e della Formazione.

Una laurea capace di dare ottime basi non solo per il futuro lavorativo, ma anche dal punto di vista umano.

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