La proposta di togliere l’amicizia su Facebook agli ebrei ha scatenato un acceso dibattito sul ruolo degli accademici e sui limiti della protesta politica in Italia. L’invito, lanciato da un docente dell’Università di Palermo come forma di dissenso contro il conflitto a Gaza, ha sollevato interrogativi complessi, e ha provocato la reazione immediata delle istituzioni, che hanno richiamato alla responsabilità e alla necessità del dialogo.
La Crisi Umanitaria a Gaza come Contesto
Per inquadrare l’origine di simili tensioni, risulta fondamentale analizzare il drammatico contesto umanitario nella Striscia di Gaza. La reazione militare di Israele, successiva agli attacchi del 7 ottobre 2023, ha generato una catastrofe senza precedenti per la popolazione civile.
I rapporti delle Nazioni Unite e di numerose organizzazioni non governative descrivono una situazione al collasso, con oltre due milioni di persone che affrontano una grave insicurezza alimentare.
L’Integrated Food Security Phase Classification (IPC) ha più volte paventato il rischio di una carestia conclamata, con centinaia di migliaia di bambini affetti da malnutrizione acuta.
Le operazioni belliche hanno, inoltre, distrutto infrastrutture basilari come ospedali, scuole e impianti idrici, e limitano in modo drastico l’accesso agli aiuti umanitari.
Una simile tragedia alimenta un forte sdegno a livello globale e polarizza il dibattito pubblico.
“Togliere l’amicizia su Facebook agli ebrei”: L’Appello del Docente
In tale scenario si inserisce l‘iniziativa di Luca Nivarra, professore ordinario e decano del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Palermo.
Attraverso un post sui social media, il docente ha suggerito un’azione di boicottaggio digitale come segnale di protesta contro quello che ha definito “l’Olocausto palestinese“.
La sua proposta è quella di togliere l’amicizia su Facebook agli ebrei, “anche a quelli ‘buoni’, che si dichiarano disgustati da quello che sta facendo il governo di Israele”.
Secondo Nivarra, tali dichiarazioni di dissenso sarebbero menzogne finalizzate a “coprire l’orrore”. Il suo appello si conclude con l’esortazione a far sentire gli ebrei “soli, faccia a faccia con la mostruosità di cui sono complici“.
Tuttavia, queste affermazioni hanno immediatamente innescato una forte polemica, poiché la generalizzazione ha colpito un intero gruppo su base religiosa.
La Ferma Condanna dell’Ateneo di Palermo
La replica istituzionale è stata immediata e netta. Il rettore dell’Università di Palermo, Massimo Midiri, ha subito preso le distanze dalle parole del professor Nivarra, qualificandole come un’iniziativa personale, culturalmente pericolosa e in contrasto con i principi dell’ateneo.
In una comunicazione ufficiale, il rettore ha ribadito la ferma condanna dell’università per “le atrocità commesse dal governo israeliano in Palestina”, ma ha specificato che l’appello del docente rappresenta una deriva inaccettabile.
La posizione dell’ateneo traccia una distinzione determinante: la legittima critica alle politiche di un governo non può mai degenerare in un’azione discriminatoria contro un’intera comunità. L’invito a togliere l’amicizia su Facebook agli ebrei è stato, quindi, giudicato come un atto che promuove isolamento anziché confronto critico.
La Reazione della Ministra Bernini: Il Dialogo Contro l’Isolamento
La questione ha raggiunto anche il livello ministeriale, con un intervento diretto del Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini.
Quest’ultima, dopo un colloquio con il rettore Midiri, ha lodato la “presa di distanza netta e doverosa” dell’ateneo. Per la Ministra Bernini, le parole di Nivarra “non offendono solo il popolo ebraico ma tutti coloro che si riconoscono nei valori del rispetto e della convivenza civile”.
Ha poi riaffermato un concetto basilare per la composizione dei conflitti: “I conflitti si superano con il dialogo, non con l’isolamento, ed è solo attraverso questa via che si può costruire un autentico percorso di pace”.
La sua condanna all’idea di togliere l’amicizia su Facebook agli ebrei ha inteso riaffermare il ruolo delle università come luoghi di inclusione e di costruzione di ponti culturali.
Libertà di Pensiero e Responsabilità Pubblica
L’episodio di Palermo riaccende il dibattito sui confini della libertà di manifestazione del pensiero, in particolare per figure che, come i docenti universitari, ricoprono un ruolo di responsabilità pubblica.
Se la critica politica, anche la più severa, è un pilastro della democrazia, la responsabilità accademica impone di astenersi da generalizzazioni che possono sfociare in discriminazione o incitamento all’odio.
Il passaggio dalla condanna di un’azione di governo alla colpevolizzazione di un intero gruppo sulla base della sua appartenenza religiosa rappresenta una linea di confine delicata.
Le università restano luoghi deputati a promuovere il pensiero critico, ma hanno anche il dovere di essere baluardi contro ogni forma di intolleranza, per garantire un ambiente di apprendimento sicuro e rispettoso per ogni studente.