Periodi prolungati di assenze a scuola comportano, di conseguenza, la non ammissione alla classe successiva: un problema, questo, persistente e preoccupante all’interno del sistema scolastico, con effetti particolarmente evidenti negli istituti tecnici e professionali.
Il report ministeriale relativo all’anno scolastico 2022/2023 ha messo in luce come il 2,7% degli studenti delle scuole secondarie non abbia raggiunto la soglia minima di presenze, obbligatoria per proseguire il percorso didattico.
L’analisi si concentra non solo sui numeri, ma anche sulle cause alla base dell’assenteismo, evidenziando una duplice forma di dispersione scolastica, esplicita e implicita, che influisce profondamente sul diritto allo studio.
SOMMARIO
ToggleObblighi di frequenza e implicazioni per il percorso formativo
Le norme vigenti stabiliscono che la frequenza regolare, corrispondente ad almeno i tre quarti del monte ore annuale previsto dal curricolo, è fondamentale per la validità dell’anno scolastico e per l’ammissione alla classe successiva o agli esami di Stato.
In assenza di questa soglia minima, anche in presenza di un buon rendimento, lo studente rischia di non essere ammesso, a meno che il consiglio di classe, sulla base di documentazione medica o altre situazioni eccezionali, decida diversamente.
Il quadro normativo di riferimento sottolinea come la frequenza non sia solo un obbligo formale, ma un elemento essenziale per garantire un percorso educativo coerente e completo.
Parallelamente, il fenomeno della dispersione scolastica si manifesta in due forme: quella esplicita, in cui lo studente abbandona il percorso formativo, e quella implicita, che si concretizza con una frequenza irregolare e un accumulo elevato di assenze.
Quest’ultima, spesso correlata a problematiche familiari, difficoltà socio-economiche o mancanza di motivazione, incide negativamente sullo sviluppo personale e sulle opportunità future degli studenti.
Dati segmentati per tipologia di istituto
Il report ministeriale fornisce una panoramica dettagliata, evidenziando differenze significative tra le varie tipologie di istituti.
Nei licei, il fenomeno risulta contenuto, con una media dello 0,6% di studenti non ammessi a causa delle assenze. Tuttavia, si riscontrano anomalie nei licei artistici, dove il tasso sale al 3,1% nel primo anno, mentre negli altri indirizzi la percentuale si mantiene tra lo 0,5% e lo 0,6%.
Nei percorsi tecnici ed economici, il problema si fa più marcato: i dati evidenziano percentuali del 3,8% per i percorsi economici e del 3,3% per quelli tecnologici, con picchi particolarmente elevati nel primo anno (4,2% e 3,5% rispettivamente), a indicare le difficoltà di adattamento al passaggio dalla scuola media.
La situazione risulta ancora più critica negli istituti professionali, dove il tasso di studenti bocciati per assenze raggiunge il 7,4% complessivo, equivalendo a circa 1 studente su 14.
Tale percentuale si attesta al 7,8% nel primo anno e rimane elevata nelle classi successive, con il 6,8% al secondo anno, il 7,3% al terzo e il 7,6% al quarto anno.
I dati evidenziano come, in ambito professionale, il mancato rispetto del monte ore previsto rappresenti una sfida significativa per il sistema educativo, con ripercussioni che vanno ben oltre il mero aspetto didattico.
Cosa è auspicabile fare
L’analisi dei dati ministeriali conferma l’urgenza di intervenire su più fronti per contrastare l’assenteismo e ridurre la dispersione scolastica.
Rafforzare il sostegno agli studenti in difficoltà, migliorare la comunicazione tra scuola e famiglie e adottare strategie mirate sono passi fondamentali per garantire il diritto allo studio e un percorso formativo efficace per tutti.
Rimane fondamentale monitorare costantemente la situazione per implementare politiche educative che possano rispondere adeguatamente alle esigenze di ogni studente.