L’inchiesta della Guardia di Finanza di Potenza che alcune settimane fa ha permesso di smantellare una rete organizzata che garantiva il conseguimento fraudolento di lauree e attestati professionali rappresenta solo la punta di un iceberg ben più ampio e radicato, il sintomo di un malcostume diffuso che si insinua in molteplici ambiti, ben oltre quanto emerso finora. Ne abbiamo parlato con la Segretaria generale della FLC CGIL, Gianna Fracassi.
“Il fenomeno della compravendita di titoli falsi – ha detto – è un’illegalità ampiamente diffusa nel settore scolastico, aggravata dal coinvolgimento di enti che ricevono risorse pubbliche. Ecco perché serve un sistema di controllo più efficace e centralizzato, gestito direttamente dal MIM, per garantire la qualità della formazione e tutelare il diritto all’accesso equo nelle graduatorie e nei concorsi pubblici”.
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SOMMARIO
Toggle- L’inchiesta
- L’intervista con Gianna Fracassi (FLC CGIL)
- L’inchiesta della Guardia di Finanza ha portato all’arresto di sette persone e coinvolto oltre 100 indagati in sei regioni italiane. Che idea si è fatto di questa vicenda e quali aspetti ritiene più preoccupanti per il mondo della scuola?
- Quali sono le principali normative italiane che regolano il riconoscimento e la validità dei titoli di studio per l’accesso ai concorsi pubblici nel settore scolastico?
- Quali enti sono preposti alla verifica dell’autenticità dei titoli di studio e delle certificazioni professionali?
- Quanto è diffuso in Italia il fenomeno della compravendita di titoli di studio falsi o ottenuti in modo fraudolento?
- Quali sono le principali modalità attraverso cui vengono alterati o falsificati questi titoli?
- Quali rischi comporta questo fenomeno per la qualità del sistema scolastico e per l’equità nei concorsi pubblici?
- Quali sono le responsabilità legali di chi acquista e utilizza titoli falsi per partecipare a concorsi pubblici o ottenere incarichi nel settore scolastico?
- Quali sono le sanzioni previste per un docente o un membro del personale ATA che viene assunto sulla base di un titolo falso (certificazioni o lauree ottenute illecitamente)?
- In che modo la presenza di docenti o personale ATA con titoli falsi può influenzare la qualità dell’istruzione e il funzionamento delle scuole?
- Cosa possono fare le istituzioni scolastiche per prevenire il verificarsi di questi episodi?
- Ritiene che le attuali misure di controllo siano sufficienti o servirebbero nuove strategie per contrastare questo fenomeno?
- Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha annunciato un’intensificazione dei controlli: quali potrebbero essere le soluzioni più efficaci per garantire la trasparenza nel riconoscimento dei titoli?
- Ritiene che l’uso di strumenti digitali avanzati, come blockchain o database centralizzati, possa contribuire a ridurre il rischio di falsificazioni?
- Quali suggerimenti darebbe a chi sta per intraprendere un percorso formativo per evitare di incappare in istituti poco affidabili o in offerte fraudolente?
L’inchiesta
L’attività investigativa del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria del capoluogo lucano – che ha portato all’arresto di sette persone e coinvolto oltre cento indagati – ha interessato ben 6 regioni (Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Campania, Basilicata e Sicilia).
Tuttavia, ciò che è stato portato alla luce è solo l’inizio: un primo passo nel disvelare un sistema ben più esteso, in cui il commercio illecito di titoli di studio e qualifiche è solo uno degli ingranaggi di un meccanismo più complesso e ramificato.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, i membri dell’organizzazione avrebbero manipolato gli esiti degli esami online e falsificato attestazioni di frequenza, consentendo ai candidati di ottenere certificazioni senza aver realmente seguito i percorsi formativi richiesti.
L’intervista con Gianna Fracassi (FLC CGIL)
L’inchiesta della Guardia di Finanza ha portato all’arresto di sette persone e coinvolto oltre 100 indagati in sei regioni italiane. Che idea si è fatto di questa vicenda e quali aspetti ritiene più preoccupanti per il mondo della scuola?
Sempre più spesso, quando parliamo di titoli che servono per inserirsi nelle graduatorie o per acquisire maggiore punteggio, ci troviamo di fronte a soggetti vari, agenzie formative, università farlocche, che sostanzialmente vendono la possibilità di avere titoli di studio o vendono titoli che consentono di avere più punteggio nelle graduatorie stesse.
E, molto spesso, l’erogazione del corso semplicemente non c’è, nel senso che si tratta di una compravendita di un titolo non qualificata da un percorso di studi. Non ci meraviglia, dunque, questa inchiesta della Guardia di Finanza: da tempo abbiamo segnalato irregolarità sospette al Ministero.
Quali sono le principali normative italiane che regolano il riconoscimento e la validità dei titoli di studio per l’accesso ai concorsi pubblici nel settore scolastico?
La norma “madre” è la Direttiva 170/2016 in virtù della quale enti e associazioni si accreditano o si qualificano presso il MIM per poter erogare corsi e attività formative che vengono riconosciute nei concorsi e nelle graduatorie sia per il personale docente sia per il personale ATA.
Quali enti sono preposti alla verifica dell’autenticità dei titoli di studio e delle certificazioni professionali?
Dipende dalla procedura nella quale vengono dichiarati. Ogni domanda prodotta dal personale della scuola o da chi di vorrebbe inserire nel mondo della conoscenza è sostanzialmente un’autocertificazione (della quale il candidato si assume le responsabilità previste dalla legge).
Se la domanda riguarda le GPS (Graduatorie provinciali per le supplenze) le ordinanze che le normano prevedono che alla sottoscrizione del primo contratto di supplenza relativo al biennio di riferimento il docente consegni all’istituzione scolastica la copia di tutti i titoli dichiarati nella domanda di inserimento.
È compito dell’istituzione scolastica verificare la veridicità di tali titoli e che siano stati rilasciati da Enti effettivamente accreditati con il Ministero. Stessa procedura per le nomine di supplenza relative al personale ATA.
Nel caso di procedure concorsuali, invece, il compito di verifica dei titoli spetta alle commissioni giudicatrici nominate dagli USR.
Quanto è diffuso in Italia il fenomeno della compravendita di titoli di studio falsi o ottenuti in modo fraudolento?
È sicuramente un’illegalità diffusa, un vero e proprio mercimonio molto presente nei nostri settori, in particolare nella scuola. Tutto questo è gravissimo, perché sono coinvolti alcuni soggetti che ricevono risorse pubbliche. Penso alle scuole paritarie collegate a centri di formazione, che non solo vendono titoli, ma acquistano titoli di servizio.
Quali sono le principali modalità attraverso cui vengono alterati o falsificati questi titoli?
Ne esistono diverse:
- vengono rilasciati da Enti che in realtà non sono accreditati in toto oppure non possono rilasciare quel determinato titolo;
- viene sostituito il nominativo del candidato che ha conseguito il titolo originario;
- vengono interamente riprodotti con riferimenti inerenti la certificazione non corrispondenti al vero.
Quali rischi comporta questo fenomeno per la qualità del sistema scolastico e per l’equità nei concorsi pubblici?
Questo sistema ha tre vittime: la qualità del sistema pubblico; gli studenti e le studentesse che frequentano le nostre scuole; i precari che sono obbligati, per il meccanismo dei punti, ad accumulare continuamente titoli di studio.
Quali sono le responsabilità legali di chi acquista e utilizza titoli falsi per partecipare a concorsi pubblici o ottenere incarichi nel settore scolastico?
Si tratta di una grave mancanza che può portare al licenziamento per giusta causa o senza preavviso.
In entrambi i casi chi ne è stato destinatario viene cancellato dalle graduatorie di riferimento e non può più partecipare a procedure di reclutamento per la scuola (sia graduatorie sia concorsi).
Inoltre l’Ambito Territoriale che ha emanato la sanzione disciplinare può inoltrare la documentazione alla Procura di riferimento per l’avvio di un procedimento penale.
Quali sono le sanzioni previste per un docente o un membro del personale ATA che viene assunto sulla base di un titolo falso (certificazioni o lauree ottenute illecitamente)?
Si può andare dalla sospensione al licenziamento a seconda della gravità della situazione. Il falso dichiarato in atti pubblici è un vero e proprio reato penale.
In che modo la presenza di docenti o personale ATA con titoli falsi può influenzare la qualità dell’istruzione e il funzionamento delle scuole?
Partendo dal presupposto che presentare scientemente titoli falsi, oltre a essere un reato, presuppone la mancanza di etica e professionalità, nessuno vorrebbe mai vedere assegnato un docente (per esempio che insegna lingue o sostegno con titolo conseguito all’estero) alla propria figlia o al proprio figlio.
Come nessuno vorrebbe mai farsi curare da un medico che non abbia effettivamente la laurea e così via. Le professionalità docenti e ATA che fanno effettivamente funzionare le istituzioni scolastiche richiedono una preparazione di qualità.
Cosa possono fare le istituzioni scolastiche per prevenire il verificarsi di questi episodi?
La prevenzione dovrebbe arrivare direttamente dal Ministero con azioni mirate a sfoltire il mercato dei titoli alla base. Nel frattempo più strumenti efficaci di controllo non guasterebbero (magari con personale dedicato sia presso le segreterie sia presso gli uffici degli Ambiti Territoriali).
Ritiene che le attuali misure di controllo siano sufficienti o servirebbero nuove strategie per contrastare questo fenomeno?
Vista la grave entità del fenomeno è lampante che le attuali misure di controllo non siano affatto sufficienti. Ed è una cosa che denunciamo da tempo.
Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha annunciato un’intensificazione dei controlli: quali potrebbero essere le soluzioni più efficaci per garantire la trasparenza nel riconoscimento dei titoli?
Per quanto ci riguarda, il percorso di acquisizione dei titoli e delle abilitazioni dovrebbe essere garantito e gestito solo dal Ministero dell’Istruzione e del Merito e da scuole e università statali, favorendo costi accessibili a tutti, se non la gratuità, e mettendo così fuori gioco chi continua a lucrare sulle spalle dei più deboli.
Inoltre, è necessario un piano di assunzioni che finalmente metta fine al numero record di precari come denunciato dalla nostra organizzazione solo pochi giorni fa.
Infine, sono necessari verifiche e controlli sul sistema dei centri di formazione e università telematiche, oltre che su quelle scuole paritarie che operano in modo illegale, rappresentando un vulnus per chi, in questo ambito, esercita correttamente e legalmente la propria funzione.
Ritiene che l’uso di strumenti digitali avanzati, come blockchain o database centralizzati, possa contribuire a ridurre il rischio di falsificazioni?
Andrebbero imposti a tutti coloro che rilasciano titoli: in diversi casi la certificazione acquisita riporta un QR-code che consente (ad esempio agli Ambiti Territoriali o alle segreterie scolastiche) di verificare la corrispondenza del nominativo alla certificazione.
Farne un uso ancora più diffuso o implementare le banche dati come quelle costituite sul sito Accredia (ente italiano di accreditamento per servizi quali, tra gli altri, il rilascio di certificazioni o verifiche e validazioni) permetterebbe di valutare in partenza la serietà dell’ente al quale il candidato pensa di rivolgersi o di verificare la validità della propria certificazione, come avviene ad esempio per la CIAD (Certificazione Internazionale di Alfabetizzazione Digitale), altro caso nel quale abbiamo portato alla luce l’attività di lucro di enti che non potevano, pur promettendolo, rilasciare valide certificazioni.
Quali suggerimenti darebbe a chi sta per intraprendere un percorso formativo per evitare di incappare in istituti poco affidabili o in offerte fraudolente?
Quello che possiamo suggerire ai docenti è di verificare gli enti a cui chiedono la formazione. Quando si accede a percorsi e certificazioni rilasciati da enti o istituti privati bisogna verificare che questi abbiano tutti i canoni per essere riconosciuti come titoli autentici.
Evidentemente c’è un grande business attorno a questo prodotto e proprio per questo crediamo che ci dovrebbe essere un governo della formazione centrale da parte dei Ministeri proprio per evitare che questo succeda.
É importante che le lavoratrici e i lavoratori non vengano lasciati nelle mani di chi intende fare profitto sulle spalle dei lavoratori.