Il Problem Based Learning (PBL): cos’è e come funziona

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Il Problem Based Learning (PBL) è un approccio pedagogico ampiamente utilizzato nell’ambito della didattica attiva: mette al centro lo studente, proponendogli un problema da risolvere e stimolandolo a trovare possibili soluzioni realistiche, favorendo il lavoro di squadra e lo sviluppo di abilità cognitive, pratiche e sociali.

Scopriamo perché è utile e come applicare il PBL in classe. 

Cos’è l’Apprendimento Basato su Problemi (Problem Based Learning)?

L’Apprendimento Basato su Problemi, indicato con l’acronimo PBL, è un metodo previsto dalla didattica attiva moderna e consiste in un approccio pedagogico che mette al centro lo studente, al quale viene proposto un problema da analizzare per poter acquisire nuove conoscenze. 

Più in particolare, lo studente viene stimolato affinché ragioni attivamente sul problema preso in esame e sulle possibile soluzioni avendo a disposizione una serie di fonti alle quali può attingere in modo del tutto autonomo. 

Solitamente, quando il PBL viene applicato in classe, gli studenti vengono divisi in gruppi così da favorire il problem solving collaborativo; nel frattempo, l’insegnante assume il ruolo di “facilitatore”, che guida e monitora i progressi dei vari gruppi durante le fasi dell’apprendimento. 

Una volta raggiunta la soluzione del problema, si procede con una discussione che, coinvolgendo tutti i gruppi, permette loro di riassumere le attività svolte, i ragionamenti messi in atto, i progressi ottenuti e i nuovi concetti acquisiti. 

Com’è nata questa metodologia? Come si collega alla didattica attiva? 

Il Problem Based Learning nasce alla fine degli anni Sessanta del Novecento grazie agli studi condotti da Howard S. Barrows e Robyn M. Tamblyn presso l’Università di Medicina di McMaster, in Ontario (Canada). Inizialmente, infatti, il PBL è stato sviluppato e applicato in ambito medico e, solo successivamente, ha trovato impiego anche nel campo dell’insegnamento. 

Nel corso degli anni, il PBL è stato modificato e reinterpretato per essere adattato a svariate discipline, tuttavia senza mai perdere il focus centrale: l’acquisizione di nuovi concetti attraverso l’analisi e la risoluzione di un problema. 

Ecco perché, ancora oggi, il PBL propone agli studenti un problema inerenti argomenti del tutto nuovi; questo innesca la curiosità e il confronto, la messa in atto di conoscenze pregresse e la formulazione di ipotesi che potrebbero portare alla risoluzione del problema. La divisione in gruppi ha lo stesso obiettivo: mettere insieme le diverse competenze di ciascun studente per giungere alla soluzione del problema. 

La metodologia PBL: i principi fondamentali

Come evidenziato più volte, quindi, il PBL propone agli studenti un problema da affrontare e risolvere in modo anche originale. Per raggiungere l’obiettivo, devono analizzare tutti gli elementi, ideare ipotesi di soluzione, acquisire ed elaborare nuove conoscenze attraverso la collaborazione, produrre una soluzione al quesito iniziale e, alla fine, riflettere sul percorso appena compiuto. 

In pratica, la caratteristica principale del Problem Solved Learning consiste nel mettere al centro dell’approccio didattico gli studenti e il loro processo di elaborazione, e non l’insegnante e le nozioni da lui fornite. Ed è proprio questo che consente a tutti i componenti della classe di pensare in modo critico, sfruttando anche e soprattutto l’intuizione e l’invenzione. 

Al contempo, la risoluzione di un problema prevede anche la conoscenza, la comprensione e l’applicazione dei concetti e delle informazioni acquisite durante il percorso di risoluzione, oltre che l’espressione e la maturazione di numerose abilità sociali.

Queste ultime sono molto importanti, perché stanno alla base del futuro universitario, lavorativo e sociale ed è proprio la suddivisione in gruppi, che richiede lavoro di squadra, a favorire lo sviluppo di capacità quali leadership e problem solving.

Tra l’altro, i ruoli all’interno dei singoli gruppi vengono periodicamente ruotati, in modo che ogni componente abbia la possibilità di provare, maturare e acquisire le competenze richieste.  

Quali sono i benefici del Problem Based Learning?

Il Problem Solved Learning pone al centro dell’apprendimento dello studente, che può scoprire e far propri nuovi concetti significativi in modo del tutto attivo e stimolante.

I benefici che ne derivano sono davvero numerosi: 

  • l’insegnante non è più al centro del sapere, ma lascia il posto ai suoi studenti, che hanno finalmente la possibilità di apprendere attivamente e autonomamente
  • la divisione in gruppi favorisce l’interazione, il lavoro di squadra, il confronto, lo scambio di opinioni e l’apprendimento veloce; 
  • le attività svolte dagli studenti assumono una grande importanza, mentre il ruolo dell’insegnante è “relegato” a semplice tutor incaricato di supervisionare e intervenire solo se necessario; 
  • all’interno di ogni singolo gruppo, ciascun studente può comunicare, esprimersi e socializzare senza il timore di essere giudicato negativamente sia dall’insegnante, sia dal resto dei compagni; 
  • gli studenti, applicandosi attivamente, acquisiscono abilità di metodo, fondamentali per la risoluzione dei problemi; 
  • sentendosi coinvolti in prima persona, gli studenti non studiano solo per dovere, ma perché riconoscono l’importanza dell’apprendimento e si sentono motivati a farlo; 
  • si favorisce l’integrazione tra pratica e teoria attraverso contesti reali, dato che il problema non è astratto ma, al contrario, estremamente concreto; 
  • si promuovono apprendimento, capacità di leadership, autovalutazione e autocritica, tutte abilità che si riveleranno molto utili in futuro. 

Esempi Pratici di PBL in Classe

Compreso in cosa consista il PBL e i motivi per i quali può rivelarsi utile, è interessante scoprire in che modo possa essere adottato in classe. Sicuramente, richiede una progettazione accurata da parte dell’insegnante, il quale deve accertarsi che i problemi proposti siano non solo efficaci, ma pertinenti agli obiettivi educativi.

Per farlo, è opportuno che segua i seguenti step: 

  • identificare un problema da proporre, scegliendo un argomento tanto reale quanto stimolante, legato alla vita reale e ai contenuti didattici; 
  • suddividere la classe in gruppi di lavoro, distribuendo in modo equo ed equilibrato ruoli e competenze; 
  • guidare la discussione e supervisionare le attività svolte, mettendosi a disposizione degli studenti in caso di necessità;
  • dare supporto nelle fasi di ricerca e analisi, fornendo risorse e materiali utili per approfondire il problema e trovare possibili soluzioni; 
  • valutare, infine, il percorso compiuto e i risultati ottenuti, raccogliendo i feedback degli studenti e analizzando nel dettaglio tutte le soluzioni proposte. 

Un esempio pratico può essere fornito dal seguente argomento: “Come ridurre l’inquinamento da un fiume locale?”. Partendo da questo problema, gli studenti vengono divisi in gruppi e iniziano ad analizzare la questione cercando informazioni sul fiume in questione, sui livelli di inquinamento e sulle cause principali. 

Successivamente, discutono e si confrontano tra loro analizzando i dati raccolti e proponendo soluzioni realistiche; questo li aiuta a collaborare in modo costruttivo per raggiungere un obiettivo comune e, al contempo, a comprendere l’importanza della sostenibilità ambientale.  

Il PBL, così applicato, rappresenta un approccio didattico innovativo e stimolante che, mettendo al centro lo studente, lo prepara ad affrontare le sfide del futuro. Non si limita, infatti, a spingerlo verso la risoluzione di un problema, ma anche e soprattutto ad analizzarlo, a confrontarsi con i suoi pari e a trovare tutti insieme soluzioni efficaci. 

Ecco perché il PBL è molto efficace se applicato in ambito didattico: è uno strumento prezioso, in grado di coniugare perfettamente informazioni teoriche, competenze pratiche e valori condivisi.

Attraverso quello che può apparire con un “gioco” stimola, in realtà, le competenze del singolo e del gruppo, formando gli adulti di domani e preparandoli agli ostacoli che la vita, inevitabilmente, porrà loro davanti. 

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