Un prete 50enne, docente di Religione di una scuola Secondaria di secondo grado in provincia di Lecce, è stato condannato a due anni di reclusione – con sospensione della pena – per violenza privata e molestie nei confronti di alcune studentesse e colleghe tra il 2015 e il 2019 dal giudice monocratico del Tribunale di Lecce, Annalisa De Benedictis. Archiviate, invece, le accuse di violenza sessuale e falso.
SOMMARIO
ToggleGli atti di molestia e le conseguenze legali
Le indagini hanno portato alla luce una serie di comportamenti inaccettabili da parte del docente, il quale, secondo il decreto di giudizio immediato, ha abusato della propria posizione per compiere atti non graditi.
In particolare, il sacerdote avrebbe rivolto frasi inappropriate a studentesse e colleghe, come “Sei la luce dei miei occhi” o “Assomigli a una brasiliana”, accompagnate da atteggiamenti che hanno generato disagio e imbarazzo.
Tali comportamenti si sono verificati sia nei corridoi della scuola sia in contesti più riservati, come l’ufficio del docente.
Due episodi specifici hanno portato alla condanna.
Nel primo, il prete ha compiuto un gesto scorretto avvicinando il proprio viso a quello di una studentessa, dopo averla convocata nel suo ufficio con parole che l’hanno messa in evidente difficoltà.
Nel secondo caso, il docente ha esercitato pressioni su una madre affinché la figlia fosse iscritta nella sua sezione, minacciando ripercussioni negative in caso di rifiuto.
La studentessa coinvolta ha subito ulteriori umiliazioni, con insulti quali “sei una capra” e “una handicappata”, nonostante la presentazione di una certificazione medica per disturbi specifici dell’apprendimento (DSA).
Le pressioni del docente hanno influito sulla bocciatura della ragazza, che tuttavia è riuscita a diplomarsi e a proseguire gli studi universitari, ottenendo un risarcimento di 10.000 euro.
Le indagini e le testimonianze
Le autorità hanno raccolto testimonianze dettagliate da parte delle persone offese, che hanno riferito di contatti fisici non graditi, come baci e carezze, e di frasi che, pur apparentemente gentili, risultavano inappropriate e imbarazzanti.
Tuttavia, durante il processo, alcune studentesse hanno cercato di ridimensionare gli episodi, un fenomeno che potrebbe essere legato alla pressione psicologica subita o al timore di ripercussioni.
Inizialmente, le accuse includevano anche ipotesi di abusi sessuali, poi archiviate, ma il quadro emerso ha comunque confermato un clima di terrore e prevaricazione.
Implicazioni normative e deontologiche: violazione dei doveri professionali
Il comportamento del docente rappresenta una chiara violazione dei doveri deontologici previsti dal Codice di comportamento dei dipendenti pubblici (DPR 62/2013), che all’articolo 4 impone il rispetto della dignità e della libertà personale di colleghi e utenti.
Inoltre, la condotta del sacerdote contravviene alle disposizioni del Testo Unico sull’Istruzione (D.lgs. 297/1994), che sottolinea l’obbligo per il personale scolastico di garantire un ambiente educativo sicuro e rispettoso.
La necessità di meccanismi di tutela
Il caso solleva interrogativi sulla necessità di rafforzare i protocolli di prevenzione e gestione delle molestie nelle scuole.
Le istituzioni scolastiche devono dotarsi di strumenti adeguati per identificare e affrontare tempestivamente situazioni di abuso di potere.
A tal proposito, il Piano Triennale dell’Offerta Formativa (PTOF) potrebbe includere percorsi formativi obbligatori per il personale, con l’obiettivo di sensibilizzare su temi quali il rispetto dei confini personali e la gestione etica delle relazioni con gli studenti.
Impatto sul sistema educativo: la sicurezza degli studenti come priorità
Gli episodi in questione mettono in evidenza l’urgenza di garantire un ambiente scolastico sicuro, in cui gli studenti possano apprendere senza timore di pressioni o molestie.
La scuola, come previsto dalla Legge 107/2015 (La Buona Scuola), deve essere un luogo di crescita e inclusione, dove ogni alunno abbia la possibilità di sviluppare il proprio potenziale senza subire discriminazioni o abusi.
Formazione e sensibilizzazione del personale
Le scuole italiane devono investire nella formazione del personale, non solo in ambito didattico, ma anche in materia di etica professionale e gestione delle dinamiche relazionali.
Programmi di aggiornamento, come quelli promossi dal Ministero dell’Istruzione e del Merito attraverso il Piano Nazionale di Formazione (PNF), possono rappresentare un valido strumento per prevenire situazioni analoghe.
La condanna del docente di religione segna un passo importante nella lotta contro gli abusi di potere nel contesto scolastico, ma evidenzia anche la necessità di interventi strutturali per proteggere studenti e personale.
Le istituzioni educative sono chiamate a promuovere una cultura del rispetto e della trasparenza, attraverso normative più stringenti e percorsi formativi mirati. Solo così sarà possibile garantire che la scuola rimanga un luogo di apprendimento e crescita, libero da ogni forma di prevaricazione.