La lezione partecipata: cos’è, la metodologia e i vantaggi

una maestra durante una lezione partecipata in classe con dei bambini

Tra le varie tecniche previste dalla didattica moderna rientra la lezione partecipata che, a differenza delle lezioni tradizionali, vede come protagonisti gli studenti e “relega” gli insegnanti a semplici arbitri/moderatori.

Si tratta di una metodologia della didattica attiva molto interessante, oltre che vantaggiosa, ma per essere anche efficace deve essere organizzata nei minimi dettagli. 

Cosa significa lezione partecipata?

La lezione partecipata, come suggerito dallo stesso aggettivo, consiste nel coinvolgimento totale degli studenti, che diventano i veri e propri protagonisti della lezione prendendo “il posto” dell’insegnante.

In questo modo, si favorisce la comunicazione tra pari e, al contempo, l’integrazione tra i vari componenti della classe. Il modello di lavoro è di tipo collaborativo ed è spesso supportato da strumenti multimediali come PC, tablet e LIM.

La caratteristica principale della lezione partecipata è, in sostanza, l’inversione dei ruoli: se in occasione di una classica lezione è l’insegnante a fornire informazioni e spiegare concetti, durante la lezione partecipata tutti gli studenti possono intervenire in modo attivo, coinvolgendo i compagni di classe e interagendo con l’insegnante. 

La metodologia impiegata nella lezione interattiva

Organizzare una lezione partecipata prevede la cura di numerosi dettagli e le cose da fare sono davvero tantissime. Dato che l’insegnante non è più l’attore principale, il suo compito è quello di introdurre determinate tematiche, dando qualche spunto, per poi lasciare spazio agli studenti assumendo il semplice ruolo di moderatore

Una volta fissati temi e obiettivi, l’insegnante deve fornire alla classe una serie di fonti e risorse utili, come libri di testo, siti internet, giornali e riviste; volendo, può anche formare dei gruppi e assegnare a ciascuno compiti diversi. In ogni caso, deve sempre mantenere alta l’attenzione e la concentrazione degli studenti, magari ponendo domande, facendo brainstorming o suggerendo filmati da guardare. 

Sotto la guida del docente, gli studenti si focalizzano sulle tematiche indicate e utilizzano gli strumenti forniti per compiere ricerche e approfondimenti. Se attinente, possono anche raccontare le proprie esperienze, fare domande e proporre nuovi spunti di riflessione. 

Al termine della lezione, si procede con una valutazione dell’attività svolta, che può avvenire tramite temi strutturati o semi-strutturati, un compito scritto o la realizzazione di una presentazione e/o una relazione. 

Le basi della lezione partecipata: la pedagogia attiva di Dewey

La lezione partecipata fa parte della cosiddetta didattica attiva che, attraverso la sperimentazione e l’applicazione pratica, punta non tanto all’apprendimento di nozioni e informazioni, quanto all’integrazione di quest’ultimo con esperienze coinvolgenti, personali e creative, che permettono ai singoli studenti di crescere e di aumentare il proprio livello di autonomia nell’acquisizione di nuove abilità. 

Ecco perché il docente, nel corso di una lezione partecipata, può introdurre animazioni, role-playing, interazioni dinamiche e cooperative learning, cioè tutte tecniche che stimolano diverse parti del cervello, aumentano il livello di attenzione e curiosità e riducono il rischio che gli studenti si perdano nei loro pensieri. Tutto questo attinge dalla psicologia sociale, dalla neurobiologia interpersonale e, soprattutto, dalla pedagogia attiva di John Dewey

Secondo questo studioso, la pedagogia attiva deve stimolare bambini e ragazzi affinché sviluppino un approccio critico e consapevole verso l’apprendimento e ciò è possibile solo attraverso l’esperienza, che permette di stimolare un’intelligenza prevalentemente operativa. 

In questo contesto, l’insegnante è un facilitatore: non si attiene a trasmettere la conoscenza, ma parte dai bisogni dei suoi alunni per poi accompagnarli in un percorso di apprendimento basato su esperimento, indagine e ricerca. 

studenti delle scuole superiori ascoltano la lezione in classe di docente neoassunto con l'ultimo Concorso scuola

I vantaggi di questo tipo di approccio didattico

L’impiego della lezione partecipata comporta un gran numero di vantaggi per gli studenti, che finalmente possono sperimentare attivamente e andare al di là del semplice apprendimento di concetti e nozioni. I principali sono: 

  • apprendimento significativo, dato che gli studenti possono creare collegamenti tra nuove conoscenze con esperienze del passato e applicarli in contesti reali; 
  • motivazione e coinvolgimento, dati dalla partecipazione attiva al processo di apprendimento che rende gli studenti veri e propri protagonisti; 
  • responsabilità e autonomia, relative all’apprendimento, alla gestione del tempo, alla risoluzione dei problemi e alla presa di decisioni; 
  • competenze trasversali, stimolate dalle attività pratiche e collaborative, come capacità di problem-solving, comunicazione e leadership; 
  • pensiero critico e creatività, poiché esplorando nuove idee gli studenti possono proporre nuove soluzioni e valutare con criterio le informazioni ottenute. 

Inoltre, si crea un ambiente di lavoro inclusivo, che consente a tutti di partecipare. Questo significa che alla lezione partecipano anche alunni con autismo, disabilità più o meno gravi, DSA (disturbi specifici dell’apprendimento) e BES (bisogni educativi speciali), abbattendo qualsiasi barriera e favorendo lo scambio reciproco. 

Quando utilizzare la lezione partecipata?

La lezione partecipata è un metodo ampiamente utilizzato in numerosi contesti educativi, a partire dalle scuole, passando per le università e terminando con i corsi di formazione. 

Quali sono i contesti educativi ideali dove impiegare la lezione partecipata (scuole, università, corsi di formazione)?

Nelle scuole si rivela una tecnica altamente efficace sia per stimolare la creatività, l’autonomia, il pensiero critico e lo sviluppo di nuove abilità, sia per favorire l’inclusione e la collaborazione in classi composte da studenti molto giovani, perlopiù ancora minorenni. In questo caso, la lezione partecipata è utile non solo per fornire nuovi metodi di apprendimento, ma anche per promuovere la solidarietà, il lavoro di squadra e tutti quei valori che, se assimilati nell’età dello sviluppo, possono fare la differenza nel formare gli adulti del futuro.

Nelle università, poi, la lezione partecipata può essere un ottimo strumento per mettersi alla prova, dimostrare le proprie abilità e comprendere punti di forma e lacune da colmare. Il contesto accademico può essere utile per approfondire argomenti di attualità e aprire dibattiti interessanti, ascoltare le opinioni altrui e costruire qualcosa di buono tramite il confronto costruttivo. 

Alcuni corsi di formazione, infine, propongono la lezione partecipata per simulare contesti lavorativi reali, per esempio meeting aziendali o brainstorming per apprendere i principi della leadership e del problem solving. Se si sperimentano personalmente e attivamente le varie casistiche che possono insorgere nell’ambito lavorativo, è possibile capire come comportarsi, reagire e risolvere e, al contempo, è sempre possibile chiedere aiuto al “vero” docente nel caso in cui non si riuscisse ad andare avanti. 

Ci sono materie e argomenti che si prestano meglio a questa metodologia? Oppure va bene con tutto?

Gli argomenti da poter trattare in occasione di una lezione partecipata, quindi, sono davvero tantissimi e toccano ambiti anche molto diversi tra loro. Si può spaziare dalla scienza alla tecnologia, dalla storia alla letteratura, dalla cucina alla medicina, dall’arte all’economia, dalla politica alla sociologia, sempre in un’ottica di confronto, crescita personale e apprendimento. 

Quali sono gli eventuali limiti e sfide nella sua applicazione?

La lezione partecipata offre, come appena visto, un gran numero di vantaggi e permette di affrontare un gran numero di argomenti. Tuttavia, non è esente da alcuni “contro” o, comunque, da alcuni limiti che possono manifestarsi in relazione soprattutto ai partecipanti. In particolare, potrebbero verificarsi i seguenti casi:

  • se ci sono precedenti conflitti o “antipatie” in classe, è possibile che gli studenti interessati non vogliano collaborare tra loro; 
  • se si creano dei gruppi e a ognuno, alla fine della lezione, viene assegnato un voto, quest’ultimo potrebbe non essere condiviso da tutti i membri, apparendo ingiusto e creando risentimento; 
  • se ci sono studenti che temono il fallimento, potrebbero “aggirare l’insuccesso” rifiutandosi a priori di partecipare;
  • se la classe si organizza in gruppi potrebbe crearsi una competizione non sana; 
  • se si realizzano delle classifiche e alcuni studenti finiscono puntualmente tra “i meno bravi” potrebbero perdere autostima;
  • se la lezione appare troppo complicata, alcuni studenti potrebbero perdere interesse o, peggio ancora, rinunciare alla partecipazione;
  • se mancano i materiali di supporto, come tablet e LIM, allora la lezione partecipata potrebbe non andare a buon fine;  
  • se non si conoscono adeguatamente i temi da affrontare, potrebbero insorgere malintesi, così come è opportuno pensarci due volte prima di suggerire argomenti delicati (es. l’aborto o la fede religiosa);
  • se si propongono lezioni partecipate frequentemente, è possibile che alcuni studenti sviluppino dipendenza, non riuscendo quindi a lavorare più in autonomia; 
  • se l’insegnante non mantiene il controllo della situazione, gli studenti – nonostante la partecipazione attiva – potrebbero comunque lasciarsi distrarre da qualunque cosa, anche un semplice pettegolezzo; 
  • se il docente “sfrutta” gli studenti più bravi per supportare quelli meno bravi, allora i primi potrebbero sentirsi usati e perdere così interesse nei confronti della lezione. 

La lezione partecipata prevede un’organizzazione molto particolare, quasi rigida, affinché vada a buon fine. Pertanto, è sempre opportuno coinvolgere il dirigente scolastico/preside, avvertire i colleghi delle classi vicine e comunicare l’idea ai genitori e/o alle famiglie degli studenti, in modo che tutti siano a conoscenza di ciò che andranno a fare gli studenti, gli strumenti che utilizzeranno e, soprattutto, gli obiettivi che potranno raggiungere. 

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