Il docente di sostegno ha il ruolo essenziale di rendere viva quella che è l’inclusione scolastica. Per farlo deve avere molte conoscenze in tale ambito. Ecco perché non deve sfuggirgli l’ICF.
Con tale acronimo si delinea l’International Classification of Functioning, Disability and Health. In italiano, invece, è rinominata come Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute.
Nel 2001, tale sistema è stato approvato dalla 54° Assemblea Mondiale della Salute. Il tutto grazie al coordinamento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
Infatti, l’ICF è una delle classificazioni di riferimento dell’OMS. In tal modo è possibile avere delle informazioni uniformi sulle diverse malattie. Anche l’ICF, dunque, presenta un linguaggio unificato a livello globale.
Questa caratteristica si presenta come essenziale all’interno del settore scolastico. Gli studenti con disabilità, infatti, necessitano della giusta programmazione per usufruire del diritto allo studio. Tale diritto, si ricorda, è garantito dalla Costituzione.
La didattica inclusiva, inoltre, avviene attraverso l’opera del docente di sostegno, ma non solo. L’intero gruppo insegnati, la famiglia di origine e gli enti locali devono collaborare. Così facendo si può organizzare quello che è indicato come Piano Educativo Individualizzato.
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Cosa si intende per ICF
Come da introduzione, la sigla ICF si riferisce alla Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute. Quella attuale, però, è una revisione del modello precedente.
Infatti, venne pubblicata per la prima volta nel 1980 dall’OMS. All’epoca il suo nome era Classificazione Internazionale delle Menomazioni, delle Disabilità e degli Handicap (ICIDH).
Gli scopi dell’ICF sono molteplici. Essa fornisce una base scientifica per lo studio della malattia relazionando l’individuo al contesto in cui vive. Inoltre, permette il confronto dei dati provenienti da diversi Paesi nel mondo.
Il suo utilizzo è trasversale a svariati contesti. Ecco perché è importante inserirla anche all’interno dell’ambiente scolastico. Le sue informazioni possono essere di enorme utilità nella progettazione della didattica inclusiva.
Infatti, per ottenere la certificazione di disabilità in età evolutiva bisogna fare riferimento a due elementi proposti dall’OMS.
Si tratta della Classificazione Internazionale delle Malattie (ICD) e della Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute (ICF). Così si conseguono le misure di sostegno adeguate al soggetto preso in esame.
A cosa serve a scuola
Date le premesse, bisogna approfondire un ulteriore argomento. A che cosa serve l’ICF a scuola? Come già preannunciato, esso può essere adoperato per la realizzazione della certificazione di disabilità in età evolutiva.
Quest’ultima si basa sulle Linee guida fornite dal Ministero della Salute. Tale documento è stato predisposto dal Gruppo di lavoro scaturito dal Decreto Ministeriale n. 103 del 13 luglio 2018.
Lo scopo è quello di mettere in pratica l’articolo n. 5, comma 6 del Decreto Legislativo n. 66 del 13 aprile 2017. In tale ottica, come si è già osservato in precedenza, l’ICF a scuola è un punto di riferimento.
La classificazione presa in esame consente di attuare l’integrazione nelle aule degli istituti. Tramite essa, infatti, si può ottenere il verbale di accertamento della condizione di disabilità in età evolutiva ai fini dell’inclusione scolastica.
Il tutto serve a soddisfare le necessità degli alunni e delle alunne con difficoltà. L’articolazione delle misure di sostegno, inoltre, avvengono tramite il Piano Educativo Individualizzato.
Il PEI, a propria volta, è stato aggiornato attraverso il Decreto Interministeriale n. 182 del 29 dicembre 2020. Tutte queste nozioni sono fondamentali per quanti vogliano intraprendere il TFA Sostegno 2023.
Infatti, il percorso che si andrà ad affrontare serve ad abilitare sul sostegno. Il professionista in questione è chiamato a fare da mediatore tra gli studenti disabili, ma non solo, e il resto della scuola. L’istruzione, inoltre, risulta essere uno dei tasselli primari per consentire l’integrazione sociale.
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