Papà nasconde un registratore nello zaino della figlia: accuse di abuso dei mezzi di correzione in una scuola vicino Roma

Bimba che va a scuola con lo zaino

Il papà di una bambina, che frequenta la classe quinta di una scuola primaria vicino Roma, ha nascosto un piccolo registratore nello zaino della figlia per documentare le conversazioni in classe e raccogliere prove che potessero confermare le sue supposizioni. 

Le registrazioni, che emergono nel corso di un’indagine, hanno portato il papà a sporgere denuncia contro il corpo docente per abuso dei mezzi di correzione e umiliazioni

Cosa è accaduto

La vicenda inizia il 12 febbraio, quando una bambina – il cui nome è stato reso anonimo – fa ritorno a casa con evidenti segni di violenza: il volto livido, segni intorno all’occhio, graffi sul naso e un morso al polso. 

La piccola viene immediatamente portata al pronto soccorso dell’ospedale Bambino Gesù della Capitale, dove riceve le cure necessarie e una prognosi di cinque giorni

Secondo quanto riferito dalla bambina stessa, l’incidente sarebbe scaturito da un litigio con una compagna, a seguito del quale le insegnanti non avrebbero offerto supporto, reagendo in modo eccessivo. 

Con l’intento di fare luce sulla verità, il padre ha deciso di posizionare un registratore all’interno dello zaino, presentandolo alla figlia come un “portafortuna” sotto forma di ciondolo.

Il 18 febbraio, il dispositivo cattura una conversazione in cui una delle insegnanti afferma: “Il mio modo di stare qui è quello di farvi fare pace. A volte ci sono reazioni che diventano incontrollabili, io credo che la tua compagna sia scoppiata, anche se tu in quel momento non le avevi fatto nulla. Ha subito da te diverse cose in questi anni.” 

Queste parole, insieme a ulteriori commenti che riguardano la restituzione di penne e il divieto di chiedere materiale scolastico o merenda, hanno portato il padre a denunciare un presunto abuso da parte delle maestre.

La denuncia 

Dopo le registrazioni, il padre ha proceduto a denunciare ufficialmente le insegnanti per abuso dei mezzi di correzione. 

Nella denuncia si legge che, tra le 11:30 e le 12:30 della stessa mattina, la bambina sarebbe stata pubblicamente umiliata da tre insegnanti davanti all’intera classe. 

In precedenza, il padre aveva tentato di affrontare la questione in sede scolastica, ma avrebbe riscontrato un evidente tentativo di insabbiare l’accaduto e giustificare il comportamento del corpo docente. 

Nonostante le accuse di violazione della privacy, il genitore ha sostenuto che la registrazione è stata effettuata esclusivamente per proteggere la figlia e non è mai stata diffusa.

Il difficile equilibrio tra tutela della privacy e protezione genitoriale

Il caso evidenzia anche il difficile equilibrio tra la tutela della privacy e il dovere dei genitori di proteggere i propri figli

Da un lato, l’impiego di registrazioni nascoste solleva interrogativi etici riguardanti la violazione della riservatezza, mettendo in discussione i limiti da non superare in ambito privato. 

Dall’altro, il gesto del padre, seppur controverso, nasce dalla necessità di difendere la propria figlia da presunti maltrattamenti. 

La vicenda invita a una riflessione profonda sull’importanza di rivedere le pratiche disciplinari nelle scuole, cercando di conciliare la necessità di protezione dei minori con il rispetto dei diritti alla privacy.

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