L’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale ha aggiornato le procedure per accedere al rimborso spese sanitarie ENAM, una misura fondamentale per il sostegno al reddito degli insegnanti della scuola Primaria e dell’Infanzia iscritti alla gestione ex ENAM. La centralizzazione delle procedure presso l’INPS ha introdotto nuovi criteri per le fasce di reddito, i limiti di spesa e la documentazione richiesta, rendendo necessaria un’attenta verifica dei requisiti da parte dei beneficiari.
Le nuove disposizioni per il Welfare Magistrale
La gestione delle prestazioni assistenziali per gli iscritti alla ex ENAM (Ente Nazionale Assistenza Magistrale) ha subito una profonda riorganizzazione con il passaggio delle competenze all’INPS.
L’istituto previdenziale ha ridefinito le modalità operative per garantire un accesso equo e trasparente ai fondi destinati alla salute degli iscritti.
Il rimborso spese sanitarie ENAM non rappresenta una semplice agevolazione, ma un diritto consolidato per la categoria magistrale, che ora deve confrontarsi con una piattaforma digitalizzata e regole più stringenti rispetto al passato.
L’INPS, in qualità di titolare delle funzioni del soppresso ente, eroga un contributo economico a parziale copertura delle spese sostenute per cure mediche, terapie e assistenza sanitaria.
La novità risiede nella standardizzazione delle procedure: ogni richiesta deve passare attraverso i canali telematici ufficiali, abbandonando definitivamente le vecchie modalità cartacee che spesso generavano ritardi e smarrimenti.
La ratio della norma è quella di velocizzare le liquidazioni e permettere un controllo più capillare sulla veridicità delle dichiarazioni e sulla congruità delle spese presentate.
I beneficiari del contributo: chi può fare richiesta
L’individuazione corretta dei soggetti aventi diritto costituisce il primo passo fondamentale per accedere alla prestazione.
Oltre all’iscritto diretto alla Gestione Assistenza Magistrale, la normativa estende la tutela anche ai componenti del nucleo familiare, purché rispettino precisi requisiti di convivenza e carico fiscale.
La platea dei beneficiari è stata delineata con estrema chiarezza per evitare contenziosi o incomprensioni in fase di istruttoria.
Rientrano nella categoria dei familiari assistibili, per i quali l’iscritto può richiedere il rimborso:
- il coniuge o la parte dell’unione civile, a patto che sia convivente e fiscalmente a carico;
- il vedovo, la vedova o la parte superstite dell’unione civile che non abbia contratto nuovo matrimonio;
- i figli a carico fino al compimento del 26° anno di età, a condizione che siano celibi o nubili e conviventi;
- i figli che presentino una inabilità totale e permanente al lavoro, senza limiti di età;
- i genitori dell’iscritto, purché conviventi e a carico;
- i fratelli e le sorelle maggiorenni, se conviventi, a carico e riconosciuti permanentemente inabili;
- gli orfani titolari di quota parte della pensione di reversibilità.
La verifica di tali condizioni deve avvenire con riferimento alla data in cui è stata effettuata la spesa sanitaria.
Eventuali variazioni dello stato familiare successive alla prestazione medica non inficiano il diritto al rimborso, purché al momento della cura il requisito fosse soddisfatto.
Calcolo del rimborso e fasce ISEE
Il meccanismo di quantificazione del contributo si basa sul principio di equità sociale e lega l’entità del rimborso alla situazione economica del nucleo familiare certificata tramite ISEE.
Il sistema prevede aliquote percentuali decrescenti all’aumentare del reddito e introduce delle franchigie (soglie minime di spesa) al di sotto delle quali non è possibile ottenere alcun contributo.
La seguente tabella illustra nel dettaglio le percentuali di contribuzione applicate dall’INPS:
| ISEE del nucleo familiare | Percentuale di contribuzione | Soglia minima di spesa (franchigia) |
| Fino a € 8.000,00 | 60% | € 300,00 |
| Da € 8.000,01 a € 24.000,00 | 50% | € 650,00 |
| Da € 24.000,01 a € 32.000,00 | 45% | € 1.000,00 |
| Oltre € 32.000,00 | 40% | € 1.400,00 |
L’analisi di questi dati evidenzia come il sistema tuteli maggiormente le fasce più deboli: un nucleo con ISEE inferiore a 8.000 euro ottiene il rimborso del 60% delle spese, con una soglia di accesso molto bassa fissata a 300 euro.
Al contrario, i redditi più alti vedono ridursi la percentuale al 40% e devono superare una soglia di spesa di 1.400 euro per attivare il beneficio.
Esiste, inoltre, un tetto massimo invalicabile: l’importo complessivo del contributo erogato non può mai eccedere la cifra di 10.000 euro per singola richiesta.
Procedura telematica e tempistiche di invio
La presentazione della domanda per il rimborso spese sanitarie ENAM deve avvenire esclusivamente per via telematica, un passaggio essenziale per la tracciabilità della pratica.
Gli interessati devono accedere al portale web dell’Istituto, seguendo il percorso “Utilizza il servizio” e selezionando la voce “Portale Prestazioni Welfare“.
L’accesso richiede necessariamente il possesso di credenziali digitali forti, come SPID, CIE (Carta d’Identità Elettronica) o CNS.
Le regole temporali imposte dall’INPS sono tassative e richiedono massima attenzione. Le spese mediche oggetto di richiesta devono risalire ai 12 mesi precedenti la data di invio dell’istanza.
La piattaforma effettua un controllo automatico sulle date delle fatture o delle ricevute fiscali, scartando a priori documenti che non rientrano in questo arco temporale.
Un ulteriore vincolo riguarda la frequenza delle domande: tra una richiesta e la successiva deve intercorrere un periodo minimo di un anno.
La norma mira a evitare il frazionamento eccessivo delle pratiche, che appesantirebbe l’iter amministrativo, e incoraggia l’accorpamento delle spese in un’unica istanza annuale.
Possono inoltrare la domanda non solo gli iscritti titolari, ma anche soggetti delegati o aventi diritto in caso di impedimento o decesso del titolare.
Nello specifico, la procedura è aperta al coniuge, ai vedovi, ai figli maggiorenni o al tutore legale in caso di decadenza della responsabilità genitoriale.

Gestione documentale e conformità
L’accuratezza nella predisposizione degli allegati rappresenta un elemento determinante per l’esito positivo della pratica.
Il sistema richiede il caricamento delle scansioni digitali di tutte le fatture, ricevute e scontrini “parlanti” che attestano la spesa sostenuta. La semplice scansione, tuttavia, non è sufficiente.
L’utente deve allegare una dichiarazione di conformità agli originali, assumendosi la responsabilità penale e civile della veridicità dei documenti presentati.
La documentazione deve includere anche la copia del documento di identità del dichiarante in corso di validità.
Errori comuni, come l’invio di scansioni illegibili, la mancanza della dichiarazione di conformità o l’inserimento di spese non pertinenti o datate, comportano l’immediato blocco dell’istruttoria o il rigetto della domanda.
Si raccomanda, pertanto, di verificare con cura ogni singolo file prima di procedere all’invio definitivo tramite il portale.
I tempi di lavorazione della pratica
L’INPS ha stabilito standard precisi per la definizione dei procedimenti, in linea con i principi di trasparenza amministrativa. Il termine fissato per la lavorazione della domanda è di 30 giorni dalla data di ricezione telematica.
Il regolamento interno, adottato in conformità all’articolo 2 della legge 241/1990, impone all’istituto di fornire una risposta, positiva o negativa, entro questo lasso di tempo.
La certezza dei tempi rappresenta un netto miglioramento rispetto alle gestioni passate e permette alle famiglie di pianificare con maggiore sicurezza il proprio bilancio domestico.
In caso di esito positivo, l’accredito avviene direttamente sulle coordinate bancarie indicate in fase di domanda, chiudendo il ciclo della prestazione assistenziale.


