Truffa dei diplomi falsi a Benevento: tre arresti e 1.743 certificazioni contraffatte per le graduatorie ATA

Rosalia Cimino

17 Aprile 2025

Frode

Truffa dei diplomi falsi a Benevento: tre arresti e 1.743 certificazioni contraffatte per le graduatorie ATA

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Nel cuore del Sannio è emerso un articolato sistema criminale dedito alla fabbricazione e alla vendita di diplomi di qualifica professionale falsi, utilizzati da centinaia di aspiranti operatori scolastici per inserirsi nelle graduatorie del personale ATA. 

Tra intercettazioni, documenti contraffatti e complicità interne a un istituto paritario, la Guardia di Finanza di Caserta e la Procura di Benevento hanno fatto luce su un fenomeno che mina la credibilità del reclutamento nella scuola pubblica.

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Un’organizzazione ramificata e i tre arresti domiciliari

Mercoledì 16 aprile, le Fiamme Gialle hanno eseguito tre ordinanze di arresti domiciliari nei confronti di altrettanti soggetti.

Gli stessi sono gravemente indiziati per associazione a delinquere finalizzata alla falsificazione e alla commercializzazione di diplomi di qualifica professionale, nonché per alterazione di verbali e registri d’esame. 

Altri sette indagati sono stati riconosciuti partecipi del sodalizio, ma senza necessità di misure restrittive. L’inchiesta è coordinata dalla Procura di Benevento dopo il trasferimento del fascicolo da Santa Maria Capua Vetere.

L’indagine porta alla luce l’operato di un gruppo organizzato che dal triennio 2021–2023 ha agevolato l’ingresso di candidati privi di requisiti nelle graduatorie ATA, dietro il versamento di circa 1.000 euro a titolo di “onorario” per diploma e domanda di inserimento.

Il meccanismo della falsificazione e l’impatto sulle graduatorie

Le indagini hanno svelato che il network si appoggiava a una scuola paritaria di Durazzano (Bn), formalmente riconosciuta solo a partire dal 2016, ma impiegata per emettere diplomi datati 2012/2013. 

I titoli, in realtà creati digitalmente almeno tre anni dopo il presunto superamento degli esami, venivano corredati da verbali e registri riconducibili a diciannove commissioni d’esame inesistenti. 

Tra intercettazioni telefoniche, copie forensi di cellulari e computer e il sequestro di documenti contraffatti, gli inquirenti hanno quantificato in 1.743 il numero di certificazioni illecite utilizzate per scalare le graduatorie. 

Un vero e proprio “diplomificio”, dunque, che ha così alterato la correttezza del reclutamento ATA, privando dell’opportunità professionale molti candidati legittimi.

Approfondimenti e inchieste giornalistiche

Al fenomeno si sono dedicati anche diversi media nazionali: il programma «Mi Manda RaiTre» ha documentato modalità analoghe di compravendita di titoli per docenti, mostrando come in Campania e in altre aree del Sud nascessero vere e proprie reti di intermediari pronti a fornire abilitazioni senza alcuna prova d’esame. 

La trasmissione della terza rete Rai ha approfondito anche il ruolo delle scuole paritarie, dove gli aspiranti docenti ottengono 12 punti per l’anno scolastico lavorando formalmente, ma in molti casi sono costretti a restituire in contanti gran parte dello stipendio indicato in busta paga. 

Spesso, una cattedra viene suddivisa tra più insegnanti per consentire a ciascuno di accumulare i punti necessari, senza che venga svolto un reale lavoro didattico. In molti casi, i docenti non insegnano ma si limitano a figurare come impiegati al solo scopo di ottenere il punteggio.