La didattica attiva si avvale di numerose tecniche che stimolano l’apprendimento in modo interattivo e, tra queste, il role playing didattico si rivela puntualmente uno strumento prezioso: attraverso la simulazione di situazioni reali, assegna agli studenti ruoli ben definiti da interpretare improvvisando o seguendo un copione più o meno dettagliato.
Vediamo in che modo può essere applicato in classe e i vantaggi che offre sia agli studenti, sia agli insegnanti.
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SOMMARIO
ToggleCos’è il Role Play a scuola?
Il role playing formativo, o più comunemente “gioco di ruolo”, consiste in una tecnica di simulazione che richiede agli studenti, in qualità di attori, di rappresentare determinati ruoli che interagiscono tra loro. Nel frattempo, altri studenti fanno da “pubblico”, da “osservatori” di quanto accade per dare il loro parere a fine simulazione.
In ambito formativo, il role playing è uno strumento tanto importante quanto efficace, soprattutto quando propone contesti reali che coinvolgono i partecipanti dal punto di vista emotivo.
Attraverso l’imitazione, l’azione, l’osservazione e i feedback, gli studenti apprendono in modo stimolante e analitico, mettendosi in gioco (nel vero senso del termine) e imparando divertendosi.
Le origini del Role Playing a scuola
Le origini del role playing risalgono al teatro dello psicodramma e della spontaneità. Nello specifico, lo psicodramma è una terapia di gruppo che invita i partecipanti a esprimersi non solo con le parole, ma anche con i gesti e il gioco.
Nasce negli anni Venti del Novecento per opera di Jacob Levi Moreno, psichiatra e sociologo rumeno, che inizia la sua attività nel 1922 proprio con il Teatro della Spontaneità: coinvolgendo i più piccoli e raccontando storie, assegnava loro specifici ruoli per riproporre quanto raccontato, facendo ruotare il tutto intorno – appunto – alla spontaneità.
Nel 1934, sempre Moreno conia il termine “role playing” e la tecnica viene introdotta prima negli istituti di terapia psicologica e, durante la seconda guerra mondiale, nei programmi di addestramento militare negli Stati Uniti. Successivamente, intorno agli anni Cinquanta, anche le aziende iniziano ad adottarla in ambito formativo e professionale.
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Come Funziona il Role Playing in Classe?
La tecnica del role playing, ampiamente utilizzata dalla didattica attiva e inclusiva, si presta per compiere quelle esercitazioni previste da laboratori di ricerca educativa e da corsi di formazione.
In ambito formativo, per esempio, è impiegata per la formazione di nuovi ruoli o in previsione dell’inserimento di personale in contesti delicati. L’organizzazione dell’attività è, quindi, indispensabile non solo per raggiungere l’obiettivo finale, ma soprattutto per far comprendere ai partecipanti il “peso” del ruolo richiesto.
1 – La preparazione dell’attività
La prima fase del role playing è quella preparatoria: si definiscono il tema da affrontare, il setting in cui svolgere la simulazione e le eventuali attrezzature sceniche. Successivamente, si passa all’assegnazione dei ruoli che non deve essere effettuata necessariamente dal docente, anzi: nella maggior parte dei casi, l’insegnante non impone le sue decisioni, ma tiene conto delle proposte degli studenti.
Nel dettaglio, si hanno a disposizione diverse varianti:
- role playing spontaneo, in cui gli studenti interpretano un ruolo senza essersi preparati, quindi improvvisando;
- role playing strutturato, in cui gli studenti devono interpretare un ruolo ben definito in partenza attenendosi a un copione scritto;
- role playing centrato sui ruoli, in cui il tema viene fissato nella fase preparatoria, mentre i ruoli vengono attribuiti durante la simulazione;
- role playing centrato sul tema, in cui i ruoli vengono definiti in partenza, mentre la situazione da rappresentare si costruisce in corso d’opera;
- role playing auto-rappresentato, in cui uno studente inizia rappresentato un fatto che ha vissuto realmente e coinvolge attivamente i compagni di classe.
2 – Lo svolgimento del role play
Dopo aver scelto la variante, attribuito i ruoli e individuato il setting, gli studenti possono iniziare la simulazione avvalendosi di varie tecniche previste dallo psicodramma. Tra queste rientrano, per esempio, l’inversione di ruolo (che spinge il protagonista a mettersi nei panni di qualcun altro), il mirroring (che prevede lo scambio di ruoli tra attore e uditore) e il soliloquio (che permette al protagonista di esprimere i suoi stati d’animo di fronte al pubblico).
Le varie tecniche si prestano a qualsiasi contesto, anche a quello destinato all’apprendimento di una lingua straniera: attraverso una didattica interattiva di questo tipo, infatti, l’apprendimento si rivela più efficace e duraturo, dato che l’immedesimazione in situazioni tipiche della vita quotidiana consente di perfezionare la pronuncia, le relazioni con gli altri e la conoscenza di una cultura diversa dalla propria.
3 – La conclusione e il debriefing
Terminata la simulazione/rappresentazione, si passa alla fase del cooling of (cioè del raffreddamento) in cui i vari attori si autovalutano e dichiarano le eventuali difficoltà incontrate nel corso dell’interpretazione.
Segue il debriefing, cioè la fase di rielaborazione, in cui si compie l’analisi della simulazione: si passano, quindi, in rassegna tutti i punti cruciali, sia positivi che negativi, evidenziando in che modo siano stati superati gli ostacoli e in che modo, invece, si sarebbero potuti evitare eventuali intoppi.
I vantaggi del Role Playing in classe
Applicare la tecnica del role playing in classe in un’ottica di didattica attiva e interattiva permette agli studenti di assumere un ruolo centrale e di apprendere attraverso le loro emozioni e azioni, andando quindi oltre la classica trasmissione/elaborazione dei contenuti forniti dall’insegnante.
Non solo, perché il role playing si rivela uno strumento prezioso per favorire l’educazione emotiva e aiutare soprattutto quegli studenti che hanno difficoltà nell’esprimere le loro emozioni, che hanno scarsa autostima o che stanno affrontando un momento complicato. Grazie all’azione catartica del teatro, infatti, hanno la possibilità di “liberarsi” e acquisire maggiore consapevolezza di se stessi e dell’importanza delle relazioni con gli altri.
Da non sottovalutare, poi, il fatto che il role playing formativo stimola il pensiero creativo e l’acquisizione di skill molto importanti quali la capacità di ascolto, l’attenzione al linguaggio non verbale e il problem solving, tutte utili in contesti solo didattici, ma anche professionali.
Volendo riassumere i vantaggi offerti dal role playing in classe, si potrebbe dire che:
- supera le “barriere” del linguaggio verbale, unendolo alle espressioni del viso, ai gesti compiuti e agli oggetti di scena;
- propone la simulazione come un’esperienza di gioco, quindi divertente e stimolante;
- favorisce le relazioni interpersonali e la comprensione di culture diverse;
- permette una maggiore partecipazione, anche perché il gioco permette di sbagliare e le critiche vengono, così, accettate senza troppe remore;
- offre un clima disteso e gioioso, che rende sicuramente più semplice l’apprendimento;
- aiuta i partecipanti a riflettere su temi anche importanti senza, tuttavia, mettere pressione;
- educa alla gestione e al controllo dello stress e delle emozioni in situazioni nuove, che possono provocare disagio e imbarazzo.
In sostanza, il role playing formativo propone un mondo tutto da esplorare, che può offrire infinite varianti e altrettanti benefici, anche per gli insegnanti; questi ultimi, infatti, possono scoprire nuovi modi per relazionarsi agli studenti, migliorare la propria didattica e trovare spunti sempre nuovi per favorire l’interazione e l’apprendimento.