La didattica inclusiva è volta a rendere possibile quello che è definito come diritto allo studio. Quest’ultimo deve realizzarsi per ogni tipo di studente. Per tale ragione esistono elementi quali il Piano Educativo Individualizzato.
Il MIUR mette in moto le sue competenze e le sue risorse per integrare nella scuola italiana gli allievi con disabilità. Tra le prime normative a cui bisogna rifarsi vi è la Legge n. 104 del 5 febbraio 1992.
Essa serve a tutelare le persone con disabilità. Le problematiche possono essere sensoriali, fisiche o psichiche. Inoltre, rientrano tra i soggetti da salvaguardare anche coloro che abbiano una pluri-disabilità o dei disturbi neuropsichici.
In virtù di tutto ciò è nato il Piano Educativo Individualizzato. Un documento redatto dal GLHO, ovvero il Gruppo di Lavoro per l’Handicap Operativo.
La partecipazione proviene anche dal Consiglio di Classe. Inoltre, ci sono gli operatori dell’unità multidisciplinari e i servizi sociali. Infine, non si deve dimenticare la fondamentale collaborazione del gruppo familiare di origine.
SOMMARIO
ToggleCos’è un Piano Educativo Individualizzato
Un Piano Educativo Individualizzato è un documento volto a stabilire gli obiettivi scolastici da raggiungere. Il soggetto preso in esame è lo studente con una o più forme di disabilità. La redazione del PEI, dunque, deve essere effettuata obbligatoriamente a inizio anno scolastico.
Per questa ragione, gli insegnanti di ogni disciplina devono indicare i traguardi minimi che l’alunno certificato deve raggiungere. Il tutto ha come scopo finale quello di ottenere il titolo di studio per cui ci si è iscritti a un determinato istituto.
Il Decreto Interministeriale n. 182 del 29 dicembre 2020 ha ridefinito le modalità dell’assegnazione del sostegno. Inoltre, ha stabilito i criteri da adottare per la formulazione del PEI.
Ciò avviene ai sensi dell’articolo 7, comma 2-ter del Decreto Legislativo n. 66 del 13 aprile 2017. Il modello PEI, inoltre, cambia a seconda dell’ordine e grado della scuola frequentata dall’alunno.
Esso deve tenere conto della condizione di disabilità nell’età evolutiva. Il suo scopo è quello di generare un ambiente di apprendimento che promuova lo sviluppo delle diverse abilità degli studenti.
Per tale ragione esiste il docente di sostegno. Per diventare tale si attende l’uscita del TFA Sostegno 2023. Il PEI, però, sottolinea come gli allievi con disabilità non siano a carico di un solo insegnante. Tutta la comunità scolastica è chiamata a fare la propria parte.
Le basi del Piano Educativo Individualizzato sono:
- la dimensione della Socializzazione e dell’Interazione;
- la dimensione della Comunicazione e del Linguaggio;
- la dimensione dell’Autonomia e dell’Orientamento;
- la dimensione Cognitiva, Neuropsicologica e dell’Apprendimento.
In esso devono essere menzionati gli obiettivi formativi prefissati. Questo porta alla sua compilazione a inizio anno scolastico.
Il contenuto
Il PEI deve seguire delle precise linee guida. Infatti, deve contenere gli interventi educativi e didattici volti al miglioramento dell’alunno preso in esame.
In virtù di ciò, oltre alle finalità didattiche, deve riportare:
- gli itinerari di lavoro;
- i metodi;
- i materiali;
- le tecnologie adoperate durante le lezioni;
- i criteri e i metodi di valutazione;
- le forme di integrazione tra scuola ed extrascuola.
Questo dimostra come il PEI serva per far collaborare tra loro tutte le forze chiamate in causa. L’alunno con disabilità non deve essere relegato in un angolo né deve essere seguito dal solo docente di sostegno.
La globalità del personale scolastico, ma non solo, deve fare la propria parte per il successo negli studi del soggetto interessato.
Chi deve redigere il Piano Educativo Individualizzato
Un altro fattore su cui bisogna soffermarsi è su chi debba o meno redigere il Piano Educativo Individualizzato. A farlo ci pensa il già citato GLHO, ovvero il Gruppo di Lavoro per l’Handicap Operativo.
In tale categoria si possono annoverare:
- il Consiglio di Classe;
- gli operatori dell’unità multidisciplinare;
- i servizi sociali;
- i genitori dello studente in esame.
La terminologia GLHO, però, è destinata a mutare definitivamente. Infatti, oramai si parla di GLO, ovvero Gruppo di Lavoro Operativo per l’Inclusione.
Esso deve redigere il PEI in modalità provvisoria a giugno dell’anno precedente. La versione definitiva, invece, deve essere pronta per ottobre dell’anno corrente.
Questo deve avvenire sin dalla scuola dell’infanzia. La composizione del GLO, invece, è definita grazie all’art. 15 della L. 104/92. Tra i professori è compreso l’insegnante di sostegno.
Il Decreto Interministeriale n. 182 del 29 dicembre 2020 specifica alcune linee guida.
Infatti, nel GLO partecipano «figure professionali specifiche, interne ed esterne all’istituzione scolastica, che interagiscono con la classe e con l’alunno con disabilità nonché, ai fini del necessario supporto, l’unità di valutazione multidisciplinare».
Alla redazione del PEI deve collaborare anche l’UMV dell’ASL di residenza dello studente o dell’ASL nel cui distretto si trova l’istituto scolastico.
Qual è la differenza tra PEI e PDP
Quando si parla di integrazione scolastica è normale snocciolare ogni tematica che possa avere un valore didattico. Ecco perché è bene capire la differenza che persiste tra PEI e PDP.
Con la prima sigla si va a intendere il Piano Educativo Individualizzato. Come si è visto, esso serve per organizzare la programmazione dell’anno scolastico dello studente con disabilità. Scuola, docenti, familiari ed enti locali collaborano per il raggiungimento degli obiettivi formativi.
Invece, il PDP sta per Piano Didattico Personalizzato. La sua compilazione spetta al Consiglio di Classe anche se è sempre utile ascoltare anche il parere della famiglia di origine.
Il PDP è necessario nel momento in cui sono presenti in aula studenti con DSA, i Disturbi Specifici dell’Apprendimento. Gli ambiti da tutelare sono quelli che riguardano la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia.
I DSA rientrano nella famiglia dei BES, ovvero i Bisogni Educativi Speciali. All’interno di questi ultimi non ci sono solo i DSA, ma anche BES non certificati.
Si parla anche di allievi con problemi comportamentali, emotivi, ma anche difficoltà sociali, culturali ed economiche.