Programmazione differenziata

Programmazione differenziata

Il mondo della scuola odierna presenta numerose sfaccettature. Tra di esse rientra la programmazione differenziata che deve essere attuata solo in particolari casi.

La didattica inclusiva, infatti, inserisce al proprio interno molteplici soggetti. Ognuno di essi ha le proprie caratteristiche e le proprie esigenze.

Da qui, la nascita dell’integrazione scolastica. Un approccio educativo che mette al centro gli studenti, sia con le loro difficoltà che con il loro potenziale. Si tratta di una visione molto diversa da quella degli anni passati, in cui il focus era posto sulla trasmissione di contenuti nozionistici da parte del docente.

Per raggiungere questo obiettivo, però, è necessario l’intervento di un professionista. Esso si palesa nel docente di sostegno, che accompagna gli studenti con Bisogni Educativi Speciali (BES) lungo il cammino dell’istruzione.

In tutto ciò, la programmazione differenziata occupa una posizione di rilievo. Per questo bisogna soffermarsi in maniera adeguata su tale argomento.

Cosa prevede la programmazione differenziata

Il docente di sostegno, tra le altre cose, deve occuparsi della programmazione differenziata. Con la suddetta dicitura si va a intendere un’educazione specifica per il singolo alunno.

Quest’ultimo, al contrario del resto della classe, non deve raggiungere degli obiettivi minimi che siano conformi ai programmi ministeriali. Infatti, il discente in questione deve acquisire dei traguardi educativi che si discostano da quelli del resto della classe.

La programmazione differenziata, inoltre, viene attuata all’interno della scuola secondaria di II grado. Per gli studenti con disabilità, infatti, i docenti di sostegno sono tenuti a mettere in atto il Piano Educativo Individualizzato (PEI).

Quando il PEI si allontana in maniera eccessiva dall’impostazione didattica del resto della classe si attua la programmazione differenziata. L’alunno in esame, dunque, non può conseguire il titolo di studio per cui concorre.

Solitamente questo tipo di soluzione viene messa in pratica nei casi di disabilità cognitiva di una certa rilevanza. La famiglia dello studente, ovviamente, deve essere informata di questa decisione. Inoltre, ha la possibilità di opporsi alla stessa.

Se ciò avviene, il soggetto continuerà a seguire il proprio PEI. Inoltre, potrà continuare a beneficiare della presenza del docente di sostegno e di tutte le tutele del caso. Ciononostante, la valutazione nei suoi riguardi avverrà in base ai criteri adoperati per il resto della classe.

Chi segue la programmazione differenziata alla fine dell’anno verrà ammesso all’anno scolastico successivo. Nei fatti, però, non viene riconosciuto come promosso.

Da qui, dunque, l’impossibilità di ottenere il diploma. Alla fine del ciclo di studi, quindi, possono svolgere gli esami per ricevere un attestato delle competenze acquisite.

Chi deve metterla in pratica

Non resta che soffermarsi su un ultimo dettaglio. Chi decide la programmazione differenziata? A prendere questa disposizione è sostanzialmente il Consiglio di Classe.

È evidente che questa strada non possa in alcun modo essere imboccata con semplicità. Inoltre, come è già stato sottolineato in precedenza, il Consiglio di Classe deve immediatamente avvisare la famiglia del ragazzo. Infatti, deve riceverne l’assenso.

Oltre a ciò, la programmazione differenziata è stilata da ogni docente del C.d.C. per ogni singola materia. Ciò deve avvenire con la costante interazione con l’insegnante di sostegno a cui è affidato l’allievo.

Un lavoro di gruppo, quindi, che non può essere preso alla leggera da quanti operano nella scuola. Per questo motivo deve essere assimilato anche da coloro che vogliono aderire al TFA Sostegno 2023.

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