Gli alunni dell’istituto comprensivo “Catello Salvati” di Scanzano, frazione di Castellammare di Stabia, hanno confermato – nel corso dell’incidente probatorio – di aver subito abusi sessuali dalla 40enne docente di sostegno arrestata lo scorso 13 gennaio dai carabinieri della compagnia locale in seguito all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del tribunale di Torre Annunziata e da allora detenuta nel carcere femminile di Benevento. L’insegnante è accusata di maltrattamenti, violenza sessuale, induzione al compimento di atti sessuali e corruzione di minorenne. Tutti abusi che sarebbero stati perpetrati ai danni di sette alunni minori di 14 anni tra ottobre 2023 e novembre 2024.
SOMMARIO
ToggleLe accuse: un quadro di abusi sistematici
Le indagini, coordinate dalla procura oplontina, hanno preso avvio dopo un episodio di violenza verificatosi lo scorso novembre, quando la docente e suo padre – intervenuto per difenderla – sono stati aggrediti da un gruppo di genitori fuori dall’istituto.
La “spedizione punitiva” dei genitori – in nessun caso giustificabile – sembra aver rappresentato il culmine di tensioni crescenti, alimentate da voci su comportamenti inappropriati dell’insegnante.
Secondo l’accusa, la docente avrebbe condotto gli alunni in un locale isolato della scuola, denominato “saletta” e ufficialmente adibito a ripetizioni, per costringerli a visionare materiali pornografici e sottoporli a lezioni di natura sessuale. In un caso, si sarebbe verificato anche un abuso fisico diretto.
I racconti dei sette alunni, cristallizzati durante l’incidente probatorio del 17 e 18 marzo 2025 davanti al gip Luisa Crasta, confermano un quadro coerente e dettagliato, rafforzato da prove acquisite anche su una chat denominata proprio “Saletta”, creata dopo la chiusura dell’aula scolastica.
Il processo investigativo e le testimonianze degli alunni
Le dichiarazioni rese dai ragazzi, assistiti dall’avvocato Antonio de Martino, costituiscono il fulcro dell’impianto probatorio.
Ascoltati in due giornate – quattro il martedì e tre il mercoledì – gli alunni hanno ribadito con precisione i fatti, descrivendo un abuso sistematico che si sarebbe protratto per oltre un anno.
Le testimonianze, rese in un contesto giudiziario formale come l’incidente probatorio, assumono valore di prova definitiva ai sensi dell’articolo 392 del Codice di Procedura Penale, offrendo agli inquirenti una base solida per il prosieguo del procedimento.
La polizia giudiziaria ha, inoltre, raccolto elementi corroboranti, tra cui conversazioni digitali nella chat “Saletta”, che avrebbero rappresentato un’estensione virtuale degli abusi dopo l’interruzione delle attività in presenza.
La docente, dal canto suo, respinge ogni addebito, ma il gip ha di recente confermato la custodia cautelare, negando una richiesta di attenuazione della misura.