L’associazione Dirigenti scolastici vincitori DM 107/2023 lancia un preoccupato allarme: la gestione dei dirigenti scolastici per l’a.s. 2025/2026 si preannuncia critica, con centinaia di istituti che resteranno privi di una guida stabile. Malgrado la disponibilità di professionisti vincitori di concorso, il Ministero sceglie ancora la via delle reggenze, una misura che da eccezionale è diventata una prassi consolidata, con l’effetto di minare la governance e l’efficacia del sistema educativo nazionale.
Assunzioni dei Dirigenti Scolastici per l’a.s. 2025/2026: Un Quadro Preoccupante
I numeri illustrati durante un incontro al Ministero dell’Istruzione e del Merito il 31 luglio 2025 delineano uno scenario allarmante.
A fronte di oltre 700 istituzioni scolastiche vacanti in tutta Italia, il Ministero ha autorizzato solamente 347 posti per le immissioni in ruolo.
Di questi, appena 318 saranno effettivamente assegnati ai nuovi vincitori di concorso, lasciando centinaia di scuole in balia delle reggenze.
Tale politica di contenimento non sembra rispondere alle reali esigenze del territorio, come dimostrano i dati di alcune regioni. La carenza di nuovi dirigenti scolastici per l’a.s. 2025/2026 avrà un impatto determinante sulla gestione quotidiana degli istituti:
Regione
Sedi Vacanti
Assunzioni Autorizzate
Scuole in Reggenza
Lazio
95
39
56
Liguria
17
6
11
Sicilia
39
20
19
L’Impatto delle Reggenze: da Soluzione Temporanea a Problema Strutturale
Il ricorso sistematico alle reggenze, nato come provvedimento straordinario, si è trasformato in una debolezza strutturale del nostro sistema scolastico.
Una scuola affidata a un dirigente già impegnato su un’altra sede sconta inevitabilmente una mancanza di continuità gestionale, una programmazione didattica frammentaria e un affanno decisionale costante.
La leadership educativa, elemento fondamentale per la qualità dell’offerta formativa, risulta indebolita. Per anni, diverse proposte, come l’attivazione di un organico aggiuntivo, sono state avanzate per risolvere il problema, ma sono rimaste inascoltate.
L’immobilismo governativo continua – secondo quanto sostiene l’associazione Dirigenti scolastici vincitori DM 107/2023 – a danneggiare studenti e personale, privandoli di una guida presente e stabile.
Una Scelta di Bilancio che Limita le Assunzioni
La decisione di non nominare un numero adeguato di dirigenti scolastici per l’a.s. 2025/2026 non dipende da una mancanza di candidati idonei, ma da precise scelte di bilancio.
Il contingente massimo di 347 assunzioni, autorizzato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, ignora l’aumento dei pensionamenti e il fabbisogno reale delle scuole.
Di fatto, la governance scolastica viene sacrificata sull’altare della contabilità pubblica.
Nemmeno le richieste sindacali di riaprire la mobilità interregionale, una misura che consentirebbe a molti dirigenti di tornare a lavorare nella propria regione, hanno trovato accoglienza.
Si palesa così una contraddizione di fondo: si stanziano fondi per grandi opere, ma mancano le risorse per assicurare la stabilità gestionale delle nostre scuole.
Le Conseguenze per il Sistema Educativo e i Dirigenti in Attesa
Le ricadute di questa politica si abbattono su tutta la comunità scolastica. I dirigenti in servizio sono spesso costretti a gestire più istituti, con un carico di lavoro e responsabilità che va oltre ogni limite.
Contemporaneamente, i vincitori del concorso DM 107/2023, professionisti formati e pronti a iniziare, rimangono fermi in una graduatoria senza prospettive concrete. Una scuola senza un preside titolare è una scuola senza un progetto chiaro, una nave senza il suo comandante. A questo punto, l’immobilismo non è più solo inefficienza, ma appare come una scelta consapevole di risparmiare a danno della scuola pubblica, lasciandola senza un timone sicuro.
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Comunicato stampa
Solo 318 nuovi presidi per più di 700 scuole vacanti: la reggenza diventa regola
“Nonostante centinaia di dirigenti vincitori di concorso siano pronti ad assumere incarichi, il Ministero dell’Istruzione e del Merito e il Governo scelgono ancora una volta la via delle reggenze, lasciando vacanti centinaia di scuole.
Con l’inizio dell’anno scolastico 2025/2026 ormai imminente, parecchie centinaia di istituzioni scolastiche italiane si troveranno senza un preside titolare, affidate in reggenza a dirigenti già incaricati su altre sedi. Una situazione ormai cronica, che continua a minare alla base la governance del sistema educativo nazionale.
Assunzioni col contagocce
Il 31 luglio 2025 si è svolto presso il Ministero dell’Istruzione e del Merito un incontro dedicato alla dotazione organica e alla valutazione dei dirigenti scolastici per l’anno scolastico 2025/2026. In quell’occasione, sono stati illustrati i posti disponibili per le immissioni in ruolo.
Il quadro è desolante: solo 347 posti autorizzati, di cui appena 318 effettivamente destinati a nuovi dirigenti vincitori di concorso, a fronte di oltre 700 sedi vacanti, secondo i dati ufficiali degli Uffici Scolastici Regionali. Il resto? Ancora una volta, sarà coperto da reggenze.
Alcuni casi regionali sono emblematici — ma la situazione è simile, se non peggiore, in quasi tutte le regioni italiane:
Il fenomeno delle reggenze, nato come misura temporanea e straordinaria, è ormai diventato strutturale. Da anni le principali sigle sindacali, insieme a molti esperti e dirigenti scolastici, denunciano l’assurdità di questa situazione: mancanza di continuità gestionale, disorganizzazione, affanno decisionale, dispersione educativa.
I dati sono chiari: anche se aumentano i pensionamenti e le disponibilità effettive, nessuna assunzione può essere effettuata oltre i 347 posti autorizzati dal MEF. Come se la governance delle scuole fosse una mera questione di contabilità, e non invece di diritti, competenze e futuro educativo.
Persino le richieste sindacali di riaprire la mobilità interregionale, per permettere ai dirigenti fuori sede di rientrare nella propria regione, sono rimaste inascoltate.
Un danno per tutti
A pagare il prezzo di queste scelte miopi sono tutti:
I dirigenti scolastici già in servizio, sovraccaricati di lavoro e spesso costretti a reggere più scuole contemporaneamente;
Le scuole, che si trovano senza una guida stabile;
Gli studenti, privati di una leadership educativa coerente e continuativa.
Nel frattempo, vincitori di concorso (DM 107/2023), idonei e formati, in attesa chissà per quanti anni, restano in graduatoria senza prospettive concrete.
L’immobilismo non è più solo inefficienza: è diventato una scelta consapevole. Una strategia di risparmio a danno della scuola pubblica e dei suoi dirigenti.
La domanda, a questo punto, non è più tecnica ma profondamente politica: Il Governo ha davvero intenzione di garantire stabilità al sistema scolastico italiano, o preferisce continuare a navigare a vista, lasciando la scuola senza timone?
Perché una cosa è certa: senza dirigenti, non c’è scuola che possa dirsi autonoma, efficace, viva.”