Preside scuola che cambia i voti: è possibile? La denuncia di una nostra lettrice

insegnante oscurata

Cristina (il nome è di fantasia) insegna in un istituto scolastico in provincia di Alessandria, in Piemonte. É una nostra attenta e fedele lettrice. E proprio per questo ha voluto inviarci una breve mail per denunciare una grave anomalia:

Buongiorno, avrei bisogno di un consiglio. La mia DS sostiene che non si debbano mettere insufficienze in materie prettamente orali […] e che, se ci sono 5 o 6 insufficienze su 24, la colpa è del docente e non degli studenti che non aprono il libro. 

Se volete pubblicare, vi prego di farlo in maniera anonima. 

[…]

Preferirei che non venissero neppure scritte le iniziali e neppure le materie coinvolte. Potreste scrivere “materie orali” anziché […].

Ringrazio per le vostre parole. Provvederò a segnalare a MIM, USP e USR.

Quando le insufficienze diventano un problema del docente: il delicato equilibrio tra valutazione, responsabilità e politica scolastica

La segnalazione della nostra lettrice, un’insegnante di una scuola piemontese che ha scelto di restare anonima e che pertanto chiameremo Cristina, ha messo in luce una problematica sempre più diffusa nelle scuole italiane: il delicato equilibrio tra il diritto-dovere di valutare gli studenti in maniera trasparente e l’influenza di alcune politiche scolastiche che sembrano, a volte, voler minimizzare il fenomeno delle insufficienze.

La questione: le insufficienze nelle materie orali

La docente racconta che, nel suo istituto, la Dirigente Scolastica ha esplicitamente suggerito di evitare insufficienze nelle cosiddette “materie orali”. Inoltre, la DS ha attribuito la colpa di eventuali voti negativi non tanto agli studenti, quanto ai docenti, rei, a suo avviso, di non saper coinvolgere adeguatamente la classe.

Questa posizione, seppur espressione di un punto di vista che mira forse a preservare un’immagine di “successo scolastico” del proprio istituto, solleva interrogativi importanti sul ruolo del docente e sulle conseguenze di una valutazione che, nel tentativo di essere inclusiva, rischia di diventare distorta.

Il contesto: scuole in competizione e il rischio di perdita di autonomia

Molte scuole, soprattutto quelle con un numero di iscritti appena sufficiente per mantenere l’autonomia, si trovano a gestire una difficile realtà: evitare bocciature e insufficienze per non essere percepite come istituti “severi”. 

Questa strategia, però, non considera le ripercussioni a lungo termine. L’assenza di rigore nella valutazione può, infatti, creare una generazione di studenti poco preparati, abituati a ottenere risultati minimi senza sforzi adeguati.

La paura di cali nel numero di iscrizioni e l’eventualità di accorpamenti o chiusure spesso influenzano le decisioni strategiche dei dirigenti, trasformando le scuole in vere e proprie “aziende” che cercano di attrarre clienti – in questo caso, gli studenti – con l’idea di un percorso scolastico più agevole.

L’analisi: di chi è la responsabilità?

Sostenere che il docente sia sempre il responsabile delle insufficienze è una posizione che semplifica eccessivamente la questione. Certo, un insegnante ha il dovere di coinvolgere, adattare la didattica e individuare strategie per supportare i ragazzi, ma la preparazione di uno studente dipende anche dalla sua motivazione personale e dall’impegno profuso nello studio.

Inoltre, non tutte le insufficienze hanno la stessa matrice. Ci sono casi in cui un’intera classe può risultare demotivata o poco coinvolta, e allora il docente può dover riflettere sulla sua didattica. Ma altre situazioni dipendono esclusivamente dall’atteggiamento dello studente, dalla mancanza di studio o dalla scarsa collaborazione delle famiglie.

Il ruolo del DS: autonomia o ingerenza?

Il Dirigente Scolastico ha il compito di garantire un ambiente scolastico inclusivo e di sostenere i docenti, ma non può intervenire in maniera diretta sulla valutazione individuale degli alunni. Secondo le normative vigenti, la valutazione è competenza esclusiva del docente, in quanto professionista della didattica.

Interferenze troppo marcate rischiano non solo di sminuire il ruolo dell’insegnante, ma anche di creare una spirale pericolosa: se i voti vengono aggiustati per evitare problematiche interne, si mette in dubbio la credibilità dell’intero sistema scolastico.

Le possibili soluzioni

  1. Un dialogo costruttivo tra DS e docenti: Invece di attribuire colpe unilaterali, è importante che ci sia un confronto aperto, dove si valutino le difficoltà degli studenti e le strategie da adottare per migliorare la loro preparazione.
  2. Formazione continua per i docenti: Se un insegnante incontra difficoltà nel coinvolgere la classe, potrebbe beneficiare di corsi di formazione o tutoraggio. Tuttavia, questo non può essere l’unica risposta al problema delle insufficienze.
  3. Valutazioni trasparenti: È essenziale che gli studenti siano messi di fronte alle loro responsabilità. L’insufficienza non è una punizione, ma un feedback che segnala la necessità di migliorare.
  4. Coinvolgimento delle famiglie: Spesso i genitori si aspettano che la scuola “risolva” da sola i problemi dei figli, senza un adeguato supporto domestico. Una maggiore collaborazione tra scuola e famiglia potrebbe fare la differenza.
  5. Rispettare il diritto-dovere del docente di valutare: La normativa prevede che la valutazione sia autonoma e giustificata. In caso di pressioni indebite, il docente ha il diritto di rivolgersi agli organi superiori, come Ufficio Scolastico Regionale o MIM (ex MIUR).

Preside scuola che cambia i voti: tornare all’essenza della scuola

La scuola non dovrebbe essere un luogo dove si cercano scorciatoie per evitare scontri o difficoltà, ma un ambiente di crescita dove docenti e studenti lavorano insieme per raggiungere obiettivi comuni. 

Accettare il rischio delle insufficienze, quando necessario, significa promuovere una cultura della responsabilità e del merito.

Solo così è possibile formare gli “uomini di domani” che il nostro sistema educativo dichiara di voler costruire.

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