La scuola dovrebbe garantire pari opportunità di partecipazione a tutti gli studenti, indipendentemente dalle loro condizioni personali o di salute. Tuttavia, la vicenda di due ragazzi con disabilità esclusi da una settimana bianca organizzata da una scuola Secondaria di primo grado di Senigallia, in provincia di Ancona, ha sollevato forti polemiche e interrogativi sul principio di inclusione scolastica.
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SOMMARIO
ToggleLe motivazioni della scuola e la reazione delle famiglie
Secondo quanto riportato dall’Ansa, la scuola avrebbe giustificato l’esclusione sostenendo che le attività in montagna sarebbero state eccessivamente faticose per i due studenti, che non sarebbe stato possibile garantire la sorveglianza notturna da parte dei docenti e che gli educatori non avrebbero avuto le competenze necessarie per somministrare i farmaci.
Di fronte a queste motivazioni, le famiglie hanno deciso di agire legalmente, presentando una diffida formale alla dirigenza scolastica e sottolineando come il provvedimento configuri una grave violazione del diritto all’inclusione.
Il ruolo della scuola e il principio di inclusività
L’inclusione scolastica rappresenta un diritto fondamentale sancito dalla Costituzione italiana e dalla normativa vigente in materia di istruzione, tra cui la Legge 104/1992, che tutela gli studenti con disabilità e impone alle scuole di adottare misure adeguate per garantire la loro partecipazione alle attività didattiche ed extrascolastiche.
L’esclusione da una gita scolastica, se non adeguatamente motivata e giustificata, può configurarsi come un atto discriminatorio.
Secondo le famiglie, la scuola non avrebbe considerato soluzioni alternative per permettere la partecipazione dei due ragazzi, limitandosi a indicare ostacoli senza proporre strategie per superarli.
La proposta della scuola e la risposta delle famiglie
A seguito delle proteste, la dirigenza scolastica avrebbe proposto una soluzione alternativa: permettere ai due studenti di partecipare alla gita, ma solo se accompagnati da un genitore, che avrebbe dovuto sostenere interamente i costi del soggiorno.
Una condizione che le famiglie hanno respinto, ritenendola in contrasto con il principio di autonomia e con il diritto degli studenti con disabilità di vivere esperienze scolastiche in modo indipendente.
Inoltre, il supporto degli educatori e la presenza di personale medico avrebbero garantito un’adeguata assistenza, rendendo ingiustificata la richiesta di un accompagnatore familiare.
La replica della scuola e le prospettive future
La dirigente scolastica ha respinto le accuse, sostenendo che la scuola è sempre stata attenta ai principi di inclusione e che la settimana bianca rappresenta un’attività rivolta a un numero limitato di alunni, mentre la maggior parte degli studenti, nello stesso periodo, partecipa a laboratori inclusivi all’interno dell’istituto.
Ha, inoltre, ribadito l’importanza della collaborazione tra scuola e famiglia per garantire il benessere degli studenti.
La vicenda, tuttavia, evidenzia una problematica più ampia, che riguarda la capacità delle scuole di organizzare viaggi di istruzione nel pieno rispetto dei diritti degli studenti con bisogni educativi speciali.
L’inclusione non può essere un concetto astratto, ma deve tradursi in azioni concrete, che permettano a tutti gli studenti di vivere esperienze educative arricchenti, senza discriminazioni.