Specializzazione docenti di sostegno Indire, l’interrogazione di Caso (M5S)

Antonio Caso, capogruppo M5S in commissione Cultura alla Camera

Il Movimento 5 Stelle ha presentato un’interrogazione al Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara in merito ai nuovi percorsi di specializzazione per il sostegno gestiti da Indire. 

L’appello del M5S al Ministro Valditara

Secondo Antonio Caso, capogruppo M5S in commissione Cultura alla Camera, questi percorsi rappresentano una misura inadeguata che non affronta i problemi strutturali legati al riconoscimento dei titoli esteri e al precariato nel settore.

“Temiamo che queste modalità creino disparità tra i docenti e non garantiscano una risposta adeguata alle esigenze educative degli studenti con disabilità,” ha dichiarato Caso. 

Il parlamentare ha, inoltre, ricordato che il Movimento 5 Stelle si era opposto fermamente all’approvazione di tali percorsi, ritenendoli troppo semplificati rispetto al tradizionale TFA, ma in grado di attribuire comunque lo stesso titolo finale.

L’assenza di un decreto attuativo che definisca i criteri, i contenuti e i costi di questa nuova offerta formativa solleva ulteriori preoccupazioni. “Chiediamo al Ministro di sospendere questa iniziativa prima che possa provocare ulteriori danni,” ha concluso Caso, raccogliendo il malcontento espresso dai comitati dei docenti precari durante recenti manifestazioni.

Le polemiche attorno ai corsi Indire

La gestione dei corsi Indire ha acceso un vivace dibattito. La polemica si è intensificata dopo le manifestazioni del 3 gennaio a Roma e Palermo, in cui i docenti hanno espresso il loro disappunto. 

Alessio Golia, rappresentante del Comitato dei Docenti di Sostegno, ha denunciato la mancanza di una pianificazione efficace sul territorio. “Le regioni del Sud rischiano un sovraffollamento, mentre numerosi docenti già specializzati attendono un impiego. Senza adeguati interventi normativi, la situazione potrebbe peggiorare,” ha sottolineato.

Dal fronte politico, Mario Pittoni, responsabile Istruzione della Lega, ha difeso i percorsi Indire, equiparandoli ai PAS del 2013, ma i sindacati hanno espresso una posizione critica. 

La Uil Scuola Rua ha definito i corsi “semplificati e insufficienti“, mentre la Flc Cgil ha accusato il ministero di fornire risposte inadeguate. Anche la Gilda degli Insegnanti ha contestato l’approccio, parlando di una “mercificazione della formazione”.

Anche Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva, ha appoggiato le ragioni della protesta. “La formazione per il sostegno deve essere rigorosa e approfondita. Percorsi superficiali rischiano di compromettere il futuro degli studenti con disabilità,” ha dichiarato.

Avvio dei corsi e criteri di accesso

Secondo quanto anticipato dal Ministro Valditara, i primi corsi Indire saranno avviati nella primavera del 2025 e il MIM prevede di specializzare tra i 30.000 e i 40.000 insegnanti entro i prossimi anni, rispondendo così alla crescente richiesta di figure qualificate per il sostegno.

Tuttavia, i nuovi percorsi Indire prevedono un carico formativo di soli 30 crediti formativi universitari (CFU), significativamente inferiore rispetto ai 60 CFU richiesti dal tradizionale TFA universitario.

Ed è proprio questa evidente differenza ad alimentare il dissenso tra i docenti già specializzati con il TFA, con questi ultimi che considerano il percorso universitario più complesso ma necessario per garantire una preparazione completa ed efficace.

Ad ogni modo, per accedere ai percorsi Indire, i candidati dovranno soddisfare uno dei seguenti requisiti:

  • aver lavorato per almeno tre anni scolastici, anche non consecutivi, su posti di sostegno nelle scuole statali o paritarie;
  • possedere un titolo di specializzazione sul sostegno conseguito all’estero e rinunciare, allo stesso tempo, al riconoscimento legale di tale titolo.

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