È finalmente arrivata la notizia tanto attesa da moltissimi aspiranti docenti che vogliono formarsi sul sostegno agli alunni con disabilità: il X ciclo del percorso di specializzazione TFA partirà in Primavera. Lo ha annunciato il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara.
Modalità d’accesso e prove di selezione
Il decimo ciclo del TFA Sostegno partirà, dunque, a breve e parallelamente all’avvio dei corsi INDIRE, destinati a chi possiede almeno tre anni di servizio sul sostegno o la specializzazione ottenuta all’estero.
Soffermandoci sulle modalità di accesso al TFA sostegno, è quasi certo che – come gli scorsi anni – le prove si articoleranno in una preselettiva, un test scritto e un colloquio orale.
Il sistema di valutazione, che prevede l’ammissione di un numero di candidati pari al doppio dei posti disponibili per ogni Ateneo, garantisce una selezione accurata e trasparente, in linea con gli standard richiesti dalle istituzioni formative.
Percorsi INDIRE e requisiti per la specializzazione
Parallelamente al percorso tradizionale, è previsto lo svolgimento dei percorsi INDIRE, rivolti a docenti con almeno tre anni di servizio su posto specifico o a chi possiede una specializzazione conseguita all’estero e non riconosciuta automaticamente.
I percorsi – oggetto di forti controversie da parte dei docenti specializzati tramite classico percorso di specializzazione TFA – sono stati introdotti dal DL 74/2024 e convertiti in legge il 29 luglio 2024.
I corsi INDIRE dovrebbero concludersi entro il 31 dicembre 2025, sebbene sia probabile l’avvio di più cicli per soddisfare la domanda.
Corsi per docenti con tre anni di servizio
I percorsi riservati agli insegnanti che hanno accumulato almeno tre anni di servizio su posti di sostegno negli ultimi cinque anni prevedono 40 crediti formativi universitari (CFU) o ECTS per i corsi INDIRE.
Le lezioni sono prevalentemente online e è previsto un esame finale in presenza. La durata minima è fissata in quattro mesi, con un costo massimo di 1.500 euro.
Il punto più controverso è la possibilità di considerare assolto il tirocinio grazie all’esperienza pregressa. La scelta viene vista come un pericoloso abbassamento degli standard formativi, soprattutto se confrontata con il TFA, che impone rigorosi tirocini in presenza.
Inoltre, il limite di assenze fissato al 10% e la modalità online per la maggior parte delle lezioni fanno temere che l’efficacia formativa sia significativamente ridotta.
Percorsi facilitati per i titoli esteri
Altrettanto divisivi sono i percorsi riservati ai docenti che hanno ottenuto la specializzazione per il sostegno all’estero, che possono accedere a corsi di 36 o 48 crediti, a seconda della loro esperienza in Italia, purché rinuncino alle istanze di riconoscimento e ai contenziosi pendenti.
Il titolo estero deve essere stato acquisito presso un’università legalmente accreditata o un altro organismo autorizzato e deve avere una durata minima di 1500 ore oppure prevedere il conseguimento di almeno 60 crediti formativi universitari (CFU).
Sul fronte dei crediti richiesti, il percorso prevede 48 crediti per coloro che non hanno almeno un anno di servizio su posti di sostegno in Italia, includendo 12 crediti per il tirocinio obbligatorio in presenza presso scuole di diverso grado.
Al contrario, per chi ha già maturato almeno un anno di servizio specifico, i crediti necessari scendono a 36 e il tirocinio viene considerato già assolto.
Il sistema di crediti varia a seconda dell’ente erogatore: le università utilizzano i CFU, mentre l’INDIRE adotta gli ECTS, ma in entrambi i casi l’esame finale è obbligatorio.
Non è prevista una durata minima obbligatoria per questi corsi. Per quanto riguarda i costi, il limite massimo è di 1.500 euro per i percorsi da 48 crediti, mentre quelli da 36 crediti non possono superare i 900 euro.
Le cifre hanno sollevato ulteriori polemiche, considerando le differenze significative rispetto ai costi sostenuti dai docenti specializzati tramite il TFA, che ritengono ingiusto il trattamento agevolato per i colleghi con titolo estero.
Le critiche dei docenti specializzati tramite TFA
Il malcontento più forte verso l’attivazione dei percorsi INDIRE proviene, dunque, dai docenti che hanno conseguito la specializzazione tramite TFA, percorso noto per la sua selettività e complessità.
A differenza dei nuovi corsi semplificati, il TFA prevede un rigoroso test d’ingresso, un lungo periodo di tirocinio in presenza e numerosi esami intermedi.
L’idea che bastino pochi mesi di lezioni online per ottenere la stessa qualifica appare, agli occhi di molti, come un evidente tentativo di risolvere l’emergenza docenti senza badare alla qualità della preparazione.
Ultimo aspetto non di poco conto è che il titolo rilasciato da INDIRE non è equiparato a quello universitario, risultando utilizzabile solo a livello nazionale.