Esplode la rabbia dei vincitori del Concorso PNRR1 (Concorso straordinario ter) esclusi dall’anno di formazione e prova e dalla conseguente immissione in ruolo a tempo indeterminato nonostante abbiano regolarmente conseguito l’abilitazione richiesta entro il 31 dicembre 2024. In particolare, gli stessi fanno notare come la colpa di questa situazione sia da imputare esclusivamente al Ministero e alle Università per i ritardi nell’avvio dei percorsi abilitanti.
In una nota stampa, gli stessi contestano inoltre che ai vincitori del concorso PNRR2, in condizioni perfettamente analoghe, viene invece riconosciuto il diritto al ruolo e all’anno di prova, “creando una disparità giuridicamente e moralmente inaccettabile”.
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Comunicato stampa
“Gentile Redazione,
con profonda amarezza ed inspiegabile indignazione, ci vediamo costretti a scrivervi nuovamente per segnalare l’ennesimo atto di ingiustizia che colpisce i docenti vincitori del concorso PNRR1 (DDG 2575/2023) abilitati entro il 31 dicembre 2024, ma esclusi dall’anno di formazione e prova 2024/2025 e dalla conseguente immissione in ruolo a tempo indeterminato, nonostante quanto previsto dal D.lgs. 59/2017.
Purtroppo, la situazione ha assunto contorni sempre più assurdi e discriminatori:
Il Governo ha respinto anche l’ultimo emendamento (2.14) in Commissione Cultura, proposto dall’Onorevole Ghirra e dall’Onorevole Piccolotti, che pubblicamente ci sentiamo di ringraziare ancora una volta per l’appoggio ed il sostegno, che avrebbe finalmente permesso a tutti i vincitori abilitati nei termini di entrare in anno di prova 2024/2025 ed essere assunti conseguentemente a tempo indeterminato, come previsto dalla legge.
Il relatore per l’occasione, pur avendo presentato già un emendamento, per il decreto emergenze riguardante il PNRR, ha poi espresso parere contrario, facendo di fatto affossare l’unico tentativo concreto di ristabilire giustizia.
Intanto, ai vincitori del concorso PNRR2, in condizioni perfettamente analoghe, viene regolarmente riconosciuto il diritto al ruolo e all’anno di prova, creando una disparità giuridicamente e moralmente inaccettabile.
Tutto ciò mentre:
i nostri contratti restano a tempo determinato, nonostante la legge preveda il contrario;
il tempo speso in servizio quest’anno non sarà riconosciuto né ai fini della carriera né della ricostruzione economica;
il prossimo anno dovremo ripetere tutto da capo, come se il concorso vinto e l’abilitazione ottenuta fossero carta straccia;
nessuna colpa è imputabile a noi docenti: i ritardi nell’avvio dei percorsi abilitanti sono responsabilità ministeriali e universitarie.
La nostra indignazione è profonda: lo Stato ci ha selezionati con un concorso pubblico, ci ha fatto frequentare percorsi formativi onerosi, ci ha fatto lavorare un anno intero nelle scuole, ma oggi ci nega il riconoscimento giuridico e contrattuale di quel percorso.
Abbiamo anche seguito le direttive di un funzionario della Segreteria particolare Sottosegretario di Stato Ministero Istruzione e Merito, che interfacciandosi con un nostro collega, ha dato delle indicazioni in merito a sindacati e persone con incarichi politici che meglio avrebbero potuto risolvere la situazione e, nonstante tali indicazioni siano state seguite alla lettera e abbiano prodotto degli appositi emendamenti al DL PA ed al DL Scuola, le stesse forze politiche che ci hanno guidato, si fa per dire, hanno respinto e bocciato tutto, senza degnarci di risposte o spiegazioni, che da persone colte e padri/madri di famiglia avremmo meritato di avere.
Ma rimane la mera constatazione che a questo Governo ed a questo Ministero mancano le basi del dialogo e l’ascolto dei cittadini, che pur li hanno votati.
Rimane la enorme delusione per una immane disparità perpetrata nei nostri confronti ed una totale assenza di volontà nella risoluzione.
Rimane il fatto che questo silenzio istituzionale, unito alla disparità normativa e al mancato rispetto della legge, rappresenta una ferita profonda per la dignità del nostro ruolo e per la credibilità stessa delle Istituzioni. Avremo modo di ricordarcene, sicuramente, al momento più opportuno.Chiediamo che si dia risonanza pubblica a questa ingiustizia, perché non è più solo una questione tecnica, ma un abuso istituzionale verso professionisti già in aula da mesi, lasciati nel più totale abbandono.”