Nel corso di un’intervista con il giornalista Stefano Zurlo pubblicata sul quotidiano “Il Giornale”, il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha fornito alcune importanti anticipazioni relative alle nuove Indicazioni Nazionali per il primo ciclo di istruzione. In particolare, lo stesso ha messo in evidenza l’importanza di coniugare tradizione e innovazione in modo da preparare al meglio gli studenti delle scuole primarie e secondarie di primo grado al futuro.
Le nuove Indicazioni Nazionali, una volta completata la fase di confronto con esperti e operatori scolastici, dovrebbero entrare in vigore a partire dall’anno scolastico 2026-2027.
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SOMMARIO
ToggleLa Geostoria lascia il posto a un nuovo approccio alla storia
Tra le novità più rilevanti previste dalle nuove linee guida del MIM spicca l’eliminazione dell’insegnamento della Geostoria nelle scuole superiori.
Nel corso dell’intervista con “Il Giornale”, infatti, ha insistito sulla necessità di introdurre una visione della storia intesa come “scienza degli uomini nel tempo”, concentrandosi su un approccio narrativo privo di influenze ideologiche.
L’obiettivo è, in sintesi, quello di rendere lo studio della storia più accessibile e coinvolgente, al fine di favorire una comprensione diretta degli eventi e delle dinamiche che hanno plasmato le società.
“Verrà ridata centralità alla narrazione di quel che è accaduto nella nostra penisola dai tempi antichi fino ad oggi”, ha commentato il Ministro.
Lo stesso ha, quindi, aggiunto: “La storia diventa la scienza degli uomini nel tempo. L’idea è di sviluppare questa disciplina come una grande narrazione, senza caricarla di sovrastrutture ideologiche, privilegiando inoltre la storia d’Italia, dell’Europa, dell’Occidente. Di più, nella scuola primaria l’insegnamento verterà anche sullo studio del nostro patrimonio storico. Negli ultimi due anni, in particolare l’attenzione si concentrerà sui popoli italici, le origini e le vicende dell’antica Grecia e di Roma, le loro civiltà, i primi secoli del Cristianesimo”.
Il ritorno del Latino alle scuole medie
Un altro cambiamento significativo è rappresentato dalla reintroduzione, seppur facoltativa, dello studio del Latino nelle scuole medie a partire dalla seconda classe.
La scelta del Ministero dell’Istruzione e del Merito punta a valorizzare il patrimonio linguistico e culturale italiano e guarda con grande interesse al rafforzamento del legame tra la lingua madre e le radici classiche condivise a livello europeo.
Non si tratta, tuttavia, di una novità assoluta: il Latino era, infatti, già presente nei programmi delle scuole medie durante il secondo dopoguerra, ma la sua obbligatorietà fu eliminata negli anni Settanta. Adesso il Ministero intende semplicemente riscoprire questa tradizione per arricchire l’offerta formativa.
L’attenzione del governo sulle materie umanistiche e artistiche
L’introduzione dei cambiamenti anticipati da Valditara si inserisce in un più ampio dibattito sul ruolo delle materie umanistiche e artistiche nella scuola.
Già a maggio, infatti, il Sottosegretario Paola Frassinetti aveva sottolineato l’esigenza di dare maggiore spazio a Storia, Geografia, Arte, Musica e Teatro, evidenziando anche l’importanza dell’attività motoria nella scuola primaria.
Il Ministro, dal canto suo, ha ribadito la necessità di inserire queste discipline in modo più significativo nei programmi scolastici, per garantire un’educazione più completa e stimolante.
“Vorrei precisare – ha commentato – che la commissione da me incaricata, che ha già fatto oltre cento audizioni, ha svolto un lavoro capillare e approfondito, su cui avvieremo un ampio confronto”.
E ancora: “Fra gli esperti che hanno lavorato in questi mesi ci sono storici come Ernesto Galli della Loggia, latinisti come Andrea Balbo, il presidente emerito dell’Accademia della Crusca Claudio Marazzini, letterati come Claudio Giunta, musicisti celeberrimi come Uto Ughi e figure di spicco del mondo artistico”.
Ma, soprattutto, Valditara ha ribadito: “Sarà dato più spazio alla letteratura, anche dell’infanzia, e alla grammatica. L’insegnamento della letteratura sin dalla prima elementare, in modalità adeguata alla giovane età degli studenti, deve far sì che gli allievi prendano gusto alla lettura e imparino a scrivere bene. Si è scelto di rafforzare l’abilità di scrittura che è quella più in crisi delle abilità linguistiche”.
Il tutto partendo dalla prosa e dalla poesia. “Cerchiamo – ha spiegato il Ministro – di rimediare alla sindrome italiana descritta dal Censis secondo cui il 41,1% degli italiani crede erroneamente che Gabriele D’Annunzio sia l’autore dell’Infinito e il 35,1% che Eugenio Montale sia stato un Presidente del consiglio degli anni 50”.