Ennesima beffa per i docenti vincitori del concorso PNRR 1: pur avendo ottenuto l’abilitazione entro il 2024, si vedono sbarrata la strada verso l’immissione in ruolo a causa di un’interpretazione normativa assurda, che li costringe a rinviare l’anno di prova al 2025/26.
Un ritardo ingiustificato che li condanna a un’ulteriore precarietà, mentre le scuole continuano a soffrire la carenza cronica di insegnanti stabili. La questione è arrivata in Parlamento grazie all’intervento di Alleanza Verdi e Sinistra, ma il Ministero dell’Istruzione resta in silenzio.
Nel frattempo, la Commissione Europea ha avviato una procedura di infrazione contro l’Italia per il trattamento vergognoso riservato ai precari della scuola.
Il Sindacato Unicobas Cosenza denuncia un’ingiustizia palese e chiede un intervento immediato: i docenti hanno vinto un concorso, sono abilitati e hanno il diritto di essere stabilizzati subito, senza ulteriori ostacoli burocratici. Leggiamo il comunicato.
Il comunicato del sindacato Unicobas di Cosenza
“Vincitori concorso PNRR1 ESCLUSI dall’anno di prova, nuova interrogazione parlamentare per risolvere la questione che coinvolge numerosi docenti vincitori del concorso DDG 2575 (PNRR 1), che, nonostante abbiano ottenuto l’abilitazione entro il 2024, si ritrovano con un contratto a tempo determinato per l’anno scolastico 2024/25.
Una vicenda grottesca e a dir poco ridicola esistente solo in Italia. Si tratta di docenti vincitori di un concorso, il PNRR 1 2023, ma costretti a rimandare l’anno di prova all’ anno scolastico 2025- 2026. A causa di un’interpretazione normativa viene loro negata la possibilità di svolgere l’anno di prova e di accedere alla mobilità prevista dal CCNI 2025.
Il 21 febbraio 2025, l’On. Elisabetta Piccolotti, Francesca Ghirra e Marco Grimaldi di Alleanza Verdi e Sinistra, hanno presentato un’interrogazione al Ministero dell’Istruzione e del Merito, chiedendo un intervento urgente per garantire a tutti i vincitori del concorso con abilitazione entro il 31 dicembre 2024 la possibilità di svolgere l’anno di prova già nel 2024/25.
L’obiettivo è di evitare il ritardo nella stabilizzazione dei docenti, causato da un’applicazione restrittiva della normativa. L’interrogazione evidenzia la disparità di trattamento creata dalla Nota MIM n. 202382 del 26 novembre 2024, che di fatto esclude centinaia di vincitori di concorso dall’immissione in ruolo immediata, posticipandola al 2025/26. 2
Il Decreto Legislativo 59/2017 stabilisce che: Art. 13.2: una volta ottenuta l’abilitazione, i docenti sono assunti a tempo indeterminato e sottoposti al periodo di prova. Art. 18-bis, comma 4: i vincitori del concorso, dopo aver integrato i CFU/CFA mancanti e superato la prova finale del percorso universitario, vengono assunti a tempo indeterminato e svolgono il periodo di prova e con il Decreto Legge 71/2024 ha prorogato le assunzioni fino al 10 dicembre 2024, inoltre, la Nota MUR n. 9171 ha esteso il termine per il completamento dei percorsi abilitanti a novembre-dicembre 2024.
Ciò significa che i docenti assunti entro il 10 dicembre e abilitati entro il 2024 dovrebbero essere stabilizzati. Ma qui casca l’asino, ed ecco che con Nota MIM n. 202382 del 26-11-2024 impone che i docenti vincitori senza abilitazione all’atto dell’assunzione debbano attendere fino al 2025/26 per svolgere il periodo di prova, anche se l’abilitazione viene conseguita entro l’anno corrente. Le conseguenze della mancata stabilizzazione.
Disparità di trattamento: alcuni docenti hanno firmato un contratto a tempo indeterminato solo per una questione di tempistiche amministrative, mentre altri – pur avendo lo stesso percorso – sono stati esclusi.
Prolungata precarietà: centinaia di vincitori e abilitati nei tempi previsti si vedono negato il passaggio al ruolo stabile, in contrasto con gli obiettivi del PNRR e con le indicazioni della Commissione Europea, che ha già avviato una procedura di infrazione contro l’Italia per la discriminazione nei confronti degli insegnanti precari. Le richieste al Ministero dell’Istruzione e del Merito.
L’interrogazione di Alleanza Verdi e Sinistra si aggiunge a quella presentata il 9 Gennaio 2024 dall’On. Rita Dalla Chiesa (Forza Italia), che chiedeva la trasformazione dei contratti a 3 tempo determinato in contratti a tempo indeterminato a partire dalla data di acquisizione dei CFU/CFA mancanti.
A queste iniziative si affiancano: La proposta emendativa 9.05 al Decreto Emergenze, poi ritirata prima della votazione del 14 febbraio 2024. Le pressioni delle sigle sindacali, che hanno chiesto al MIM una soluzione immediata. L’impegno di diversi parlamentari, tra cui l’On. Cangiano, favorevoli a una revisione della normativa.
Resta ora da vedere se il Ministero accoglierà le richieste e interverrà per sanare l’anomalia, evitando un’ingiusta penalizzazione per centinaia di docenti, pur essendo regolarmente abilitati e vincitori di concorso a prorogare ancora di un anno il precariato, nonostante la Corte europea sul rinnovo sistematico dei contratti a tempo determinato stabilisce che dopo tre supplenze annuali un docente (o un ausiliare tecnico amministrativo) deve essere assunto a tempo indeterminato.
A tal fine si fa presente che la Commissione Europea ha avviato la procedura di infrazione inviando una lettera di diffida formale alle autorità italiane nel luglio 2019, seguita da un’ulteriore lettera di diffida formale nel dicembre 2020 e da un parere motivato nell’aprile 2023.
La decisione di deferire il caso alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea segue le lamentele espresse nel parere motivato, alle quali l’Italia non ha risposto in modo sufficiente rispetto alle preoccupazioni della Commissione. Saranno oggetto di ulteriore valutazione e possibile azione future le lamentele riguardanti la mancanza di misure efficaci per penalizzare e risarcire l’abuso dei contratti a tempo determinato.
Il numero di docenti precari in Italia oscilla tra 165.000, secondo il Ministro dell’Istruzione e del Merito, e 250.000, secondo i sindacati, su un totale di 943.000 insegnanti. 4 L’età media di ingresso nel ruolo è di 45 anni, facendo degli insegnanti italiani tra i più “anziani” d’Europa, con oltre la metà del corpo docente sopra i 50 anni, contro una media OCSE del 37%.
Nonostante l’elevato numero di precari, le scuole si trovano a fronteggiare una grave carenza di insegnanti, in particolare nelle materie scientifiche, nonché italiano e Insegnanti di Scuole Materne e Elementari. L’esaurimento delle graduatorie, anche di istituto, ha costretto le scuole ad avviare la ricerca di supplenti attraverso un nuovo sistema, introdotto a maggio, denominato interpello.
L’interpello sostituisce il precedente sistema delle MAD e prevede che siano le scuole stesse a pubblicare online gli annunci per le supplenze, raccogliendo le candidature degli aspiranti supplenti. Possono rispondere all’appello sia insegnanti abilitati, sia neolaureati o studenti.
La Commissione Europea ritiene che gli sforzi compiuti finora dalle autorità italiane siano insufficienti e ha pertanto deciso di adire la Corte di Giustizia. La decisione rappresenta un nuovo richiamo per l’Italia a rivedere la propria normativa sul lavoro a termine nelle scuole, al fine di garantire condizioni di lavoro eque e non discriminatorie per tutto il personale.
Già nei giorni scorsi, l’Unione Europea era intervenuta sul tema con il caso di Alessio Giaccone, docente idoneo al concorso 2020, che aveva deciso di interpellare direttamente la Commissione UE per chiarire le incertezze legate alle procedure concorsuali previste dal PNRR. Giaccone aveva espresso preoccupazione per la priorità accordata ai vincitori del concorso PNRR rispetto ai circa 30.000 docenti già idonei in attesa di assunzione, chiedendo chiarimenti sul significato di “essere idoneo” pur non ottenendo l’immissione in ruolo.
La Commissione Europea, nella sua risposta, ha affermato che il PNRR prevede una riforma progressiva del reclutamento degli insegnanti, volta a ridurre il precariato, ribadendo che il diritto comunitario impone agli Stati membri di adottare misure efficaci per prevenire l’abuso dei contratti a tempo determinato. La Commissione aveva inoltre ricordato l’avvio di una procedura di infrazione contro l’Italia per l’abuso di contratti a termine nel pubblico impiego.
Tuttavia, la Commissione aveva precisato di non avere competenza diretta per imporre all’Italia specifiche modalità di assunzione degli insegnanti. La scelta di come ottemperare agli obblighi comunitari in materia di contratti a termine spetta ai singoli Stati membri, così come l’organizzazione dei sistemi educativi.
L’UE, in questo ambito, può solo svolgere un ruolo di supporto, coordinamento e integrazione delle azioni nazionali. Nel frattempo, il governo italiano, tramite la sottosegretaria Paola Frassinetti, aveva ribadito l’impegno a dialogare con la Commissione Europea per ottenere maggiore flessibilità sulla riforma del reclutamento prevista dal PNRR, al fine di favorire la continuità didattica e offrire maggiori opportunità ai docenti precari.
La sottosegretaria aveva spiegato che il vincolo imposto dal precedente governo con la Commissione, che prevede l’assunzione di 70.000 docenti tramite i concorsi PNRR, ha limitato le possibilità di assunzione nel 2023. Grazie alla negoziazione di una maggiore flessibilità, il Ministero aveva ottenuto una proroga del target assunzionale 2024-2026, consentendo di riservare il concorso 2023 ai precari e di assumere parte degli idonei dei concorsi precedenti.
Il decreto Salva Infrazioni: Nelle settimane scorse, il governo era intervenuto sul tema con il Decreto Salva Infrazioni, che introduce importanti novità per i precari della scuola, raddoppiando l’indennizzo spettante in caso di abuso di contratti a termine. 6 Per il settore pubblico, l’articolo 12 del decreto Salva infrazioni modifica l’articolo 36 del decreto legislativo 165/2001, stabilendo che, in caso di abuso di contratti a termine, il giudice dovrà stabilire un’indennità compresa tra 4 e 24 mensilità dell’ultima retribuzione di riferimento per il calcolo del TFR.
L’importo dell’indennizzo sarà determinato in base alla gravità della violazione, considerando il numero di contratti a termine stipulati e la durata complessiva del rapporto. Ma per ottenere il risarcimento è necessario presentare ricorso al giudice del lavoro. La platea dei potenziali beneficiari è rappresentata dai docenti e dal personale ATA che hanno superato i 36 mesi di servizio con contratti a termine. Però, l’indennizzo da 4 a 24 mesi per i precari storici dovrà essere stabilito da un giudice.
La risposta di Valditara è stata: “Prendo atto della decisione della Commissione europea che ha deferito l’Italia alla Corte di giustizia europea perché si riducano le condizioni per il ricorso dei contratti a termine e affinché i docenti precari abbiano gli stessi scatti di anzianità degli insegnanti di ruolo, in nome di una piena parificazione dei diritti. Abbiamo sottoposto da tempo alla Commissione la necessità di rivedere il sistema di reclutamento dei docenti italiani previsto da un’intesa fra la Commissione e il precedente governo, superando le rigidità della riforma PNRR che creano un’oggettiva discriminazione a danno dei docenti precari e non tengono conto dei numeri del precariato che sono cresciuti negli scorsi anni.
Attendiamo quindi fiduciosi che la parificazione dei diritti possa essere estesa ora anche alle forme di reclutamento”. Tanto dichiarato dal Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. “In relazione alla decisione della Commissione europea sul precariato va detto che questo Governo è impegnato per risolvere questo annoso problema. I diritti dei precari vanno difesi anche adottando misure più flessibili che possano coesistere con la riforma del PNRR.
Non è con le sterili polemiche dell’opposizione che si può risolvere questa complessa questione che da tanto tempo è uno dei maggiori problemi della scuola italiana”, questo quanto dichiara il Sottosegretario all’Istruzione e al Merito, Paola Frassinetti.
Anief chiede soluzioni concrete al Governo. “Dopo dieci anni dalla prima sentenza della Corte di Giustizia Europea, la Commissione Europea deferisce nuovamente l’Italia alla Corte a seguito delle denunce presentate da Anief presso le istituzioni europee, il Comitato Europeo dei Diritti Sociali e il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa”, così ci fa sapere Marcello Pacifico, presidente Anief. “Questo deferimento, supportato anche da diverse sentenze ottenute dai legali Anief sulla discriminazione dei precari rispetto al personale di ruolo, ora deve obbligatoriamente portare a una soluzione concreta e Anief ha proposto emendamenti al decreto Salva infrazioni, che dovranno essere approvati”.
“Un chiaro richiamo al Governo, ora serve un intervento legislativo” Rua Uil Scuola. “Ancora una volta la Corte Europea ha chiesto all’Italia di intervenire per il personale precario sulla progressione retributiva incrementale basata sui periodi di servizio a tempo determinato.
Si tratta di una discriminazione rispetto ai docenti assunti a tempo indeterminato, che invece hanno diritto a tale progressione retributiva. Inoltre, come già successo per il personale docente anche grazie a varie sentenze su ricorsi patrocinati dalla UIL Scuola che la stessa si era pronunciata in merito alla reiterazione dei contratti a termine, finalmente la Corte ha riconosciuto come non può esservi alcuna discriminazione tra il personale ATA assunto a tempo determinato e indeterminato sulla base dei periodi di servizio lavorati. Un chiaro richiamo al Governo. Ora urge un intervento legislativo per rispondere all’Europa.
Da tempo promuoviamo iniziative legali che hanno rappresentato anche una forma di denuncia-pressione nei confronti dei Governi che finora si sono mostrati inadempienti e insensibili, tanto da determinare il deferimento da parte della Corte europea. Il Governo deve intervenire per ripristinare la legalità e per coprire tutti i posti disponibili – su cui si reiterano le supplenze per più anni testimoniate dai numeri elevati di precari – con contratti a tempo indeterminato per garantire stabilità al personale interessato, migliorare la funzionalità delle scuole e contribuire a mettere in moto l’economia del Paese che passa inevitabilmente dalla stabilità del lavoro”. Così il segretario Uil Scuola, Giuseppe D’Aprile.
Flc Cgil: il deferimento sancisce il fallimento dei governi, occorre agire subito. “Nel prossimo anno scolastico nel nostro Paese ci saranno 250 mila precari tra personale docente e ATA. Questa è la misura del fallimento dei governi che si sono succeduti e che hanno consentito e continuano a consentire che 1 lavoratore su 4 nella scuola sia a tempo determinato. Bisogna agire molto rapidamente e la procedura di infrazione non fa altro che certificare una condizione che come FLC CGIL abbiamo sollevato in questi anni”.
Così Gianna Fracassi, segretaria generale della Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL. Inoltre, “Le chiacchiere su questo stanno a zero. Prima di tutto occorre immettere in ruolo tutti i docenti e su tutti i posti vacanti e disponibili, e fare lo stesso per il personale ATA; è necessario poi stabilizzare i posti di sostegno che sono oltre 130 mila e procedere rapidamente a garantire delle prospettive certe a chi oggi tiene in piedi la scuola.
Poi, sul versante salariale, il governo ha fatto poco o niente. Ha banalmente deciso di non attribuire dieci punti percentuali di inflazione a stipendi già molto bassi. Da questo punto di vista, lo diremo al ministro nell’incontro previsto la prossima settimana, queste risorse per il rinnovo del contratto non solo sono insufficienti per procedere a un’equiparazione tra personale a tempo determinato e a tempo indeterminato, ma non contribuiscono neppure a rispondere all’inflazione, da un lato, e valorizzare gli stipendi dall’altro”. Così, conclude Fracassi.
Fratelli d’Italia: “Occorre rivedere il sistema di reclutamento”. Rivedere il sistema di reclutamento superando la rigidità della riforma PNRR è un passo fondamentale per garantire i diritti dei docenti precari, aumentati in maniera esponenziale negli anni a causa di un utilizzo massiccio e reiterato, giustificato dalla miope politica dei governi precedenti, dove PD e Movimento Cinque Stelle hanno avuto ruoli decisivi. Sono fiduciosa che questo Governo e il Ministro Valditara riusciranno a trovare soluzioni virtuose.
Da sempre Fratelli d’Italia si batte per contrastare il precariato. Proprio per questo motivo ha presentato al Senato una proposta di legge in materia di formazione e reclutamento degli insegnanti”. Lo dichiara la senatrice di Fratelli d’Italia Ella Bucalo, membro della commissione cultura e istruzione del Senato e vice responsabile del Dipartimento Scuola del partito.
In conclusione ribadiamo che la Commissione Europea ha deferito l’Italia alla Corte di Giustizia in quanto tutti i governi che si sono succeduti fino a oggi, hanno violato le norme comunitarie sul lavoro a tempo determinato nel settore scolastico e, per molti anni, non hanno fatto niente su questo annoso problema. Ora ci rivolgiamo direttamente al governo attuale affinché si provveda a rimediare su questi problemi e consentire a tutti i vincitori dei concorsi a cattedra 2024 di ottenere una sede, anche provvisoria e consentire a tutti di fare l’anno di straordinariato nell’anno scolastico 2024-2025″.