Nel corso del 2023 si è registrato un netto incremento degli episodi di violenza sul posto di lavoro, con 6.813 casi riconosciuti dall’INAIL, il valore più elevato dal 2019.
I dati evidenziano un aumento generale dell’8,6% rispetto all’anno precedente e un’impennata del 14,6% tra le lavoratrici: nel settore scolastico, sono le maestre delle scuole primarie ad essere le più colpite.
I numeri, pubblicati dalla Consulenza Statistico Attuariale dell’Istituto, sottolineano come il fenomeno coinvolga in larga misura soggetti esterni all’azienda, facendo emergere criticità che interessano vari settori, in particolare quello sanitario e dell’assistenza sociale.
Dati e settori più vulnerabili
L’analisi dei dati rivela che circa il 61% degli episodi di violenza è attribuito a persone esterne all’azienda, un fatto che evidenzia la complessità della gestione della sicurezza nei luoghi di lavoro.
Tra i settori maggiormente colpiti, il comparto sanitario e dell’assistenza sociale spicca con il 43% degli attacchi, mettendo in luce una situazione particolarmente critica per le lavoratrici, che rappresentano il 70% delle vittime femminili in questo ambito.
Altri settori a rischio includono il trasporto, il magazzinaggio e il noleggio con servizi di supporto, oltre a categorie come i vigili urbani, per i quali le aggressioni si concentrano nel comparto della Pubblica amministrazione, e gli addetti alle vendite nel settore commercio.
Tali dati richiamano l’attenzione sull’urgenza di adottare misure di prevenzione e supporto specifiche per ambienti lavorativi caratterizzati da un alto potenziale di aggressioni.
Conseguenze fisiche e impatto sulla salute
Le violenze sul lavoro non si limitano ad avere ripercussioni psicologiche, ma provocano anche conseguenze fisiche rilevanti.
Secondo il rapporto, le contusioni rappresentano il 56% dei casi, seguite da lussazioni (19%) e fratture (11%), con la testa come parte maggiormente interessata, coinvolta nel 30% degli incidenti.
Nonostante il 90% degli infortuni non generi invalidità permanente, nel periodo 2019-2023 sono stati registrati 14 decessi, di cui due tra le donne, evidenziando un impatto drammatico in termini di sicurezza lavorativa.
I dati spingono a riflettere sull’importanza di rafforzare le misure di prevenzione e la formazione specifica per ridurre il rischio di aggressioni, promuovendo al contempo una cultura della sicurezza che tuteli la salute fisica e mentale dei lavoratori.