Scuole aperte d’estate: il bisogno di alternative reali si scontra con il caldo eccessivo e il precariato

Rosalia Cimino

23 Giugno 2025

Scuola aperta d'estate

Scuole aperte d’estate: il bisogno di alternative reali si scontra con il caldo eccessivo e il precariato

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L’idea di tenere le scuole aperte anche durante i mesi estivi, da sempre discussa, è tornata al centro del dibattito. Spinta dalle esigenze di molte famiglie che faticano a gestire la lunga pausa estiva, la proposta si scontra però con ostacoli strutturali e culturali profondi. L’estate scolastica italiana, tra temperature elevate, edifici fatiscenti e precarietà contrattuale, rivela l’urgenza di soluzioni concrete e sostenibili.

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Scuola estiva: una proposta che ignora i limiti reali

Mantenere le scuole aperte tra giugno e luglio viene spesso presentato come un modo per migliorare la continuità educativa e supportare le famiglie che lavorano. Tuttavia, la realtà operativa è ben diversa.

In molte aule italiane, soprattutto nel Sud, già a fine maggio si superano i 30 gradi, con ambienti spesso privi di climatizzazione e scarsamente ventilati, una condizione che può diventare un rischio per la salute di alunni e personale. 

Docenti e studenti si trovano a fronteggiare giornate intere in locali surriscaldati, dove la didattica diventa insostenibile.

Alla questione ambientale si somma quella contrattuale: una parte consistente del personale scolastico – in particolare i supplenti – termina il proprio incarico il 30 giugno. 

Pretendere continuità nei mesi successivi senza una riforma del reclutamento è una contraddizione in termini. La proposta di prolungare l’attività scolastica estiva rischia così di diventare una misura improvvisata, priva di basi logistiche e giuridiche.

La scuola non è un parcheggio: il vero nodo è culturale

L’idea della scuola estiva porta alla luce anche un conflitto più profondo sul ruolo dell’istruzione. Per molti genitori, oberati dagli impegni lavorativi, l’estensione dell’orario scolastico appare come una necessità pratica

Proprio questa esigenza di tipo concreto diventa, per molti insegnanti, una svalutazione del loro compito educativo, che rischia di ridursi a pura sorveglianza.

Il dibattito evidenzia un malinteso di fondo: la scuola non può essere concepita esclusivamente come un servizio di assistenza. È un’istituzione con una funzione formativa e culturale, che richiede condizioni adeguate per essere efficace. 

Allungare il tempo scuola senza rivederne la qualità e gli strumenti rischia solo di alimentare tensioni e frustrazioni da entrambe le parti.

Inoltre, va considerato il benessere degli studenti stessi. Giornate lunghe e ambienti poco salubri influiscono negativamente sulla concentrazione, sulla motivazione e sulla salute mentale, specialmente nei più piccoli o nei ragazzi con bisogni educativi speciali.

Centri estivi pubblici: un’alternativa più sostenibile

Invece di trasformare la scuola in un luogo estivo mal attrezzato, è più realistico pensare a soluzioni parallele

Potenziare i centri estivi pubblici, gratuiti o accessibili, con personale formato e attività specifiche per l’età, può rispondere alle esigenze delle famiglie senza compromettere la qualità dell’istruzione.

Questo modello permetterebbe anche di coinvolgere figure educative diverse, con contratti stagionali e formazione ad hoc, alleggerendo la pressione sugli insegnanti e rispondendo in modo più mirato ai bisogni di socialità e intrattenimento dei bambini durante l’estate.

Allo stesso tempo, si potrebbe ripensare il calendario scolastico in modo più flessibile, distribuendo meglio le pause durante l’anno, ma senza sovraccaricare i mesi più caldi, né stravolgere la funzione della scuola.