Come riportato da Il Centro, un gruppo WhatsApp con contenuti pornografici e violenti, denominato “chat dell’orrore”, ha coinvolto oltre 150 minori di scuole primarie e medie in un paese dell’Abruzzo. Creato il 10 maggio, il gruppo si è diffuso rapidamente tramite inviti automatici, con una regola chiara: “Aggiungere più persone possibili”. Molti bambini, inseriti a loro insaputa, hanno ricevuto immagini pedopornografiche e messaggi violenti, il che ha spinto alcuni di loro a segnalare il problema ai genitori, che hanno allertato la scuola.
La risposta della Scuola: denuncia e controlli
Il dirigente scolastico ha reagito con prontezza, tant’è che dopo aver informato tutte le classi tramite una circolare urgente ha annunciato una denuncia alla polizia postale, così come previsto dalla normativa vigente in materia di cybercriminalità (Legge 71/2017 sul cyberbullismo).
Allo stesso tempo, la scuola ha anche invitato i genitori a controllare i dispositivi dei figli, a denunciare eventuali coinvolgimenti e a conservare i dati per le indagini.
Alcuni studenti, accortisi del pericolo, si sono disiscritti, ma la diffusione virale del gruppo evidenzia i rischi delle piattaforme social per i minori, come sottolineato anche da un post su X di @DonatellaPierg1.
La diffusione della Chat: un fenomeno virale e pericoloso
La chat, creata il 10 maggio, ha coinvolto centinaia di studenti, molti dei quali inseriti senza consenso.
Secondo le segnalazioni, il gruppo promuoveva l’aggiunta di nuovi membri tramite una regola esplicita imposta dall’amministratore sconosciuto.
I contenuti includevano immagini e video violenti e pedopornografici, circolati rapidamente tra i dispositivi dei minori. Alcuni studenti, accortisi del pericolo, hanno avvisato i genitori, e hanno abbandonato il gruppo.
Tuttavia, la velocità di diffusione evidenzia la vulnerabilità dei sistemi di protezione attuali di fronte a meccanismi virali delle piattaforme social e dimostra come i rischi legati alla sicurezza digitale siano concreti e immediati.
La mancanza di consapevolezza tra i minori li rende, infatti, facile bersaglio di adescamenti online. Ragion per cui le scuole e le famiglie devono affrontare una sfida senza precedenti, che richiede strumenti adeguati e un’azione coordinata per contrastare la rapidità con cui contenuti illeciti si propagano.