Nella mattinata di ieri, 11 gennaio 2023, è apparsa una scritta pesante davanti alla sede INAIL di Milano. La parola Vergogna è in bianco, a caratteri cubitali, per rimarcare lo stato d’animo di molti.
L’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro, infatti, ha deciso di non risarcire la famiglia di Giuliano de Seta. Lo studente in questione aveva trovato la morte lo scorso settembre svolgendo uno stage di alternanza scuola-lavoro.
La rivendicazione di una morte bianca
La morte bianca indica un incidente mortale che si verifica sul posto di lavoro. Eppure tale circostanza, sempre deprecabile, dovrebbe essere maggiormente scongiurata se riferita a giovani studenti.
Nonostante ciò, Giuliano De Seta ha smesso di vivere a causa della sciagura avvenuta nell’azienda BC Service di Noventa di Piave. Nondimeno, l’INAIL ha deciso di non risarcire la famiglia del ragazzo scomparso in maniera prematura.
La spiegazione ha del paradossale. Infatti, i cari del diciottenne non meriterebbero alcun indennizzo a causa della mancanza di qualifiche dello stesso de Seta.
Appurato ciò, nella mattinata di ieri è comparsa una scritta, con la parola Vergogna, davanti la sede INAIL di Milano. A rivendicare l’atto è stata la Rete Studentə Milano, proprio come atto di viva protesta per le decisioni prese.
Una strage silenziosa
L’ANSA riferisce come sia stata presa di mira anche la targa dell’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro.
Quest’ultima è stata imbrattata con della vernice rossa. Sempre all’ANSA tocca il compito di riportare le esatte parole della Rete Studentə Milano.
Infatti, il gruppo ha affermato che «le tre morti sul lavoro che si verificano ogni giorno in Italia, oltre ai tre studenti morti in stage, non sono morti bianche, bensì posseggono dei mandanti ben precisi: da Confindustria a Mario Draghi, dall’INAIL a Valditara – hanno scritto – , tasselli che compongono il mosaico di un sistema ora più che mai schiavo del profitto e del tutto disinteressato al capitale umano utilizzato per generarlo. Non si può morire di scuola».