Un episodio inquietante di molestie all’interno di un istituto scolastico in provincia di Verona ha portato alla condanna di un Collaboratore scolastico per atti persecutori nei confronti di una studentessa di scuola Secondaria di primo grado. Per tre anni, l’uomo ha perseguitato la giovane con attenzioni insistenti e inappropriate, trasformando il contesto scolastico in un luogo di disagio e paura. La vicenda, emersa grazie al coraggio della vittima e al supporto della sua famiglia, evidenzia ancora una volta la necessità di una vigilanza costante all’interno delle scuole per tutelare la sicurezza degli studenti.
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SOMMARIO
ToggleL’inizio delle molestie e la crescente inquietudine
Il comportamento dell’uomo, un 56enne impiegato come bidello, ha avuto inizio nel 2021, quando la studentessa frequentava la terza media.
In un primo momento, le sue attenzioni si sono manifestate attraverso appellativi affettuosi e complimenti sull’aspetto fisico. Chiamandola “principessa” nei corridoi e cercando costantemente il contatto visivo, il collaboratore scolastico ha progressivamente instaurato una forma di pressione psicologica sulla giovane.
Con il tempo, le manifestazioni di interesse si sono intensificate. L’uomo ha iniziato a cercare il contatto fisico, accarezzandole il viso e i capelli, e seguendola nei momenti di pausa.
Quando la ragazza ha iniziato a evitare le sue attenzioni, cambiando percorso per sottrarsi ai suoi sguardi insistenti, il bidello ha espresso il suo disappunto, arrivando a dirle che sentiva la sua mancanza.
Dai complimenti alle vere e proprie persecuzioni
Con il passare del tempo, il comportamento dell’uomo è diventato sempre più invasivo e ossessivo.
Nel 2023, ha invitato la giovane a un incontro in centro città con la scusa di assistere insieme alla sfilata di Carnevale.
L’anno successivo, notandola in compagnia di un coetaneo, ha avanzato domande sulla loro amicizia, tentando di controllare la sua vita privata anche al di fuori dell’ambiente scolastico.
La situazione ha avuto un impatto significativo sulla serenità della studentessa, che ha sviluppato un forte stato d’ansia e paura.
Per evitare di incrociare il bidello, la ragazza ha iniziato a farsi accompagnare a scuola e ha cambiato abitudini quotidiane per evitare ogni possibile incontro.
La denuncia e le misure cautelari
La primavera scorsa, la studentessa ha trovato il coraggio di raccontare tutto ai genitori, che hanno immediatamente sporto denuncia.
Le indagini hanno portato all’adozione di misure restrittive nei confronti dell’uomo: prima il divieto di avvicinamento alla ragazza e poi l’obbligo di firma bisettimanale.
Durante il processo, il collaboratore scolastico ha ammesso le proprie responsabilità e ha deciso di seguire un percorso di rieducazione antiviolenza, oltre a risarcire la scuola per il danno arrecato all’istituzione.
Queste misure gli hanno permesso di ottenere la sospensione della pena e la revoca delle misure cautelari.
La sentenza e le implicazioni per la sicurezza scolastica
Il tribunale ha emesso una condanna a un anno di reclusione per stalking, con sospensione della pena.
Ma l’episodio continua a sollevare interrogativi sulla protezione degli studenti all’interno delle scuole e sull’importanza di strumenti di prevenzione più efficaci.
L’accaduto evidenzia la necessità di procedure di segnalazione tempestive e di un maggiore coinvolgimento delle istituzioni scolastiche nella prevenzione di episodi di abuso.
È fondamentale che ogni scuola adotti protocolli chiari per garantire ambienti sicuri e privi di minacce per gli studenti, formando il personale e sensibilizzando gli alunni sul tema della tutela e del rispetto.
L’intervento tempestivo della famiglia e degli insegnanti ha permesso di fermare una situazione che, senza una denuncia formale, avrebbe potuto proseguire nell’impunità.
Il caso rappresenta un monito per il sistema scolastico, affinché rafforzi le misure di protezione e vigilanza all’interno degli istituti, in modo da tutelare il benessere psicofisico degli studenti.