Per chiunque aspiri a una cattedra nella scuola italiana, le classi di concorso rappresentano un punto di partenza imprescindibile. Si tratta di codici specifici che legano indissolubilmente il titolo di studio alle discipline che è possibile insegnare. Comprendere questo sistema non è solo un adempimento burocratico, ma il primo, fondamentale passo per accedere a concorsi, graduatorie e all’intero mondo dell’insegnamento.
Cos’è una Classe di Concorso? Il DNA dell’Insegnamento in Italia
Una Classe di Concorso (spesso abbreviata in CDC) è un codice alfanumerico definito dal Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM), che identifica in modo univoco una specifica materia di insegnamento nella scuola Secondaria di primo e secondo grado e i relativi titoli di studio necessari per poterla insegnare.
Questo sistema rappresenta il pilastro su cui si fonda l’intero meccanismo di reclutamento dei docenti in Italia.
Possedere i requisiti per una determinata classe di concorso è la condizione essenziale per poter partecipare ai concorsi pubblici per l’assunzione a tempo indeterminato e per iscriversi nelle Graduatorie provinciali per le supplenze (GPS), da cui si attinge per gli incarichi a tempo determinato.
È fondamentale, inoltre, non confondere la classe di concorso, legata a una disciplina specifica, con il “posto comune“, che indica la cattedra standard, o con il “posto di sostegno“, destinato agli alunni con disabilità e che richiede un percorso di specializzazione a parte.

La definizione: Un codice che lega titolo di studio e materie di insegnamento
In termini pratici, la Classe di Concorso (CDC) è un codice alfanumerico che stabilisce la corrispondenza ufficiale tra il percorso accademico di un individuo e le discipline che può legalmente insegnare.
Non è, infatti, sufficiente possedere una laurea generica per accedere a una cattedra.
Il sistema normativo verifica che il piano di studi, comprensivo di specifici esami e Crediti Formativi Universitari (CFU), sia perfettamente coerente con i requisiti previsti dalla normativa vigente per una data area disciplinare.
Questo codice agisce, quindi, come un ponte che traduce un titolo di studio in una o più abilitazioni professionali, con lo scopo di garantire che i docenti possiedano una preparazione specialistica adeguata.
Proprio per questo, la normativa la definisce come la “classe di concorso specifica per la quale si è iscritti nelle Graduatorie GPS”, a conferma del suo ruolo di identificatore ufficiale per l’accesso ai concorsi e alle supplenze.
Perché sono il pilastro del reclutamento: Concorsi, Graduatorie (GPS) e supplenze
Le Classi di Concorso costituiscono il fondamento dell’intero sistema di reclutamento dei docenti, poiché regolano l’accesso a tutte le principali vie per l’insegnamento.
Il possesso dei requisiti per una specifica classe di concorso è una condizione indispensabile per partecipare ai concorsi ordinari, le procedure pubbliche che portano all’assunzione a tempo indeterminato.
Allo stesso modo, l’iscrizione nelle Graduatorie provinciali per le supplenze (GPS), utilizzate per l’assegnazione degli incarichi a tempo determinato, è strettamente legata alle classi di concorso per cui si è abilitati o si posseggono i titoli.
Anche l’errata indicazione della classe di concorso nella domanda può compromettere l’intera candidatura.
Di fatto, senza questo codice identificativo, un aspirante docente non può accedere formalmente ad alcuna procedura di selezione, rimanendo di fatto escluso dal sistema scolastico nazionale.

La differenza fondamentale: Classe di Concorso, Posto Comune e Posto di Sostegno
Sebbene spesso citati insieme, questi tre termini identificano concetti distinti e non sovrapponibili nel sistema scolastico.
La Classe di Concorso (CDC) definisce l’ambito disciplinare per cui un docente è qualificato, come Lettere o Scienze Matematiche.
Il Posto Comune è la cattedra standard per l’insegnamento di quella specifica disciplina, alla quale si accede proprio grazie al possesso dei titoli per la relativa classe di concorso.
Il Posto di Sostegno, invece, rappresenta una tipologia di incarico completamente diversa, dedicata al supporto degli alunni con disabilità e allo sviluppo di percorsi inclusivi. L’accesso a questo ruolo non dipende da una classe di concorso tradizionale, ma dal conseguimento di un apposito titolo di “specializzazione sul sostegno”, ottenuto tramite percorsi universitari dedicati come il TFA Sostegno.
Guida Pratica: Come Trovare la Tua Classe di Concorso in 3 Passi
Individuare con esattezza la propria Classe di Concorso è un passaggio obbligato e talvolta percepito come complesso, a causa di normative specifiche e requisiti dettagliati per ogni titolo di studio.
Un errore in questa fase, come l’invio di una domanda con una classe di concorso sbagliata, può compromettere la partecipazione a concorsi e graduatorie.
Tuttavia, il procedimento può essere affrontato con metodo. Questa guida illustra un percorso strutturato in tre passaggi fondamentali, pensati per accompagnare l’aspirante docente in una verifica puntuale.
Si parte dall’analisi del proprio titolo di studio, si prosegue con il controllo dei crediti formativi richiesti e si conclude con l’utilizzo degli strumenti ministeriali, al fine di eliminare ogni dubbio.

Step 1: Parti dal tuo titolo di studio (Laurea, Diploma, etc.)
Il punto di partenza per identificare la propria Classe di Concorso è sempre il titolo di studio posseduto.
La normativa scolastica, infatti, associa a ogni titolo specifico – che si tratti di una laurea del vecchio ordinamento (DL), una laurea specialistica (LS), una laurea magistrale (LM) o un diploma tecnico-pratico (ITP) – un elenco preciso di classi di concorso a cui è possibile accedere.
Ad esempio, i requisiti per i docenti ITP che partecipano a un concorso si basano sul diploma, mentre per altre procedure, come il concorso per DSGA, sono richieste lauree specifiche in ambito giuridico-economico.
È, quindi, fondamentale analizzare la tipologia esatta del proprio titolo, poiché lauree diverse, anche se afferenti allo stesso campo di studi, possono dare accesso a differenti classi di concorso o richiedere integrazioni di crediti per soddisfare i “requisiti previsti dalla normativa vigente”.
Step 2: Controlla i requisiti in termini di CFU, CFA o esami specifici
Una volta identificato il titolo di studio, il passo successivo consiste nel verificare il possesso di tutti i Crediti Formativi Universitari (CFU) o Accademici (CFA) e degli esami specifici richiesti dalla normativa per la classe di concorso di interesse.
Non è raro, infatti, che una laurea, pur essendo il titolo d’accesso, necessiti di integrazioni per essere valida.
Le tabelle ministeriali di riferimento, allegate ai decreti sulle classi di concorso, elencano in modo dettagliato i settori scientifico-disciplinari e il numero minimo di crediti richiesti per ciascuno di essi.
È un controllo essenziale, perché la mancanza anche di un singolo credito può precludere l’accesso a concorsi e graduatorie.
Ad esempio, un laureato in Giurisprudenza, per accedere alla classe di concorso A-46 (Scienze giuridico-economiche), deve verificare di possedere nel proprio piano di studi almeno 96 CFU conseguiti in specifici settori scientifico-disciplinari (come IUS/01, IUS/04, IUS/09, SECS-P/01, ecc.).
La mancanza di questi crediti, anche se in possesso del titolo di laurea magistrale, impedisce l’accesso alla classe di concorso, a dimostrazione del loro ruolo di requisito essenziale.

Step 3: Gli strumenti indispensabili: Siti ministeriali e portali di riferimento per la verifica
Dopo aver analizzato il proprio titolo di studio e i crediti formativi, il passaggio finale consiste nel consultare le fonti ufficiali per una verifica definitiva.
Il sito del Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM) è la risorsa primaria, dove vengono pubblicate le tabelle aggiornate delle classi di concorso con i relativi requisiti di accesso.
Un altro strumento fondamentale è il Portale Unico del Reclutamento (www.inpa.gov.it), che non solo funge da piattaforma per l’invio delle candidature in modalità telematica, ma è anche un punto di riferimento per consultare i bandi di concorso, come quelli per il Concorso PNRR2 o per il personale DSGA.
L’utilizzo di questi portali istituzionali è essenziale per avere informazioni corrette e aggiornate, ed è un passo obbligato per evitare di basarsi su dati non ufficiali o superati che potrebbero compromettere la propria candidatura.
La Grande Riforma del 2024: Accorpamento delle CDC e Analisi del DM 255/2023
Il sistema delle classi di concorso non è un quadro immutabile, ma è soggetto a revisioni periodiche per rispondere a nuove esigenze di razionalizzazione e coerenza.
In quest’ottica, il 2024 ha segnato una tappa fondamentale con l’entrata in vigore di una significativa riforma di revisione e aggiornamento della tipologia delle classi di concorso per l’accesso ai ruoli del personale docente della scuola Secondaria di primo e di secondo grado, introdotta con il DM n. 255 del 22 dicembre 2023 (pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 10 febbraio 2024) del Ministro dell’Istruzione e del Merito (MIM), di concerto con il Ministro dell’Università e della Ricerca (MUR).
Il cuore di questo intervento è rappresentato dall’accorpamento di diverse classi di concorso, una misura che ha ridisegnato la mappa di accesso all’insegnamento per numerose discipline.

Il contesto e gli obiettivi: Perché si è resa necessaria una revisione
La revisione delle classi di concorso, culminata nel DM 255/2023, nasce dall’esigenza di razionalizzare un sistema divenuto negli anni eccessivamente frammentato e complesso.
L’obiettivo primario del MIM e del MUR era quello di semplificare la struttura dell’accesso al ruolo, in modo da rendere più fluida la gestione del personale docente e più efficienti le procedure di reclutamento.
La frammentazione precedente, infatti, creava spesso rigidità nell’assegnazione delle cattedre e limitava la mobilità degli insegnanti.
Attraverso l’accorpamento di discipline affini, la riforma mira a creare profili di docenti più versatili, capaci di insegnare su un più ampio spettro di materie, e ad allineare il sistema italiano alle riforme più ampie previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) per il mondo della scuola.
L’accorpamento delle classi di concorso: Cosa significa e quali sono le principali fusioni
L’accorpamento, o fusione, è l’intervento centrale della riforma e consiste nell’unire due o più classi di concorso affini in un unico, nuovo codice.
In pratica, questo significa che i docenti abilitati per una delle classi di concorso preesistenti possono ora insegnare tutte le discipline che rientrano nella nuova “super-classe”.
L’obiettivo è creare maggiore flessibilità e ampliare le opportunità di insegnamento.
Tra le fusioni più rilevanti, troviamo:
| CLASSE DI CONCORSO | ACCORPAMENTO |
| A-01 | Disegno e storia dell’arte nell’istruzione secondaria di I e II grado (accorpa ex A-01 e ex A-17) |
| A-12 | Discipline letterarie nell’istruzione secondaria di I e II grado (accorpa ex A-12 e ex A-22) |
| A-22 | Lingue e culture straniere nell’istruzione secondaria di I e II grado (accorpa ex A-24 e ex A-25) |
| A-30 | Musica nell’istruzione secondaria di I e II grado (accorpa ex A-29 e ex A-30) |
| A-48 | Scienze motorie e sportive nell’istruzione secondaria di I e II grado (accorpa ex A-48 e ex A-49) |
| A-70 | Italiano negli istituti di istruzione secondaria di I e II grado con lingua di insegnamento slovena o bilingui del Friuli V.G. (accorpa ex A-70 e ex A-72) |
| A-71 | Discipline letterarie negli istituti di istruzione secondaria di I e II grado con lingua di insegnamento slovena o bilingui del Friuli V.G. (accorpa ex A-71 e ex A-3) |
Le nuove tabelle di riferimento: Come leggere la “Tabella A” aggiornata
Con la riforma, il documento normativo fondamentale per ogni aspirante docente diventa la “Tabella A” allegata al Decreto Ministeriale 255/2023.
Questa tabella sostituisce le precedenti e riassume l’intero ordinamento aggiornato delle classi di concorso.
Per leggerla correttamente, è necessario prestare attenzione alle diverse colonne in cui è strutturata:
- la prima colonna riporta il nuovo codice della classe di concorso (ad esempio, A-01);
- la seconda ne specifica la denominazione ufficiale (es. “Disegno e storia dell’arte nell’istruzione secondaria di I e II grado”);
- la terza riporta i titoli di studio richiesti per l’accesso (ad esempio, laurea del vecchio ordinamento o laurea magistrale);
- segue, quindi, la sezione più importante, ovvero quella delle note, che specifica per ogni tipologia di laurea gli eventuali esami o CFU necessari da integrare.
- l’ultima colonna riporta, infine, gli indirizzi di studio.
La consultazione attenta di questa tabella è un passaggio obbligato per verificare la propria posizione.

La clausola di salvaguardia: Chi ha un titolo di studio conseguito in passato è tutelato?
Una delle questioni più importanti sollevate dalla riforma riguarda la tutela dei diritti acquisiti.
Il Decreto Ministeriale 255/2023 introduce una specifica “clausola di salvaguardia” per proteggere chi era già in possesso dei titoli di accesso a una delle precedenti classi di concorso prima dell’entrata in vigore della riforma.
In sostanza, chiunque avesse già conseguito una laurea e completato gli eventuali esami o CFU necessari secondo le vecchie normative, mantiene il diritto di accedere all’insegnamento e di partecipare alle procedure concorsuali sulla base di quei requisiti.
Questa misura garantisce che i percorsi formativi completati in passato non perdano la loro validità.
Pertanto, i titoli di studio conseguiti secondo le regole previgenti sono fatti salvi, e i loro possessori possono farli valere per l’accesso alle nuove classi di concorso accorpate.
L’Impatto delle Nuove classi di Concorso sul Percorso per Diventare Docente
La riorganizzazione delle classi di concorso non è un semplice aggiornamento burocratico, ma un intervento che produce effetti concreti e diretti sui percorsi professionali di migliaia di persone.
Le modifiche introdotte dal DM 255/2023, infatti, ridisegnano le strategie di accesso all’insegnamento e influenzano le prospettive di carriera a diversi livelli.
L’impatto varia a seconda della posizione di ciascun individuo nel sistema scolastico: dall’aspirante neolaureato che pianifica il proprio futuro, al docente precario che attende l’aggiornamento delle graduatorie, fino all’insegnante di ruolo che valuta opzioni di mobilità professionale.
Comprendere queste implicazioni è fondamentale per navigare con consapevolezza nel nuovo panorama del reclutamento.

Per l’aspirante insegnante: Come orientarsi con le nuove denominazioni
Per chi si affaccia per la prima volta al mondo della scuola, l’accorpamento delle classi di concorso rappresenta una novità da comprendere attentamente.
Il primo passo per un neolaureato è smettere di fare riferimento alle vecchie sigle e familiarizzare con le nuove denominazioni presenti nella “Tabella A” del DM 255/2023.
Questa riorganizzazione può tradursi in un vantaggio: con un unico titolo di studio e i giusti CFU, si può ora accedere a una classe di concorso più ampia, che apre le porte a più ordini di scuola.
Ad esempio, chi possiede i requisiti per la nuova A-12 può concorrere sia per la scuola secondaria di primo grado che di secondo grado.
È, quindi, fondamentale orientare la propria preparazione e la ricerca di futuri concorsi e percorsi abilitanti (come i 60 CFU) basandosi esclusivamente sui nuovi codici unificati.
Per i docenti precari: Le conseguenze sull’aggiornamento delle Graduatorie Provinciali per le Supplenze (GPS)
Per i docenti precari, l’impatto principale dell’accorpamento si è manifestato con l’ultimo aggiornamento delle Graduatorie provinciali per le supplenze (GPS), disciplinato dall’Ordinanza Ministeriale n. 88 del 16 maggio 2024.
In questa occasione, i docenti iscritti in classi di concorso che sono state fuse si sono trovati inseriti in un’unica graduatoria più ampia. La conseguenza più significativa ha riguardato la valutazione del servizio.
Un servizio che prima della riforma era considerato “aspecifico” (e quindi valutato la metà), ora viene riconosciuto come “specifico” all’interno della nuova classe accorpata, con un ricalcolo del punteggio.
Ad esempio, il servizio svolto sulla ex A-22 (scuola media) è ora specifico per la nuova A-12, che comprende anche il secondo grado. Questa novità ha modificato le posizioni in graduatoria, avvantaggiando chi aveva maturato esperienze in entrambi gli ambiti disciplinari ora unificati.

Per i docenti di ruolo: Cosa cambia per la mobilità e le graduatorie interne d’istituto
Per i docenti di ruolo, l’accorpamento delle classi di concorso ha un impatto significativo principalmente sulle procedure di mobilità e sulla formulazione delle graduatorie interne d’istituto.
Un insegnante titolare su una delle classi di concorso ora accorpate (ad esempio, l’ex A-17, Disegno e storia dell’arte) acquisisce automaticamente la titolarità sulla nuova classe accorpata (la nuova A-01, che comprende anche Arte e immagine nella scuola media).
Questo amplia le possibilità nelle domande di trasferimento, poiché il docente può richiedere cattedre in un ambito disciplinare più vasto che include diversi gradi di scuola.
Di riflesso, cambiano anche le graduatorie interne per l’individuazione di eventuali docenti soprannumerari: il personale delle classi accorpate viene inserito in un’unica graduatoria, con il rischio di alterare le posizioni consolidate negli anni precedenti a causa di un bacino di docenti più ampio.
Il Quadro Generale: Classi di Concorso, Abilitazione e Concorsi Pubblici
Comprendere il sistema delle classi di concorso è fondamentale, ma rappresenta solo un tassello del complesso percorso di reclutamento dei docenti.
Per ottenere una cattedra a tempo indeterminato, l’aspirante insegnante deve orientarsi in un quadro normativo che integra tre elementi chiave: la classe di concorso, il percorso di abilitazione all’insegnamento e il superamento di un concorso pubblico.
L’abilitazione, oggi legata ai nuovi percorsi formativi da 60 o 30 CFU, è il titolo che qualifica professionalmente un docente per una specifica classe di concorso.
Il concorso, a sua volta, è la procedura selettiva finale, composta da prove scritte e orali, che permette l’accesso al ruolo.
Questi tre pilastri sono strettamente interconnessi e la loro corretta gestione è indispensabile per costruire una solida carriera nel mondo della scuola.

Il legame con i percorsi di abilitazione (i nuovi 60 CFU)
La classe di concorso e il percorso di abilitazione sono due elementi inscindibili nel nuovo sistema di formazione e reclutamento.
La classe di concorso rappresenta l’obiettivo, ovvero l’ambito disciplinare specifico in cui si vuole insegnare; il percorso universitario e accademico da 60 CFU è lo strumento per ottenere l’abilitazione necessaria per quella stessa classe.
Un aspirante docente, dopo aver individuato la propria CDC in base al titolo di studio, deve iscriversi al relativo percorso abilitante per acquisire le competenze pedagogiche, didattiche e metodologiche richieste.
Il superamento di questo percorso conferisce l’abilitazione all’insegnamento per la specifica classe di concorso, un titolo che non solo è requisito di accesso ai concorsi, ma viene anche valutato ai fini del punteggio.
Come vengono gestite le classi accorpate nelle procedure concorsuali?
Nelle procedure concorsuali, le classi di concorso accorpate vengono gestite attraverso prove unificate che mirano a verificare le competenze del candidato sull’intero spettro disciplinare della nuova classe.
La prova scritta, ad esempio, è unica e computer-based per tutte le classi di concorso e tipologie di posto, con 50 quesiti a risposta multipla che vertono su competenze pedagogiche, psicopedagogiche, didattico-metodologiche, lingua inglese e competenze digitali.
È nella prova orale che la specificità della classe accorpata emerge con maggiore forza.
Durante il colloquio, infatti, la commissione può richiedere al candidato di dimostrare la padronanza dei contenuti e delle metodologie didattiche relative a tutti gli ambiti confluiti nella nuova classe.
Ad esempio, un candidato per la nuova A-12 (Lettere) dovrà essere preparato sia sui programmi della scuola secondaria di I grado (ex A-22) sia su quelli del II grado (ex A-12).

Domande Frequenti (FAQ)
In questa sezione, rispondiamo ad alcuni dei dubbi più comuni relativi alle classi di concorso, alla riforma e alle procedure di reclutamento, per fornire un ulteriore strumento di orientamento pratico.
Che differenza c’è tra Classe di Concorso e Abilitazione all’insegnamento?
La Classe di Concorso (CDC) è il codice che certifica il valore di un titolo di studio per l’insegnamento di una specifica materia. L’Abilitazione è, invece, il titolo professionale che qualifica un docente all’esercizio della professione per quella determinata classe di concorso. In pratica, la CDC è il prerequisito per accedere ai percorsi di abilitazione (come quelli da 60 CFU). Possedere i requisiti per una classe di concorso permette di candidarsi, ma è l’abilitazione che conferisce la piena qualifica professionale, oggi indispensabile per l’accesso ai ruoli.
La mia vecchia classe di concorso è stata accorpata. Quale codice devo usare nelle domande?
Nelle procedure concorsuali e per l’aggiornamento delle graduatorie, è obbligatorio utilizzare esclusivamente il nuovo codice della classe di concorso accorpata, come indicato nella “Tabella A” del DM 255/2023. Ad esempio, un docente che era iscritto nella ex A-22 deve ora fare riferimento alla nuova classe A-12. Utilizzare una denominazione obsoleta potrebbe invalidare la domanda, poiché tutte le piattaforme ministeriali, come il portale InPA, sono aggiornate secondo la nuova normativa.
Ho bisogno di integrare dei CFU se il mio titolo di studio è molto vecchio?
Sì, è molto probabile. I requisiti di accesso alle classi di concorso sono definiti dalla normativa vigente, che richiede non solo il possesso di un determinato titolo di studio (laurea), ma anche un numero specifico di Crediti Formativi Universitari (CFU) in determinati settori scientifico-disciplinari. I titoli conseguiti con il “vecchio ordinamento” spesso non hanno una corrispondenza automatica con i CFU. È, quindi, indispensabile confrontare il proprio piano di studi con le tabelle ministeriali di riferimento per verificare se è necessario sostenere esami integrativi per colmare eventuali debiti formativi e soddisfare pienamente i requisiti.
Posso accedere a più di una classe di concorso con la mia laurea?
Sì, è possibile. Molti percorsi di laurea, specialmente quelli in aree disciplinari ampie come Lettere, Lingue, Scienze o Giurisprudenza, permettono di accedere a più di una classe di concorso. L’accesso a ciascuna classe dipende però dal possesso dei CFU specifici richiesti per ognuna. Ad esempio, una laurea in Lingue e Letterature Straniere può dare accesso sia alla classe di concorso per la lingua specifica (es. Inglese) sia, con le dovute integrazioni, a classi di concorso di area umanistica. È sempre necessario un controllo puntuale del proprio piano di studi rispetto alle tabelle ministeriali.
Dove trovo l’elenco ufficiale e aggiornato di tutte le classi di concorso?
L’elenco ufficiale e aggiornato è contenuto nella “Tabella A” allegata al Decreto Ministeriale 255 del 22 dicembre 2023, che ha introdotto l’ultima riforma con gli accorpamenti. Questo documento è reperibile sul sito ufficiale del Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM). Per quanto riguarda i bandi di concorso e le procedure di candidatura, il punto di riferimento è il Portale Unico del Reclutamento, disponibile all’indirizzo www.inpa.gov.it.
Qual è la differenza pratica tra Classe di Concorso e Posto di Sostegno?
La Classe di Concorso (CDC) definisce la materia o l’insieme di materie che un docente è qualificato a insegnare (ad esempio, Lettere o Matematica). Il Posto di Sostegno, invece, non è legato a una disciplina, ma è un ruolo specifico finalizzato al supporto degli alunni con disabilità. Per accedere al Posto di Sostegno non è sufficiente una classe di concorso, ma è richiesto il conseguimento di un apposito titolo di specializzazione, come il TFA Sostegno.
Possedere la laurea è sufficiente per accedere a una Classe di Concorso?
Non sempre. Oltre al titolo di studio (laurea), è indispensabile verificare di possedere tutti i Crediti Formativi Universitari (CFU) richiesti dalle tabelle ministeriali per quella specifica classe di concorso. Molti percorsi di laurea, pur essendo validi come titolo d’accesso, necessitano di integrazioni con esami specifici per raggiungere il numero di crediti richiesti in determinati settori scientifico-disciplinari.
La mia vecchia classe di concorso è stata accorpata. Il mio titolo di studio è ancora valido?
Sì. La riforma del 2024 ha introdotto una “clausola di salvaguardia” che tutela i diritti acquisiti. Se un candidato possedeva già i requisiti per accedere a una classe di concorso secondo le vecchie regole, il suo titolo di studio resta valido per accedere alla nuova classe di concorso accorpata, senza la necessità di integrare ulteriori esami.
Come funzionano gli accorpamenti e quali sono le conseguenze pratiche?
L’accorpamento unisce due o più classi di concorso affini in un unico nuovo codice. Ad esempio, le ex classi A-12 (Lettere II grado) e A-22 (Lettere I grado) sono state fuse nella nuova A-12. In pratica, questo significa che un docente abilitato per la nuova A-12 può insegnare sia nella scuola secondaria di primo grado sia in quella di secondo grado, ampliando le proprie opportunità professionali e partecipando a procedure concorsuali unificate.
In che modo la riforma ha inciso sul punteggio dei docenti precari nelle GPS?
L’impatto principale per i docenti precari ha riguardato la valutazione del servizio nelle Graduatorie provinciali per le supplenze (GPS). Un servizio che prima della riforma era considerato “aspecifico” (e, quindi, valutato la metà), con l’accorpamento è diventato “specifico”. Ad esempio, il servizio svolto sulla ex A-22 (scuola media) è ora specifico per la nuova A-12. Ciò ha portato a un ricalcolo dei punteggi, modificando le posizioni di molti docenti in graduatoria.
Come vengono testati i candidati nei concorsi per le classi di concorso accorpate?
Le procedure concorsuali per le classi accorpate sono unificate. Generalmente, la prova scritta è unica e verte su competenze pedagogiche, metodologiche e digitali comuni a tutti i candidati. È durante la prova orale che viene testata la competenza del candidato sull’intero spettro disciplinare della nuova classe. Ad esempio, a un candidato per la nuova A-01 (Arte) potrebbe essere richiesto di dimostrare padronanza di contenuti e metodologie sia per la scuola media sia per quella superiore.



