Il neo Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, conferma – inaspettatamente – l’introduzione dei 60 CFU e rilancia “la sfida del merito” proponendo “una grande alleanza alle famiglie, al sistema scuola e alle parti sociali”.
Erano in molti, infatti, dopo la caduta del Governo Draghi, a pensare/sperare che la Riforma della formazione iniziale e continua e del reclutamento dei docenti – fortemente voluta dall’ex Ministro Patrizio Bianchi – sarebbe stata abbandonata e accantonata.
Nulla di tutto questo, invece. Con l’addio, a questo punto definitivo, dei 24 CFU e la contestuale istituzione dei 60 CFU. Nessuna rivoluzione rispetto al proprio predecessore né alcuna “damnatio memoriae”. Piuttosto una imprevedibile, e per molti aspetti anomala, continuità. Da Bianchi a Valditara.
SOMMARIO
ToggleIl Ministro Valditara conferma i 60 CFU
Rispondendo alle attese delle ultime settimane, in una lunga intervista al “Corriere della Sera” il Ministro Valditara ha illustrato la sua idea di scuola. Partendo proprio dai famigerati 60 CFU.
“È una linea giusta – ha affermato – che consente di avere subito l’abilitazione. E che semmai andrà ulteriormente potenziata”.
La relativa legge n. 79 del 29 giugno 2022 (conversione in legge – con modificazioni – del decreto n. 36 del 30 aprile 2022 recante “Ulteriori misure urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza – PNRR”) è entrata in vigore il 30 giugno scorso.
È, tuttavia, previsto un periodo di transizione fino al 31 dicembre 2024 durante il quale sarà ancora possibile utilizzare i 24 CFU. A condizione, però, di averli conseguiti entro il 31 ottobre 2022.
60 CFU. Nuovo sistema di formazione iniziale e accesso al ruolo
Alla luce della Riforma Bianchi, il nuovo sistema di formazione iniziale e di accesso in ruolo a tempo indeterminato è così articolato:
- un percorso universitario e accademico abilitante di formazione iniziale con prova finale corrispondente a non meno di 60 CFU/CFA, nel quale gli aspiranti docenti acquisiranno competenze teorico-pratiche;
- un concorso pubblico nazionale, indetto su base regionale o interregionale;
- un periodo di prova in servizio di durata annuale con test finale e valutazione conclusiva.
Che cosa sono i 60 CFU?
Possiamo tranquillamente affermare che i 60 CFU costituiscono la novità di maggior rilievo nel contesto del decreto legge n. 36/2022 approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 21 aprile nell’ambito del maxi decreto del PNRR, nella sezione dedicata all’istruzione.
Si tratta, nello specifico, di veri e propri percorsi universitari/accademici abilitanti di formazione iniziale. Basati su Crediti formativi universitari nelle discipline antropo-psico-pedagogiche e nelle metodologie e tecnologie didattiche e linguistiche.
Inoltre, esattamente come lo erano i 24 CFU (istituiti con il decreto legislativo n. 59 del 13 aprile 2017), sono un requisito di accesso fondamentale al concorso ordinario.
|
Quali sono i 60 CFU per l’insegnamento?
I 60 CFU prevedono un periodo di tirocinio diretto presso le scuole e uno indiretto non inferiore a 20 CFU, nonché un percorso universitario per favorire l’acquisizione di elevate competenze linguistiche e digitali.
Da precisare che per ogni CFU/CFA di tirocinio l’impegno in presenza nelle classi non potrà in nessun caso essere inferiore alle 12 ore.
Ma si punterà anche sulle conoscenze e competenze (sia teoriche che pratiche) relative allo sviluppo e alla valorizzazione della professione del docente. Tanto negli ambiti della pedagogia (almeno 10 CFU), quanto delle metodologie e tecnologie didattiche.
Il percorso si concluderà, infine, con un esame scritto e con una lezione simulata.
Chi deve prendere i 60 CFU?
Gli effetti della Riforma della formazione iniziale e continua e del reclutamento dei docenti si faranno sentire unicamente sulla scuola secondaria di primo e secondo grado. Per la scuola dell’infanzia e primaria, infatti, resterà tutto invariato.
Scuola primaria e dell’infanzia:
- l’abilitazione si consegue al termine di un corso di laurea magistrale quinquennale (Scienze della Formazione primaria), comprensivo di tirocinio;
- una volta conseguita, l’abilitazione consente agli aspiranti docenti l’inserimento nella II fascia delle Graduatorie di Istituto per il conferimento degli incarichi a tempo determinato e, di conseguenza, anche la partecipazione ai concorsi per titoli ed esami.
Scuola secondaria di primo e secondo grado:
- introduzione di un percorso universitario/accademico di formazione iniziale abilitante di 60 CFU/CFA. Ovvero di Crediti formativi universitari nelle discipline antropo-psico-pedagogiche e nelle metodologie e tecnologie didattiche e linguistiche;
- gli aspiranti docenti dovranno, inoltre, affrontare una prova finale che prevede una prova scritta e una lezione simulata.
Pertanto, il nuovo percorso riservato agli aspiranti docenti, diventa:
- laurea magistrale (triennale per ITP) + percorso di abilitazione di 60 CFU/CFA + concorso + anno di prova in servizio con test finale e valutazione conclusiva.
DPCM 60 CFU
Nell’ambito dell’attuazione della Riforma Bianchi era prevista, entro il 31 luglio scorso, la pubblicazione di un DPCM chiamato a definire i contenuti e la strutturazione dell’offerta formativa relativa al conseguimento dei 60 CFU.
Tuttavia, del decreto attuativo, imprescindibile per completare gli effetti della legge n. 79 del 29 giugno 2022, a tutt’oggi non c’è alcuna traccia. Tant’è che il ritardo – insolito e sospetto – aveva suggerito l’ipotesi di una bocciatura dei 60 CFU. Almeno fino alle parole del Ministro Valditara.
Nello specifico, il DPCM dovrà stabilire:
- i contenuti e la strutturazione dell’offerta formativa corrispondente a 60 CFU/CFA;
- il numero di crediti universitari o accademici riservati alla formazione inclusiva delle persone con disabilità;
- la percentuale di presenza alle attività formative necessarie per l’accesso alla prova finale;
- le modalità di svolgimento della prova finale del percorso universitario e accademico.
Dai 60 CFU alla sfida del merito del Ministro Valditara
L’idea progettuale del Ministro dell’Istruzione e del Merito, tuttavia, va oltre la conferma dei 60 CFU. “L’aggiunta del sostantivo merito? – ha chiarito nel corso dell’intervista al Corriere della Sera – Perché la scuola oggi è una scuola classista.
Non è la scuola dell’eguaglianza e non aiuta i ragazzi a realizzarsi costruendosi una soddisfacente vita adulta. La dispersione è al 12,7 per cento. Se aggiungiamo quella implicita (cioè di chi ha il diploma, ma non le competenze minime), sale ad un preoccupante 20 per cento.
Tutto questo dentro un divario di apprendimento tra i territori. Come ha scritto sul Corriere Ernesto Galli Della Loggia, “non è una scuola dell’eguaglianza perché non è una scuola del merito”. Parte da questa consapevolezza la sfida del merito, che dà sostanza alla parola Istruzione”.
La grande alleanza scuola-famiglia
La ricetta dì Valditara è tutta qui: una più incisiva personalizzazione dei piani di studio e una articolazione della funzione docente “che consenta di coltivare le potenzialità di tutti, sostenendo chi è in difficoltà e alimentando le capacità dei più bravi”.
“Bisogna garantire un orientamento – ha affermato – che fornisca alle famiglie e agli studenti le informazioni per effettuare scelte consapevoli fin dalla scuola media”.
Lo stesso ha, quindi, annunciato: “È con questo spirito che propongo una grande Alleanza per il Merito alle famiglie, al sistema-scuola, alle parti sociali: un’Alleanza che permetta ad ogni studente, con la doverosa attenzione agli alunni con disabilità e bisogni speciali a cui va garantita stabilità di sostegno, di perseguire quel pieno sviluppo della persona umana affermato nell’articolo 3 della Costituzione”.